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FocusBraccio di Ferro, da comparsa a tre volte protagonista

Braccio di Ferro, da comparsa a tre volte protagonista

«Braccio di Ferro è per me molto di più di un buffo personaggio. Lui rappresenta tutte le mie emozioni, ed è uno sbocco per queste. Vorrei lasciarmi andare e picchiare un sacco di gente, ma il mio buon senso e le mie dimensioni mi trattengono. Allora uso la mia immaginazione e lascio che il marinaio combatta.» – E.C. Segar

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Da spalla a protagonista

Sgraziato, guercio, dagli enormi avambracci su cui sono tatuate delle ancore e costantemente con la caratteristica pipa di pannocchia fra i denti, Popeye (Braccio di Ferro in italiano) fa la sua prima comparsa nella serie di strisce giornaliere Thimble Theatre (traducibile come “piccolo teatro”), nell’episodio Bernice the Whiffle Hen (La gallina Fischiona Africana, 10 settembre 1928 – 27 marzo 1929 ) il 17 gennaio 1929.

Quando Castor Oyl, fratello della più nota Olive, chiede a quest’uomo, abbigliato con una inequivocabile blusa bianca – che diventerà blu o nera da lì a poco – e un berretto, “sei un marinaio?”. Braccio di Ferro – così il suo nome è stato tradotto nelle pubblicazioni italiane – rivela il proprio ruvido carattere esordendo con la battuta “’ja think I’m a Cowboy?” (ti sembro un cowboy?), frase destinata ad essere presto soppiantata dalla più nota “I yam what I yam and tha’s all what I yam” (presa alla lettera: “io sono quel che sono e questo è tutto quello che sono”). Per certi versi, Braccio di Ferro resterà a lungo fedele a quest’ultima affermazione, quasi fosse una dichiarazione programmatica.

Ben riconoscibile già dal suo primo apparire, anche se ancora distante da quella che diventerà la sua caratterizzazione definitiva e ormai classica, Popeye rivela ben presto le sue capacità fuori dal comune. È indistruttibile (la sua prima, prodigiosa, impresa è quella di ricevere sedici pallottole in corpo senza scomporsi), capace di distribuire pugni micidiali – di uno di questi è ben presto vittima Ham Gravy (Harold Hamgravy), primo fidanzato di Olivia – litigioso, allo stesso tempo, generosissimo, di “elevata fibra morale” come si sarebbe detto un tempo, e perfino ingegnoso, nei limiti – davvero poco angusti – di quella logica surreale che caratterizzerà tutta la produzione di Segar.

Il suo creatore, Elzie Crisler Segar (1894-1938) è un personaggio interessante e pittoresco tanto quanto la sua creazione. Nato lungo le rive del Mississipi, esordisce a soli 12 anni nell’industria dell’intrattenimento, disegnando locandine per spettacoli teatrali e proiezioni cinematografiche e suonando occasionalmente la batteria come accompagnamento ai film. Dopo aver completato il corso da fumettista per corrispondenza (per quanto oggi possa suonare incredibile) di W.L. Evans, della durata di diciotto mesi, Segar si trasferisce a Chicago dove trova lavoro presso il Chicago Herald.

La sua prima strip viene pubblicata il 12 marzo 1916. Si tratta della versione a fumetti delle avventure del noto vagabondo portato sullo schermo da Charlie Chaplin: Charlie Chaplin’s Comic Capers. Il disegno ancora immaturo di Segar non sembra destinato ad un grande successo, ma è proprio con Thimble Theatre – ancora una parodia ispirata al mondo delle screwball e delle slapstick comedy – che la sua narrazione bislacca e il suo umorismo unico e ruvidamente surreale, raggiungono quella coerenza di stile con un tratto che si manterrà, volontariamente, essenziale più che approssimativo e, al tempo stesso, efficacemente brutale.

All’interno di un sistema di racconto ancora basato su semplici gag, e di un universo narrativo che si stava ancora definendo, la misura del successo che avrebbe ottenuto Popeye era comunque difficile da prevedere. Eppure quel rozzo marinaio conquisterà presto il cuore dei lettori e, nato per essere la spalla, forse occasionale, di un gruppo di personaggi già consolidato e nutrito (Olive Oyl, storica ed eterna fidanzata del nostro vedrà la luce addirittura dieci anni prima, nel 1919), lo sgrammaticato marinaio si impone ben presto come vera star della striscia, le cui avventure cominceranno a ruotare intorno a lui quasi immediatamente dopo il suo esordio. Nel giro di due anni, infatti, fu possibile trovare le strisce del Thimble Theatre in tutte le maggiori città statunitensi. La serie, ad ogni modo, manterrà il nome originale fino agli anni Settanta, quando diventerà definitivamente Popeye the Sailorman.

Ispirato, come ricorda Bud Sagendorf nel volume I primi cinquant’anni di Braccio di ferro, a Frank Fiegel, detto “Rocky”, Popeye raggiunge il successo negli anni della grande depressione, portando con se un nuovo tipo di racconto avventuroso e, soprattutto, una nuova tipologia di eroe popolare. Difettoso, irascibile, scontroso, geloso e, soprattutto, orgoglioso di essere com’è: così si presentava Braccio di Ferro. Non è difficile capire come questo working class hero di estrazione proletaria, tanto simile a molti fra i suoi lettori – o, per lo meno, a quei personaggi, tra il folkloristico e il civilizzato, che i suoi lettori avevano ancora modo di incontrare nell’America a cavallo fra anni Venti e Trenta – e capace di lottare contro rivali e ingiustizie a suon di pugni, riscosse un così grande successo che questo perdurò a lungo anche quando, come accaduto a Mickey Mouse, si normalizzò, imborghesì e divenne altro da sé. Per certi versi, Popeye fu anche un precursore, se non il prototipo, dei successivi supereroi fumettistici statunitensi.

I cartoni animati

A quattro anni dall’esordio sui giornali, Popeye approda sullo schermo cinematografico grazie ai Fleischer Studios. Nel primo episodio, Popeye The Sailor, del 14 Luglio 1933, il nostro compare come spalla della star degli Studios, la provocante Betty Boop, ma già dal secondo episodio, I Yam Wha I Yam, Braccio di Ferro diventa il vero e indiscusso protagonista della serie, che si protrarrà fino al 10 Agosto del 1942. Pur essendo i prodotti animati dei fratelli Max e Dave Fleischer molto distanti da quelli del loro diretto concorrente, Disney, e caratterizzati da un umorismo surreale, oltre che da una certa irriverenza, il personaggio di Popeye perderà gran parte delle sue caratteristiche più originali, trasformandosi in un gag-man dal pugno facile. La serie animata (prima di molte) sottolineerà molto più il rapporto di causalità fra la forza di Braccio di Ferro e il consumo di spinaci, rendendo questa specificità uno degli elementi più caratterizzanti del personaggio. Si stima che, fra il 1931 e il 1936, il consumo di questo vegetale, solitamente non molto amato dai più piccoli, sia aumentato del 33%, proprio a fronte del successo del personaggio di Segar. Nel 1937 la cittadina texana di Crystal City, “The spinach capital of the world” farà erigere una statua di Popeye in segno di riconoscenza.

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La “seconda vita” italiana: Braccio di Ferro

Dopo la prematura morte di Segar, avvenuta nel 1938, le avventure a fumetti di Popeye proseguiranno per mano di diversi autori, fra i quali è giusto citare Bud Sagendorf, già allievo di Segar e forse il solo che riuscirà a rievocarne lo stile e le intenzioni originarie. Merita una menzione anche il fumettista americano Bruce Ozella, forse il più mimetico prosecutore del segno di Segar. L’avventura editoriale italiana del personaggio, inoltre, va ricordata come particolarmente complessa. Le storie originali realizzate da Segar sono state oggetto di svariate ristampe, fra cui le due edite da Comic Art: una filologica, dal formato orizzontale, ed un’altra in albo pocket da edicola, più economica e maggiormente diffusa. I più nostalgici ricorderanno, però, la bella ristampa nella collana Oscar Mondadori, inaugurata, nel 1968, dal volume Diavoli e Spinaci. Inoltre, le avventure di Braccio di Ferro e soci sono state riproposte, con periodicità irregolare, su varie riviste italiane come Linus e Alterlinus. Spesso, nelle traduzioni italiane, la parlata sgrammaticata del personaggio è stata resa malamente attraverso un italiano preciso e corretto, privandolo così di una delle sue caratteristiche fondative. Un tentativo ben riuscito di traduzione maggiormente fedele si può trovare all’interno del quarto numero della rivista L’Accalappiacani, edita da Derive Approdi, che ha riproposto, per mano di Daniele Benati e Paolo Pergola, un nuovo adattamento della già citata avventura d’esordio di Popeye, Bernice, la Gallina Fischiona. Una riedizione cronologica in italiano delle tavole di Popeye, infine, è stata tentata da Planeta-De Agostini che, pur limitandosi a riprodurre lo stesso prodotto in sei volumi originariamente edito dall’editore americano Fantagraphics, ha restituito un adattamento zeppo di errori grammaticali (non ‘originali’ – viste le caratteristiche del personaggio bisogna specificarlo), già a partire dalla copertina, e interrompendo la pubblicazione con il secondo volume.

Ma il successo del personaggio nel nostro paese ha favorito anche l’avvio, come era successo in precedenza per i personaggi dell’universo Disney, di una produzione autoctona. A partire dal 1963, infatti, le Edizioni Metro – EM (successivamente Edizioni Bianconi) proporranno un albo da edicola dal nome “Braccio di Ferro” totalmente realizzato da autori italiani (fra i quali ricordiamo nomi come Sandro Dossi, Tiberio Colantuoni e Pierluigi Sangalli) e che cesserà le pubblicazioni nel 1994, dopo 31 anni di successi. Negli anni successivi si proverà più volte a resuscitare editorialmente il marinaio, ma senza molto successo, sia a causa di maldestri tentativi di attualizzazione delle sue storie, sia per la bassissima qualità di alcuni dei professionisti coinvolti, davvero lontani dagli alti standard di casa Bianconi, come il fortunatamente breve esperimento Popeye 3 – popeye terzo millennio, delle Edizioni Rotografiche di Milano. Un prodotto che cercava di sfruttare la popolarità del personaggio senza minimamente capirne la filosofia, attuando una rilettura in chiave fantascientifica sul modello di quella operata dalla Disney Italia su Paperinik in PKNA – Paperinik New Adventures. I tre numeri usciti all’inizio degli anni 2000 –tra i punti più bassi raggiunti dal fumetto italiano contemporaneo – sancirono, nel disonore, la fine dell’avventura editoriale italiana di Braccio di Ferro.

Eppure…nel 2009 il copyright di Popeye, per quanto riguarda l’Europa, è scaduto. Le comunità di appassionati del personaggio, molto attive sulla rete, ne chiedono spesso il ritorno. Il recente annuncio della ripubblicazione, da parte di RW Edizioni / Lineachiara, di un volume dedicato a Geppo, altro prodotto di punta della scuderia Bianconi, potrebbe far ben sperare per un ritorno anche del nostro.

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