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Rubriche#tavolidadisegnoNello studio di Roberto Baldazzini

Nello studio di Roberto Baldazzini

Per la rubrica #tavolidadisegno, siamo entrati nello studio di Roberto Baldazzini. Al solito, abbiamo fatto cinque domande e abbiamo scattato parecchie foto.

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Quali sono i progetti a cui stai lavorando attualmente?

Diversi e variegati. L’intenzione più seria è di portare avanti, a breve, “L’inverno di Diego” con il secondo episodio ambientato nell’estate del 1944. Ma sto progettando anche le strisce di Chiara Rosenberg con Celestino Pes. Il mio desiderio di raccontare un personaggio attraverso la striscia forse si avvera con Chiara, qualche dubbio sullo stile grafico, sento di voler cercare una sintesi che non ho ancora trovato! Insieme avrei altri progetti a fumetti, ci sono dei personaggi femminili che mi tormentano e che spingono per essere illustrati…il mio recente rapporto con la natura, gli alberi e i paesaggi mi fanno sconfinare in orizzonti dell’immaginazione nuovi e provocanti, oltre che incantati e meravigliosi. Vediamo se riesco a rappresentarli in questa vita! Poi c’è la pittura che chiama, tra un fumetto e l’ altro mi concedo il piacere, attraverso la tela o le sagome di legno di sviluppare a colori acrilici i miei personaggi in un rapporto di grandezza diverso rispetto al fumetto e all’illustrazione.

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Quali sono gli strumenti che usi per disegnare? Puoi illustrarci le tue tecniche?

La matita e il foglio di carta, anche leggero, è la base del mio lavoro: rifinire bene i disegni a matita penso sia il passaggio più creativo del mio approccio tecnico al disegno. Uso molto il tavolo luminoso invece che la gomma: attraverso diversi passaggi, da un foglio all’altro, arrivo alla matita finale per poi inchiostrarla su un cartoncino pesante come l’ F4, il Karat o altro. L’inchiostro è realizzato quasi esclusivamente a pennello, sintetico, anche se a volte introduco i pennarelli per alcuni dettagli.

Il mio attuale stile è epurato dai neri, prevale la linea chiara che comunque va a cercare l’equilibrio e l’armonia nella regia della tavola. Dico questo perché un tempo, quando inserivo più campiture nere, dosarle in alternanza con i bianchi era una sfida per l’occhio e la buona riuscita della tavola a fumetti dipendeva anche da questa sorta di “regia” grafica! Poi la fase finale delle scansioni per la “colorazione”con il computer, da anni, da decenni direi, non coloro più a mano libera fumetti o illustrazioni, solo con la pittura uso i colori a mano!

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C’è qualche forma di abitudine ami predisporre prima di metterti a disegnare? Hai degli orari particolari in cui ti metti al lavoro? Che ruolo ha la musica nella tua ispirazione?

La condizione indispensabile perché possa mettermi al tavolo tranquillo è non avere impegni di sorta in giornata, come se la missione del giorno fosse solo ed esclusivamente il disegno. Cerco di evitare le scadenze per quel che posso… poi sono io stesso a darmele per raggiungere gli obbiettivi a cui tengo. Bellissima la mattina quando sono fresco e riposato, senza ansia, ma anche la sera dopo le 17.00… mai dopo cena, c’è da rovinarsi il giorno dopo.

La musica è sempre presente quando lavoro, è come una colonna sonora, spesso ogni progetto si accompagna con un artista, un gruppo, ad esempio: Corinne Bailey Rae per Des dieux et des hommes; Dust per L’inverno di Diego; Wim Mertens quando realizzavo illustrazioni floreali con figure femminili; Ludovico Einaudi per le pitture dedicate agli alberi; storico Glenn Miller per Stella Noris

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Quali sono i tuoi autori di riferimento? Ci sono testi che devono essere a portata di mano mentre disegni?

La prima cosa che mi viene in mente è Tintin, riferito a tanti piccoli dubbi su come realizzare in sintesi, attraverso la linea, ambienti, oggetti, anche figure. La linea chiara di Hergé è sempre stata fonte di risorse visive. Magnus ha marcato a fuoco la mia immaginazione per quel che riguarda il bianco e nero, tanto che ci sono voluti decenni prima che mi convincessi a utilizzare il colore! Poi c’è la fotografia che mi piace sfruttare per i disegni!

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Abbiamo scoperto che sei un grande collezionista di riviste italiane di costume e moda che attraversano tutto il secolo scorso. Quanto conta ed è contata la fotografia, ma anche il cinema, nella formazione del tuo immaginario di autore, e nel lavoro quotidiano di disegnatore?

Ecco, infatti, la fotografia e il fotoromanzo, sono state le mie risorse iconografiche ancor prima che il disegno di autori famosi a cominciare da Walter Molino. Ho un piacere perverso a sfogliare le vecchie riviste in bianco e nero, quelle virate color fucsia o viola intenso…come se quel “sapore” penetrasse dal tatto all’immaginazione in un baleno e si trasformasse in disegno: il mio. Sono stato interprete di tante immagini vintage, tra il piacere del possesso e il piacere di scoprire quelle linee tondeggianti e sinuose che mi hanno sempre affascinato!

Il cinema è stato determinante nel suggerirmi una regia che poi ho introdotto nel mio fumetto: quanti film ho visto! C’è stato un periodo, molto lungo, che i film accompagnavano le mie giornate di disegno, mi facevano da colonna sonora, quasi radiofonica… ogni tanto alzavo lo sguardo per ripassare alcune scene a cui tenevo parecchio! Fronte del porto con Marlon Brando o La gatta sul tetto che scotta con Paul Newman e Liz Taylor, due cimeli di quei tempi, visti e rivisti!

Leggi anche: “Hollywoodland”, parabola nera sul costo della macchina dei sogni

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