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RecensioniClassicGli anni nascosti di Will Eisner

Gli anni nascosti di Will Eisner

Giovedì 24 settembre sarò a S.Marino a parlare a un convegno sull’uso didattico dei fumetti nell’educazione sanitaria. Ci saranno con me Otto Gabos e Sara Colaone, che sul tema diranno di sicuro cose più strettamente pertinenti di me. Io ho pensato di cogliere l’occasione per studiarmi un poco una serie didascalica un po’ particolare, ovvero quella che Will Eisner realizzò per l’esercito americano dal 1951 al 1971, curando nel suo complesso una rivista che forniva istruzioni per la manutenzione dei veicoli e di altri apparati di uso bellico. Evidentemente il tema non è direttamente pertinente, ma si tratta comunque di una lunghissima serie di fumetti didascalici (fumetti didattici), realizzati da uno dei maggiori maestri dell’arte.

I presupposti sono (più o meno) noti. Will Eisner vive una giovinezza produttiva folgorante, creando a 23 anni (dopo un sacco di altre serie minori) uno dei capisaldi della storia del fumetto, The Spirit, 1940. Lo realizza per 12 anni, poi nel 1952 chiude lo studio e cambia mestiere. Ritorna a fare fumetti negli anni Settanta, quando è già una sorta di mito, grazie anche alle numerose ristampe del suo lavoro degli anni Quaranta. Fa un po’ di fumetti umoristici sparsi, e poi decide che non è quello che gli interessa, e che il fumetto, specie il suo, ha bisogno di una dignità culturale che solo la pubblicazione in forma di libro gli può fornire. E così, nel 1978, pubblica la prima graphic novel, A Contract With God, and Other Tenement Stories, aprendo la strada a un formato che cambierà la storia del fumetto, e a cui contribuirà lui stesso con ben 20 opere, sino alla morte, nel 2005.

Tra questi due periodi di grande fama si stende un ventennio del quale, sino a qualche anno fa, non si sapeva nulla. Poi, nel 2011, c’è stato il volume curato da Eddie Campbell, PS Magazine. The Best of the Preventive Maintenance Monthly (New York, Abrams) (in italiano PS magazine. Il meglio del mensile di manutenzione preventiva, Bao) che ha permesso di leggere una bella scelta di quello che Eisner ha prodotto tra il 1951 e il ’71 (praticamente tutto PS Magazine può essere comunque sfogliato qui).

PS Magazine n.1, 1 June 1951
PS Magazine n.1, June 1951 (il soldato in primo piano è Joe Dope)

La storia, da quel che ho capito, è dunque questa. A partire dal 1949 Eisner aveva affiancato allo studio che produceva The Spirit un secondo studio, per realizzare comics sostanzialmente per la pubblicità e cose simili. E’ nella sua veste di responsabile di questo secondo studio che nel ’51 conclude l’accordo con il Pentagono per curare e realizzare una rivista mensile (anche se riuscirà ad avere una periodicità mensile regolare solo dal 1954) destinata ai soldati, che fornisca spiegazioni sulla manutenzione dei veicoli e degli armamenti di base in maniera semplice e accattivante. Per dirla con le parole dello stesso Eisner, là dove i manuali governativi scrivevano “Rimuovi tutti i depositi sedimentari dall’area di combustione” lui traduceva “Gratta via la merda dal motore”; ma soprattutto lo faceva con abbondanza di illustrazioni spiritose, e attorno a un cuore di ogni numero della rivista, costituito da una storia a fumetti, divertente e insieme didascalica.

Sono soprattutto questi fumetti a interessarmi, ovviamente, anche se l’intero impianto della rivista appare interessante. Dopo l’abbandono da parte di Eisner nel 1971, PS Magazine continuerà con altri autori, mantenendo sostanzialmente lo stesso impianto sino ad oggi.

Eisner, insomma, si assume l’ingrato (ma presumibilmente assai remunerativo) ruolo di trasmettere fredde informazioni tecniche divertendo il suo pubblico, e facendolo affezionare alla rivista – rivista che, negli anni Cinquanta e anche in seguito, era presente nelle tasche di militari di ogni grado, sino ai generali. Non era un lavoro facile, non solo per la necessità di rendere interessante e divertente una materia così arida, ma anche perché il Pentagono pretendeva continue riunioni di controllo, e lunghe permanenze nei luoghi di guerra per familiarizzarsi con la quotidianità dei soldati (e quindi Corea prima, e Vietnam dopo).

Eisner crea un piccolo gruppo di personaggi, tutti militari, ovviamente, alle prese con i problemi della manutenzione. Al centro c’è Joe Dope, un ragazzotto con i dentoni che ogni tanto combina disastri, ma che poi impara così bene da essere il migliore maestro degli altri. Accanto a lui c’è Fosgnoff, che è altrettanto volonteroso, ma in realtà non impara mai. Ovviamente non ci sono cattivi, ma soltanto ostacoli; tuttavia Fosgnoff è l’esempio ripetuto di come l’impegno scostante o la distrazione possano moltiplicare quegli stessi ostacoli – e ha quindi la funzione di spalla comica, insomma lo scemo della situazione. Insieme a sergenti più o meno burberi, c’è poi la bella e sensuale Connie Rodd, prototipo della giovane americana arrapante anni Cinquanta, destinata a soppiantare il ruolo centrale di Joe Dope quando, verso metà del decennio, gli alti gradi decideranno che la presenza di due figure così discutibili come quelle di Dope e Fosgnoff non fanno onore all’esercito. Fosgnoff lascerà le armi, continuando a far danni come civile, mentre Dope diventerà un bravo ragazzo modello, scivolando discretamente sullo sfondo.

E’ interessante osservare come questa trasformazione segni anche la fine del periodo migliore del lavoro didascalico di Eisner. Anche se i guizzi dell’ingegno non mancano nemmeno negli anni successivi, si avverte nel complesso un orientamento moralistico che prima era decisamente più debole. Un occasionale personaggio negativo, il soldato che non fa quotidiana manutenzione delle sue armi in un teatro di guerra, finisce per esempio per pagare con la morte la sua trascuratezza, poiché il fucile, non pulito, gli si inceppa proprio quando ne avrebbe bisogno per difendersi.

Molto più accattivanti sono piuttosto le situazioni dei primi anni, in cui può accadere che Joe Dope pasticci un poco anche lui, ripercorrendo gli errori tipici di chi non conosce le procedure, ma poi le impara, e le insegna agli altri, magari raccontando le proprie stesse stupidaggini per fare capire meglio perché non bisogna fare in quel modo. Mentre il povero Fosgnoff, con tutto il suo entusiasmo di buon soldato, pasticcia e basta, fornendo però l’occasione al compare di mostrare la maniera giusta di fare le cose.

Quello insomma che Eisner produce è una caricatura della vita militare e una caricatura delle procedure di manutenzione e dei loro errori. Certo si tratta di caricature benevole: non c’è, né ci potrebbe essere nessun intento antimilitarista, nemmeno sotterraneo, in questi fumetti prodotti per l’esercito. La caricatura prende blandamente e affettuosamente in giro l’umanità dei personaggi, creando una situazione umoristica, e quindi accattivante; ma, anche e soprattutto, carica, ovvero mette particolarmente in luce gli aspetti negativi e positivi della situazione, cioè gli errori che tipicamente si fanno, e le soluzioni che è opportuno adottare.

Quando ad Eisner vengono censurati gli elementi centrali di questo gioco caricaturale, perché li si ritiene offensivi per la dignità dell’esercito, la caricatura stessa perde parte della sua efficacia, sia come motore umoristico sia come conseguente messa in evidenza. Eisner, che conosce il proprio mestiere, ci riprova mettendo al centro la bella Connie, con il suo sex appeal da un lato e con le situazioni comiche generate dall’attrazione che i soldati sentono inevitabilmente nei suoi confronti. Ma mentre prima humor e caricatura andavano dritti al cuore del discorso, ora lo fiancheggiano, apparendo come una sorta di indorare la pillola, comunque meno riuscito ed efficace. Oppure è costretto a creare figure negative (comiche) occasionali, a cui il lettore non avrà tempo né possibilità di affezionarsi, e che vengono volta per volta implicitamente punite per i propri errori.

PS Magazine n.3, August 1951
PS Magazine n.3, August 1951 (tutti si iscrivono al corso di lavaggio auto tenuto da Connie)

A chi sospetta che sia stato PS Magazine ad uccidere The Spirit posso rispondere che c’è del vero e c’è del falso in questa ipotesi. Da un lato certamente il contratto con il Pentagono rappresentava per Eisner un’occasione imperdibile di sicurezza economica e buon guadagno, mentre insieme lo impegnava davvero a tempo pieno. Dall’altro, bisogna anche tener presente che il suo vecchio studio era assai ben avviato, e che la pratica di affidare The Spirit ad altri era ormai rodata (nel 1952, gli ultimi episodi vengono infatti interamente affidati a un ottimo Wally Wood). Se Eisner decide di chiudere bottega è probabilmente perché ha annusato l’aria, e ha sentito puzza di caccia alle streghe (oltre che di crisi del settore, ormai peraltro evidente): gli strali del dr. Wertham stanno per affondarsi nella carne del fumetto americano (e in Europa non va meglio). Meglio cambiare aria, fare dell’altro, inventare qualcosa di diverso, magari in un ambiente protetto, almeno per un po’. Poi, quel po’ è durato vent’anni. Ma la riscossa, quando è arrivata, è stata poi memorabile.

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