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FocusProfiliGiacomo Bevilacqua, “al servizio del Panda”, tra edicola e web

Giacomo Bevilacqua, “al servizio del Panda”, tra edicola e web [intervista]

Con un mese di anticipo sull’uscita del quarto numero della nuova collana A Panda Piace l’Avventura (Panini Comics), e ad un mese di distanza dalla riuscita inaugurazione della mostra personale dedicatagli a Roma, presso il circolo HulaHoop Club (visitabile fino al 20 maggio), abbiamo incontrato Giacomo Bevilacqua. Uno degli autori di maggiore successo nella scena dei webcomics italiani, ma anche un fumettista diventato ‘comico’ quasi per caso, che con la serie Panini cerca oggi di riavvicinare le proprie esperienze nel genere umoristico e in quello avventuroso. Pensando al futuro, con una storia post-zombie, e altre idee per il suo celebre Panda.

Inoltre, un’anteprima da A Panda Piace l’Avventura 4, in uscita a giugno.


Con la nuova collana pubblicata da Panini Comics, il tuo personaggio ha vissuto un’evoluzione narrativa che lo ha salvato dal rischio di invecchiare, perdendo in freschezza. E proprio da questa evoluzione vorrei partire. Panda debutta online nel 2008: eri in cerca di un’idea per una web strip, o si è trattato semplicemente di un formato congeniale al tuo registro comico? Volevi cavalcare le potenzialità della rete e dei social?

È stato tutto un caso. Così come è stato un caso che nascesse proprio nell’anno del boom dei social network (il primo social network su cui uscirono le strips di panda parallelamente a Facebook era Myspace…e fra un po’ ci saranno quelli che non se lo ricorderanno più, come succede con le musicassette o i videoregistratori).

E comunque non avevo MAI pensato in vita mia di fare un fumetto comico. Ho continuato a non pensarlo anche dopo aver creato le prime strisce e averle messe online, dopo aver pubblicato il primo libro e in un certo senso continuo a non pensarlo nemmeno adesso. Infatti, A Panda piace l’Avventura è sì un fumetto comico, ma non ha per niente il registro di un fumetto comico classico. Ho questa malvagia tendenza a voler far riflettere il lettore prima che farlo ridere. Ho sempre avuto ‘sto problema.

Panda vive un’ambientazione atemporale e fuori da un contesto preciso. Tuttavia, anche nei confini della strip riesce a interagire col lettore, modificare la gabbia grafica, uscire dal suo ‘mondo’ e farsi trovare in altri. Il che permette una vasta estensione delle situazioni, della collocazione temporale, dei comprimari. Anche in questo caso, era un aspetto pensato o ti divertiva disegnarlo così?

Per fugare ogni dubbio: Panda non è un personaggio “pensato”. O meglio, lo è adesso, dopo sei anni dalla prima striscia. Ma al tempo non lo era. È nato di getto su un file di Photoshop e ha iniziato a comportarsi di conseguenza, facendo il matto, rompendo le vignette, giocando col media che gli avevo imposto. Ora, complice il tempo e i molti libri pubblicati – ma anche il fatto che i volumi ora in edicola non sono più raccolte di strisce bensì un’avventura vera e propria – sia lui che il suo universo stanno acquistando maggiore struttura. Prima era un po’ così, un “coso” con una vignetta intorno. E per certi versi, ogni lunedì, sul sito apandapiace.com ancora mantiene le “vecchie” abitudini.

Lontano dalle strisce, Panda vive comodamente anche nel merchandising e su altri media (per esempio in tv, con alcune clip animate trasmesse da La7). Talvolta, interagisce direttamente con te: capita spesso, infatti, di vederti ‘ritratto’ insieme al Panda. Cosa significa entrare a far parte del proprio universo narrativo?

Io non gioco molto in prima persona. Ci provo, ma il discorso è che molte delle persone che leggono A Panda Piace non hanno idea di chi sia Giacomo Bevilacqua. Le foto che vedi in giro, in cui cerco di ritrarmi con lui, sono solo dei goffi tentativi da parte mia per cercare di accaparrarmi una piccola porzione della sua fama. C’è chi mi definisce egocentrico. È l’esatto contrario: io sono pandacentrico, ormai. Sono al suo servizio. In un’edizione di Lucca Comics è accaduto un episodio bizzarro con un tizio a cui avevo fatto un disegno. La persona, guardando il disegno appena eseguito, e poi guardando me, mi ha detto: “Ah… ma perché?! Sei te l’autore?!” – ed io “eh sì: ti ho appena fatto il disegno”. Lui: “non pensavo che Panda avesse un autore”. Capisci? C’è gente che prima di pensare che ci sia io dietro a Panda, arriva a pensare che si autoproduca (in senso letterale)! Per un autore è frustrante, eh.

Nella serie bimestrale A Panda piace l’Avventura, la trama ha una linea di sviluppo orizzontale che si snoda nel corso degli episodi. Un bell’impegno di scrittura, ben lontano dal formato originale. Quali sono i punti di contatto, e quali le differenze, fra le strips e le tavole del fumetto bimestrale?

Non ci sono punti in comune, tranne i personaggi. Le strisce continuano a vivere di vita propria. Talvolta sono collegate o hanno dei rimandi al bimestrale, ma il più delle volte no. C’è un solo grande punto che unisce i due: chiamiamolo gli “universi”. Ovvero, il fatto che il Panda è sempre stato e sarà sempre un tramite perfetto tra me e il lettore.

Il lettore è sempre riuscito ad immedesimarsi in Panda leggendo le strisce, e questo che fosse un bambino di 5 anni o un adulto di 50. Allo stesso modo A Panda piace l’Avventura è un fumetto che non ha un target preciso, ma che può accompagnare il lettore in qualsiasi momento della vita si trovi. Temi di natura complessa come Ansia, Panico, Crisi, Paura, ma anche Pazienza, Creatività, Ozio, diventano dei veri e propri personaggi. E Panda diventa il mezzo, il tramite attraverso il quale il lettore impara a gestirli, a combatterli o, il più delle volte, a farne i propri alleati per riuscire a vivere meglio.

Il tuo lavoro è un buon esempio del nuovo equilibrio creativo di certi autori, in bilico fra controllo assoluto (il web, l’autoproduzione) e la tradizionale collaborazione con un editore. Da un lato la possibilità di svincolarsi dagli editori lascia più spazio agli artisti; dall’altro bypassa il lavoro di editing, che è una parte non secondaria di una produzione editoriale. Quali esperienze – e opinioni – hai maturato in proposito?

Domanda difficile, quindi limiterò la mia risposta a pochi punti essenziali. Puoi essere l’editore di te stesso se, oltre ad un prodotto valido, hai almeno due di questi plug-ins: un ufficio stampa coi controattributi, un pubblico di fedelissimi su internet, un distributore valido, oppure se sei qualcosa di completamente diverso da ciò che si è visto finora. Se anche con tutti questi attributi il tuo prodotto è scadente, finirai nel dimenticatoio dopo i tuoi 15 minuti di fama, e ci avrai guadagnato una figuraccia.

Questo discorso è lo stesso in tutti i campi. Il fumetto non fa differenza: se hai qualcosa di interessante da raccontare la gente ti compra, se non ce l’hai, no. Anche internet funziona allo stesso modo: dammi qualcosa di interessante, e ti darò il mio like. Lavorare con una casa editrice, però, vuol dire lavorare con i veri numeri, sapere se a tutti gli effetti le persone che ti leggono sono pronte a spendere dei soldi per te, avere un editor che ti dice se una cosa andrebbe messa in un modo piuttosto che un altro, accettare consigli o critiche da chi ne sa più di te, rispettare scadenze…

Una casa editrice ti forma; a un “like”di internet, invece, bisogna sempre fare attenzione.

Il tuo editore, Panini Comics, ha proposto la tua A Panda piace l’Avventura nel contesto di una più ampia gamma di serie umoristiche di produzione italiana (la più recente delle quali è “A” come Ignoranza). Come vivi la dimensione dell’uscita in edicola?

Bene! I tempi sono stretti, più stretti di quanto mi aspettassi, specie se voglio tenere la qualità delle storie a quello che reputo essere un livello accettabile. Spero che l’avventura continui (ma questo dipende dai lettori, ovviamente) e spero di riuscire a mantenere, se non addirittura ad alzare, il livello qualitativo dei volumi.

Peraltro, significa che sei finito nella scuderia resa possibile dal successo di Rat-Man. Il cui autore, Leo Ortolani, sembra apprezzare il Panda.

Seguo Leo da sempre. Essere invitato alla Rat-Con, ospitato nel suo studio, piuttosto che a cena a casa sua, diventare suo amico e della sua famiglia… ha solo confermato ciò che ho sempre sospettato: è una di quelle persone da prendere a modello di vita. E non aggiungo altro.

Anzi, sì: alla Rat-Con, Caterina (la moglie) mi ha presentato come “il creatore del personaggio che raccoglierà l’eredità di Rat-Man”. Ed io, con la faccia paonazza e il mio non-ho-idea-di-come-replicare-ai-complimenti ho risposto: “Caterì!! sò le 10 del mattino e già sei ‘mbriaca?”. Poi ho riso. Da solo.

Progetti in corso?

Sto terminando il numero 4 di A Panda piace l’Avventura che uscirà a Giugno e avrà al suo interno un…grande ritorno!!! (niente spoilers, scusate). Poi sto lavorando su quelli già usciti finora in edicola, aggiustando cose qua e là per formare un volume da libreria che uscirà a Lucca C&G 2014, di grande formato (come quello de Il primo grande libro di A Panda Piace, per intenderci). Infine sto lavorando ad un “diario”, scritto a 4 mani con lo scrittore/giornalista Luca Marengo, e illustrato da me. Si intitola Roma Città Morta ed è un diario ambientato DOPO un’epidemia di zombie, durata pochissimo ma che è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso di un sistema sociale già in bilico. Sarà pubblicato da Multiplayer e avrà una parte scritta da Luca Marengo e una parte scritta/disegnata da me (ovviamente lui scrive la parte seria, io quella un po’ più cazz…che smorza i toni). Ah, e poi ci stanno un paio di vignette inedite di Panda nel diario Smemoranda di quest’anno, ma sono giusto un paio. Ah, e poi…basta.

Leggi anche: le prime 15 volte di A Panda Piace…scelte da Giacomo Bevilacqua

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