Siamo entrati nello studio del fumettista americano Charles Forsman, autore di The End Of The Fucking World, in uscita a inizio ottobre 2017 per 001 Edizioni. TEOTFW ha inoltre ispirato una serie televisiva prodotta da Netflix, di prossima distribuzione sulla piattaforma.
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Quali sono i progetti a cui stai lavorando attualmente?
Al momento sto lavorando all’ultimo capitolo di Slasher. È una serie di sesso e violenza che racconta di una ragazza che inizia a uccidere per il semplice fatto che ne trae piacere. Portarlo a termine è la mia urgenza, ora. Una volta finito, farò un “Revenger Christmas Special” e partirò con una nuova storia serializzata sul mio Patreon.
Quali sono gli strumenti che usi per disegnare?
Attualmente sto usando perlopiù un portamine Kuru Toga con una mina leggera. Poi inchiostro con china Windsor & Newton Spider, usando sia un pennino Gillott 1068a che qualunque pennello mi capiti a portata di mano, solitamente di misura 3 o 4. Per cancellare o per disegnare in bianco uso bianchetto Uni Ball Signo. La carta che uso è la Strathmore 300 bristol. Per i layout uso OneNote sul portatile. Tendo a essere piuttosto disorganizzato, quindi è ottimo avere tutte le annotazioni e sul computer, dove è più difficile che li perda.
Hai qualche abitudine prima di metterti a disegnare?
In realtà no. So che c’è chi fa disegni di riscaldamento, ma io non lo faccio. Non tengo più nemmeno uno sketchbook, perché non mi piace disegnare, se non è per fare un fumetto.
Ci sono libri o fumetti che devono essere a portata di mano mentre disegni?
Al momento tengo vicino Alack Sinner di Munoz e Sampayo, che mi è di grande influenza nel modo in cui disegno ora. Quando mi sento un po’ sperso e mi pare che i disegni non vengano bene, guardo opere del genere e mi aiutano. Tengo vicino anche i numeri più recenti di Slasher nel caso in cui mi dimentichi come si disegna qualcosa o il nome di un personaggio o gli abiti che indossava.
Hai un oggetto in studio a cui sei particolarmente affezionato?
L’anno scorso mia madre mi ha regalato le scarpe di mio padre da piccolo placcate in bronzo. Stanno sul davanzale della mia finestra. È bello avere vicino qualcosa di suo. È scomparso quando avevo undici anni.