1963. Per gli italiani è l’anno dell’enciclica Pacem in Terris di Giovanni XXIII e del disastro del Vajont. Per gli statunitensi del discorso di Martin Luther King “I have a dream” e dell’omicidio del Presidente John Fitzgerald Kennedy. Un anno di tragedie, speranze, e grandi cambiamenti, che nel fumetto statunitense di supereroi coincidono con l’affermazione della Marvel Comics come unica seria rivale della National, la casa editrice di Superman e di Batman (che più avanti diventerà DC Comics).
Stan Lee, Jack Kirby, Steve Ditko e una manciata di altri autori sfornano supereroi diversi dal solito, pieni di dubbi e incertezze, i cui incredibili poteri sono visti come fardelli anziché benedizioni, immersi in un universo narrativo ricco di connessioni e riferimenti. Nei redazionali si instaura un nuovo modo di intendere il rapporto con i lettori, trattati come parte integrante di quella che veniva definita una nuova era del fumetto.
1963: da Stan Lee ad Alan Moore

Non è quindi un caso che sia proprio 1963 a dare il titolo a una miniserie di sei numeri, concepita dallo sceneggiatore inglese Alan Moore come suo primo progetto per la casa editrice Image nel 1993.
1963 diventa il nome di una fittizia casa editrice di fumetti, guidata dall’Affabile Al (Moore stesso), poliedrico autore dei testi delle storie, nonché degli editoriali, della posta e delle pubblicità. Lo scrittore non si limita a inserire qualche sparuto riferimento a fatti e persone di quegli anni, ma riproduce nei minimi dettagli tutto ciò che ha caratterizzato e reso unica la Marvel di allora, cominciando proprio dai personaggi.
Gli eroi presentati sono “variazioni sul tema” degli eroi Marvel: i Mystery Incorporated sono la copia carbone dei Fantastici Quattro, The Fury è l’Uomo Ragno e Horus è un dio come Thor, proveniente però dalla mitologia egiziana… I disegnatori Steve Bissette e Rick Veitch fanno il possibile per restituire il feeling di un fumetto di trent’anni prima, assistiti dalle sapienti inchiostrazioni di Dave Gibbons. E l’effetto time-capsule viene dato anche da particolari apparentemente secondari, come l’impiego di una carta assai povera, abbinata all’ormai vetusta colorazione “a pallini”.
I sei comic book di 1963 escono proprio nel periodo di massima affermazione di uno stile di disegno particolarmente “esplosivo”, pieno di splash page, con tavole estremamente cinetiche colorate con l’ausilio del computer. Portabandiera di questo nuovo corso del fumetto americano è la stessa Image che pubblica 1963, dando alla miniserie un effetto ancora più straniante: un vero e proprio tuffo nel passato.
Follie redazionali

Gli albi sono poi corredati da pubblicità e pagine della posta ancora più spassose del pastiche nel resto dell’albo. Le inserzioni sono la trasfigurazione surreale dei veri annunci di quegli anni (dai pupazzi di Stalin gonfiabili agli improbabili e assai sgrammaticati corsi di lingua inglese) mentre altrove appassionati (e inesistenti) lettori commentano con passione le storie precedenti (che non esistono), o richiedono un Anti Award (parodia del marvelliano No-Prize) per avere scovato qualche errore.
Nel torrente di invenzioni di Alan Moore fanno capolino alcune missive reali, come quella dello sceneggiatore Neil Gaiman, e persino qualche rara lettera di veri lettori, ironicamente commentata dall’”Affabile Al”, quasi stupito dalla presenza di un’epistola non inventata di sana pianta.
Lo scrittore di Northampton non risparmia le frecciatine alla Marvel: nelle colonne della rubrica Sixty-Three Sweatshop (omaggio ai Bullpen Bulletins della Marvel, pagine dedicate a notizie e informazioni) scritte con l’inconfondibile stile roboante e stracolmo di allitterazioni di Stan Lee, si insinua neanche troppo velatamente la misoginia delle storie di supereroi, e si suggerisce tra le righe che il ruolo dell’Affabile Al nella creazione dei personaggi della casa editrice potrebbe essere assai ridotto rispetto a quanto da lui millantato, proprio come sosteneva in quel periodo Jack Kirby nei confronti di Stan Lee…
Il triste epilogo di 1963

Ai sei albi di 1963 avrebbe dovuto fare seguito un albo speciale, in cui gli eroi della miniserie avrebbero dovuto scontrarsi con le nuove leve supereroiche della Image; il tutto con Jim Lee, co-fondatore della casa editrice, al tavolo da disegno. Il progetto però naufraga, rimanendo a tutt’oggi incompleto, anche perché Moore, coerente fino in fondo con il suo alter ego Affable Al, si è sempre opposto a qualunque ristampa o ripresa dei personaggi co-creati con Bissette e Veitch, desiderosi di portare avanti il discorso intrapreso anni prima.
Riletto vent’anni dopo, 1963 non perde in freschezza, risultando un divertissement riuscito, particolarmente gustoso per chi apprezza il fumetto di supereroi della Silver Age, e possiede magari un’infarinatura sulla storia della pop culture statunitense d’epoca.
La miniserie è tuttora inedita in Italia.



