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RecensioniNovitàThanos vince sempre

Thanos vince sempre

Tutti i mercoledì negli Stati Uniti vengono pubblicate decine di albi a fumetti. Ogni Maledetta Settimana è la rubrica che tutti i venerdì, come un osservatorio permanente, racconta uno (o più) di questi comic book.

thanos donny cates marvel fumetto

Terminato con il dedicesimo episodio il ciclo di Jeff Lemire (negli ultimi sei numeri disegnato da Germán Peralta), la serie di Thanos è passata per il suo rush finale a Donny Cates e Geoff Shaw, per i colori di Antonio Fabela.

Cates è una nuova star della Marvel, che batte comunque anche altri territori con Babyteeth per Aftershock e Redneck per Image, e la sua collaborazione con Shaw è una reunion del team di God Country, una serie che pure vedeva scontri tra forze mitologiche e riflessioni sulla fine della vita, l’accecante furia della battaglia e armi di cui essere degni. Allo stesso modo qui abbiamo un Thanos che ha appena rifiutato il proprio amore per la Morte, dopo essere stato manipolato da essa fino a perdere i propri poteri ed essere umiliato da suo figlio Thane.

thanos 18 donny cates marvel fumetto

Un Thanos che quindi manca di obiettivi, tanto che lo vediamo conquistare con facilità l’inespugnabile pianeta dei Chitauri quasi per capriccio (nonché per avere così dalla sua la stessa armata che presto sfoggerà in Avengers: Infinity War). Quindi Thanos viene rapito da una versione cosmica di Ghost Rider e portato in un remotissimo futuro, dove incontra una versione anziana di se stesso, che dice di averlo convocato perché insieme possano sconfiggere il “caduto”. Questo è un Thanos che invece è ancora ossessionato dalla Morte, alla quale ha costruito un tempio e ha sacrificato quasi tutta la vita dell’intero universo. Questa, però, non è soddisfatta e vuole anche la vita del caduto, o forse quella di Thanos stesso.

Il giovane folle titano si ritrova così a osservare gli effetti devastanti delle proprie ossessioni e la vacuità della sua vittoria sul cosmo. Soprattutto osserva con disprezzo come il vecchio lo implori di aiutarlo e come sia legato dal bisogno di compagnia al Ghost Rider cosmico (la cui identità è una vera sorpresa, come quella del caduto, e che preferiamo non rivelare).

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Scopriamo che il caduto, così come il protagonista di God Country, ha lottato secoli per essere “degno” di un’arma che gli permetta di affrontare Thanos. Al contrario il giovane titano è dominato da un desiderio di combattere e distruggere, tale è la sua gioia nel massacro che nemmeno lo sguardo dello spirito della vendetta può niente contro di lui e anzi è inebriante, perché obbligandolo a rivisitare le proprie atrocità lo riempie di sete di ulteriore sangue.

Questi sei numeri di epiche battaglie e di scene di distruzione sono intitolati Thanos Wins e sono presentati dall’idea che la nascita e la morte di ogni cosa, anche dell’universo, agli occhi dell’infinito sono collegati in un unico momento: per il Marvel Universe la fine inizia con la nascita di Thanos, destinato a crescere di potere mentre gli eroi invecchiano e si indeboliscono, una forza inarrestabile la cui traiettoria è la morte di tutto. Almeno fino a questa storia, che ci lascia con un Thanos rinnovato, che rigetta questo futuro di vacuo trionfo, pronto per prendere parte ai prossimi eventi Marvel legati alle pietre dell’infinito.

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Quel che importa però è come in soli sei numeri Cates non solo stermini il Marvel Universe, ma dedichi un arco del personaggio a una figura davvero monolitica come Thanos e lo faccia in modo convincente (certo più di Lemire), fornendone oltretutto un ritratto maniacale e crudele come non lo si vedeva dai tempi della miniserie di Jason Aaron e Simone Bianchi.

Aiuta che Cates sia davvero ispirato nel raccontare questo tipo di storie cosmiche e l’affiatamento con il disegnatore è evidente, così come i colori di Fabela sono particolarmente efficaci nel dare profondità e una luce di follia ai primi piani delle due versioni di Thanos. Un ciclo intenso e di grande potenza visiva, che rimarrà tra i momenti più compiuti di un personaggio cruciale del Marvel Universe.

Bonus: Captain America #700

captain america 700 marvel fumetto

Anche qui, in soli sei numeri divisi nei due archi Home of the Brave e Out of Time, Mark Waid, Chris Samnee e Matthew Wilson firmano una gestione davvero impressionante per sintesi, lucidità e aura classicheggiante del personaggio di Capitan America.

Per Steve Rogers si tratta di una sorta di rigenerazione dopo il tragico Secret Empire, tanto che si riparte con un viaggio on the road per gli States in cerca dell’anima della smalltown America. Quelli che sembrano episodi di passaggio introducono già le situazioni su cui si tornerà nel secondo arco narrativo, così quando Captain America resta nuovamente ibernato e si ritrova nel futuro ecco che è un nemico incontrato poco prima ad aver preso il controllo degli Stati Uniti.

La nazione è precipitata nella rovina in pochissimi anni, solo un paio di eroi sono rimasti in vita, soggiogati dal potere mentale del villain e Capitan America dovrà riprendersi il paese e sottrarlo alle élite. Per il personaggio si tratta di una storia più crepuscolare che trionfale: la democrazia sembra essere troppo compromessa in questo futuro perché venga salvata e il suo ritorno nel passato, di soli tre episodi prima che sembrano però lontanissimi, lo porta verso l’ultimo sacrificio.

captain america 700 marvel fumetto

La storia di Waid a volte eccede nella sintesi, quasi fosse stato forzato a concluderla in questi soli sei episodi della prossima partenza di Samnee – che andrà alla DC Comics e altrove – e dall’incombente Fresh Start quando, tra pochi numeri, lascerà il personaggio in mano a Ta-Nehisi Coates. Grazie però a Samnee, accompagnato dai colori caldi di Wilson, bastano poche tavole perché ogni situazione sia memorabile e così alla fine tutto si chiude come meglio non potrebbe.

La sintesi del disegnatore americano, la sua abilità nello storytelling, qui a volte steso su doppie pagine, la libertà con cui passa da pose iconiche a tagli di vignette insolite, oltre all’apparente semplicità del suo tratto e alla precisione delle sue coreografie, fa di questi sei episodi qualcosa di davvero memorabile.

captain america 699 marvel fumetto

Il design degli avversari, il gran dettaglio del futuro apocalittico, le scene di guerra, quelle di dialogo, quelle di infiltrazione e spionaggio e quelle di combattimento, formano una sorta di summa degli elementi narrativi e grafici di Capitan America e pur in una storia moderna, che sembra commentare anche sul presente di Trump, hanno un’eco di classicità difficilmente eguagliabile. Prendere il suo posto sarà davvero un compito ingrato per il pur bravo Leonardo Romero.

Il numero 700 si chiude poi con dieci pagine di tavole e vignette di Jack Kirby riassemblate da Waid e accompagnate da nuovi dialoghi, in una sorta di pastiche, omaggio al Re del fumetto americano nonché al creatore di Capitan America.

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