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RecensioniNovitàOutcast, oltre l'horror c'è di più

Outcast, oltre l’horror c’è di più

Cos’è

È la nuova serie a fumetti Image Comics creata e sceneggiata da Robert Kirkman, già autore di The Walking Dead. Disegnata da Paul Azaceta, è pubblicata da Image Comics a partire da giugno 2014 e al momento è arrivata al numero 6.

Leggi le prime 9 pagine di Outcast 1

outcast kirkman saldapress

È ambientato in West Virginia e racconta la storia di Kyle Barnes, un reietto – da qui il titolo, “outcast” – che per sua iniziativa vive isolato ai margini della società. Kyle è dotato di un potere: è in grado di scacciare i demoni che entrano in possesso del corpo degli esseri umani. Non è esattamente un esorcista o, almeno, non sa di esserlo. È in balia di un passato che continua a tormentarlo attraverso una serie di possessioni che, dopo aver coinvolto la sua famiglia, continuano a manifestarsi in persone vicine a lui. Nel corso del racconto, Kyle cercherà di riprendere il controllo della propria vita e sarà aiutato dal reverendo Anderson, un sacerdote specializzato in esorcismi che ama bere e giocare a poker.

In Italia verrà pubblicato da Saldapress e distribuito in edicola con cadenza bimestrale. Il primo numero uscirà il 13 marzo e ogni albo conterrà due episodi della serie americana. In originale il fumetto è a colori, ma l’edizione italiana è editata in bianco e nero con un processo di realizzazione studiato appositamente dal disegnatore Paul Azaceta. Per l’uscita del numero 1 verrà stampata anche un’edizione limitata da fumetteria con copertina alternativa.

La serie ha avuto grande successo in America. Il primo numero ha esaurito la tiratura iniziale di 86mila copie ed è stato ristampato 5 volte. Lo scorso febbraio è stato annunciato che Outcast verrà adattato per la televisione in uno show di 10 puntate prodotto da Fox e Cinematix.


Com’è

Kirkman parte dall’assunto che le cose che fanno più paura sono quelle vere.

Outcast è un horror che segue il filone realistico di film come Non aprite quella porta e L’esorcista, ma anche di thriller ad alta tensione come Lo Squalo o Duel. A differenza di The Walking Dead, infatti, Outcast è ispirato alla realtà e ai molti casi di cronaca che riportano di esorcismi. Mentre gli zombie sono frutto della fantasia, le possessioni demoniache, per quanto uno possa crederci o no, sono documentate. Senza cadere in dibattiti religiosi, Kirkman gioca su questa sottile linea fra reale e finzione per raccontare, a modo suo, il fenomeno degli esorcismi attraverso la fiction.

outcast kirkman saldapress

In Outcast, comunque, Kirkman non si concentra strettamente sugli aspetti horror della storia, che vengono usati principalmente come pretesto per la narrazione. L’aspetto umano, sociale e relazionale sono al centro dell’intera vicenda. Lo sceneggiatore è intenzionato a ricreare un dramma partendo dai problemi – soprattutto famigliari – di Kyle e a renderlo godibile grazie a una costante tensione che culmina in colpi di scena tanto macabri quanto ben tecnicamente orchestrati.

L’atmosfera cupa del racconto e i lunghi scambi di battute dei personaggi, inframmezzati da momenti di silenzio assoluto, tengono alta la tensione. In alcune tavole è la totale staticità a creare suspense nell’attesa che gli avvenimenti si abbattono sul protagonista. Ogni tanto si vede del sangue – poco e sempre nei momenti giusti – persone possedute ed esorcismi, ma non sono le cose migliori che questo fumetto può offrire. L’attenzione è rivolta a scoprire il passato e le motivazioni dei protagonisti, l’evolversi dei loro rapporti e perché agiscono o si comportano in un certo modo.

In questo senso, l’horror è solo una delle tante declinazioni con cui Kirkman poteva affrontare questa sorta di trattato sociologico. Una strada che lo sceneggiatore – a ragione – ha scelto di percorrere sull’onda del grande successo di The Walking Dead.


Perché leggerlo

È uno dei fumetti più chiacchierati e attesi del momento. È sceneggiato in maniera solida, priva di sbavature e momenti morti.

Kirkman ha scritto i primi numeri in contemporanea al pilot della serie televisiva, e per tradurre una pagina di copione in una di fumetto è ricorso a quelli che in gergo si chiamano inset panel. Sono quelle piccole vignette che trovate disseminate in quasi ogni tavola di Outcast. Niente di innovativo: vengono utilizzate spesso nei fumetti americani. In Outcast, però, diventano parte integrante della struttura narrativa e non eccezioni stilistiche. Aggiungono molto sia in termini di non detto che in termini di sfumature, e permettono al disegnatore di mantenere 5/6 vignette per pagina inserendo particolari di sceneggiatura televisiva che richiederebbero 10 o più vignette.

outcast kirkman saldapress

I personaggi sono interessanti e i loro dialoghi sanno spesso essere profondi o comunque offrono uno spunto di riflessione. I disegni di Azaceta, espressivi e cupi, si adattano bene al tono della serie e rendo davvero spaventose le scene di paura.

Kirkman è uno degli sceneggiatori più bravi in circolazione, capace di capire cosa vuole il pubblico e di assecondarlo senza essere troppo compiacente. Negli anni ci ha abituato a fumetti riusciti e di lungo respiro – Invincible su tutti. Outcast si appresta a essere l’ennesima epica serie da 100 numeri e oltre creata dallo sceneggiatore.


Perché non leggerlo

La storia non è molto originale, anche se non scade nei soliti cliché horror che si sono susseguiti da L’esorcista in poi. Se amate i fumetti pieni di mazzate o i supereroi potrebbe non essere la vostra prima scelta. Se invece amate l’horror fine a se stesso o lo splatter potrebbe tradire le vostre aspettative. Inizialmente gli inset panel potrebbe stranirvi.

L’edizione italiana è priva degli splendidi colori di Elizabeth Breitweiser, che aggiungono molto all’atmosfera del racconto. Il bianco e nero pensato da Azaceta è studiato appositamente e funziona, ma bisogna comunque ricordarsi che Breitweiser è uno dei migliori coloristi americani. E questo potrebbe far scuotere la testa ai lettori più puntigliosi ed esigenti.

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