Tra le riviste “più dimenticate” degli anni Ottanta – per le firme coinvolte e per l’ambizione del progetto – Tempi Supplementari riveste un ruolo particolare. Fu pubblicata come testata mensile dalle edizioni Primo Carnera, già note per i magazine Frigidaire e Frizzer. Durò solo dodici numeri, pubblicati tra l’agosto 1985 e il settembre 1986, con uno dei sottotitoli più curiosi nell’intera storia delle riviste italiane: “Un branco di lupi a caccia di gloria”. In realtà, le pubblicazioni non furono che dieci, incluso il numero #0, poiché tre numeri uscirono con doppia numerazione. Ma procediamo con ordine.
La linea editoriale
“Tempi Supplementari nasce come una risposta naturale alla sciocca stagnazione nel campo della narrativa a fumetti”. Con queste parole si presenta il numero zero, che vuole concentrarsi sui nuovi talenti – all’epoca – del fumetto italiano, non ancora pronti per essere pubblicati dalle altre, rodate testate dell’editore. La rivista si pone quindi in una posizione particolare: da un lato “palestra”, e dall’altro avamposto polemico nei confronti delle pubblicazioni di quegli anni. L’obiettivo è quindi quello di “ridare al fumetto la sua vitalità narrativa, facendolo uscire da un certo estetismo che ha finito, negli ultimi due anni, per condizionarne pesantemente gli sviluppi”. Le intenzioni si tradurranno in fumetti alternativi, sperimentali e dissacranti, con toni più o meno divertiti. La rivista diventa così un contenitore pieno di sorprese, dai nuovi autori messi in vetrina ai progetti alternativi di quelli già affermati. La linea però non si sviluppa in modo coerente. Già dal secondo numero, infatti, decide di affiancare agli esordienti anche alcuni nomi ormai affermati, come Pablo Echaurren e Roberto Baldazzini. Inoltre, l’inserimento di una storia a puntate di Andrea Pazienza come “La leggenda di Italianino Liberatore” (iniziata nel giugno del 1985 su Frizzer) e altre già edite, ne indebolisce subito la portata propositiva.
Progetto certamente non prioritario per l’editore, subisce inoltre una rapida irregolarità nelle uscite. Tuttavia, occorre ricordare che nell’aprile del 1986 scompare improvvisamente Stefano Tamburini, mente e coscienza artistica cruciale per le edizioni Primo Carnera. Aggiungendosi a tutto ciò, proprio in quei mesi la Commissione Nazionale per l’Editoria nega i finanziamenti attesi dalla casa editrice, non riconoscendo il “carattere culturale” di Frigidaire – la sua testata principale – e avviando così una crisi che avrà profonde conseguenze sul declino di essa e delle testate collegate. L’editoriale del dodicesimo e ultimo numero di Tempi Supplementari, tutto incentrato su metafore pugilistiche (“Quando un pugile riceve molti colpi in faccia…”), rappresenterà in modo particolarmente chiaro la situazione di difficoltà. Nonostante tutto, il bilancio artistico della rivista resta comunque positivo: autori come Fabio Visintin, Ugo Delucchi, Roberto Grassilli e Gian Luca Lerici (che diventerà noto, più avanti, con lo pseudonimo Prof. Bad Trip) vi trovano una vetrina adeguata per esordire e farsi conoscere. La testata riprenderà vita brevemente (la Biblioteca del Cfapaz possiede sette numeri, pubblicati tra l’ottobre 1991 e il novembre 1992), ma secondo una linea prettamente satirica, piuttosto lontana dall’identità originaria.
Indice
L’indice è collocato a pagina 2 con il titolo supplementary, preceduto in seconda di copertina e a pagina 1 da un doppio editoriale, composto da un’illustrazione e da un testo di Vincenzo Sparagna.
L’elenco dei contenuti è anche in questo caso accompagnato da un’illustrazione. Tocca dire, infine, che non sempre i nomi degli autori sono stati scritti correttamente: è il caso di Otto Gabos, chiamato Giuseppe Gabos o Otto Gros; e compare anche un certo Vincenzo (invece di Giuseppe) Palumbo.
Gli autori
Fabio Visintin, con Barbablù, Acidia, Santa Acidia, Stoneman, Segni e Lo Zuchi
Mario Benvenuto, con L’educazione Rivoluzionaria
Maurizio Marsico e Denny Lugli, con Welcome to hard fiction
Danilo Maramotti, con Proprio come lei
Daniele Brolli e Domenico D’amico, con Il sogno di Erminia
Andrea Renzini, con Garcon Fini e Desiderando l’impossibile
Ugo Delucchi e Giovanni Bruzzo, con Boy George contro l’infermiere assassino, Future, Gays for Africa, Boy George Show, Hi Fi Television, Lezione di volo e Godzilla
Magnetic Attractive, con Onanismo
Fabio Jaquone, con Vampire
Filippo Scozzari, con Spaventare un giovane genio
Jacopo Fo, con Amore e Guerrilla e 500.000 anni
Jacopo Fo & Alcatraz Production, con Barnaba
Massimo Rinaldi e Mauro Cicarè, con Party and parti, Ramiro e Torino 1986: Submersus
Aldo Di Domenico, con Joe Leopard e Bovini adulti ripieni di zuppa inglese
Daniele Brolli e Roberto Baldazzini, con Mutamenti, Interno di famiglia in Lusitania, Volti oltre i confini e Nel ventre della bestia
Pablo Echaurren, con Attimi, Asso e KA
Roberto Grassilli, con Gli zoologi non sono delle perle e Iceho
Corsello, con Il ragionier Piero
Massimo Giacon, con Traxman, Il ritorno di Traxman e Marian Koopen
Andrea Mancini, con Svegliati Jack
Oreste Zevola, con Kurt
Dario Lanzardo, con La patata
Otto Gabos, con Quando invocai l’unicorno e Sudori d’Africa
Mario Benvenuto, con Placide tragedie
Armando Orfeo, con Guardoni e Francesco
Diamantis Aidinis, con Ondulava sul passo vaginale, Le linee della mano e Il gioco dell’oca
Loffi e Badeschi, con Vacanze Romagnole
Daniele Scarpa, con Duel e Gemini
Fabrizio Fabbri e Claudio Quarantotto, con Ma il gatto non lo sa e Cosa ci vuoi far?
Marco Sani, con La metamorfosi
Gianluca Lerici, con I potenti dell’impero androide, Cronache dall’universo cibernetico e Divi sintetici
Sebastiano Villella, con Mia madre non mi capisce e Schwindel
David Basler, con Grande Finale
Yorc, con Nulla succede
Giuseppe Palumbo, con Pugnali, Versacrum, Coal not dole, Tosca e Ramarro
Andrea Pazienza, con La leggenda di Italianino Liberatore
Leo, con Morire dal ridere e Robi e Leone a lezione di religione
Anonimo, con Incubo
Gianfranco Vanni, con Amori impossibili
Roberto Carrescia, con Settembre 1940
Massimo Semerano, con Il ladro di anime
Claudio Scooter, con Din don dan, Plasma e Fragole al sangue
Andrea Chiesi, con Madre terra
Cesare D’Antonio, con Tagliandi e Viaggio al tropico
Le firme
Tempi Supplementari è un contenitore agile, praticamente di soli fumetti. Nella realizzazione della rivista si impegna direttamente l’editore Vincenzo Sparagna. Il progetto grafico è di Stefano Tamburini. È inoltre presente in più occasioni Filippo Scozzari, con vignette e interventi personali, in particolare – dopo quanto accaduto nella primavera dell’86 – rivolti a ricordare Stefano Tamburini.
Il fumetto che non ti aspetti
In una rivista programmaticamente aperta, e per questo incoerente, si avvicendano stili grafici diversissimi, alcuni dei quali chiaramente ispirati ai mostri sacri del periodo. Ma la selezione è attenta, e tra i nuovi autori presentati si percepiscono sensibilità nuove e soluzioni originali. Tra tutti spicca Fabio Visintin, oggi autore e illustratore affermato, che comincia a farsi conoscere anche sulle pagine di Linus. Qui pubblica le avventure di Sant’Acidia, donna bella e totalmente disinibita, assistita da una sorella nana e deforme. Ma la vera sorpresa è il suo primo fumetto che apre le pagine del numero 0, intitolato “Barbablu”. Si tratta di un piccolo gioiello, evidentemente in debito verso suggestioni mattottiane, dalle figure spigolose sino alle campiture a matita. Barbablu e la sua donna rapiscono ragazze che vengono prima acconciate in divisa da scolaretta e poi orridamente mangiate. Ma il servitore della coppia, di aspetto uguale a quello del Lothar di Mandrake, si affeziona alla ragazzina e la libera, dopo aver fatto giustizia. Si tratta in tutto di tredici tavole, che presentano registri narrativi diversi con una lunga sequenza muta da antologia e inquadrature suggestive, come quelle finali, in cui le azioni di Lothar sono lasciate intuire solo dai movimenti della sua ombra.
Grafica e logo
La grafica interna di Tempi Supplementari è spartana: Stefano Tamburini, infatti, si concentra essenzialmente sull’impostazione della copertina e delle pagine introduttive, allestite con criteri analoghi a quelli già impiegati per Frizzer. Il logo della testata è molto appariscente, e occupa addirittura un’area pari a un terzo della copertina. Nella banda superiore sono richiamate le testate leader del gruppo, Frigidaire e Frizzer, come a sottolineare il legame progettuale che le unisce. Il sottotitolo e motto della testata è scritto in bianco su uno sfondo colorato. L’illustrazione di copertina è rotonda, e consiste in una vignetta che gioca con i contenuti della rivista, evidenziandone qualche frammento. L’area occupata è quadrata, e in corrispondenza degli angoli troviamo citati gli autori e fumetti maggiormente di richiamo. Così allestita, la copertina è efficace, anche grazie al formato che non coincide esattamente con l’A4: la base è di 22,5 cm e l’altezza si ferma a 28,5cm.
*Rivisteria è una column che esplora il panorama delle grandi (e piccole) riviste del fumetto italiano. Ciascuna puntata si concentra su una testata, attingendo agli archivi della biblioteca del Centro Fumetto “ Andrea Pazienza”.
Schedatura autori/opere e scansioni di Lorenzo Casali.