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Felix, di qua e di là dell’Atlantico

Felix the Cat, personaggio emblematico dell’animazione dell’epoca del cinema muto, da ottant’anni continua a fare la spola tra le due sponde dell’Atlantico. Nato per il cinema, passato al fumetto, ha avuto una doppia vita, americana e italiana. Da oggi 7 febbraio al 2 marzo, WOW Spazio Fumetto di Milano gli dedica una mostra: “Il ritorno di Felix”. Un’occasione per fare il riepilogo sulla sua lunga storia.

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Lo spirito degli anni Venti

Tutto inizia nel 1919, quando lo studio di Pat Sullivan produce il cortometraggio “Feline Follies”, che vede protagonista un simpatico gatto nero chiamato Master Tom, che prenderà il nome di Felix dal terzo cortometraggio della serie. Il successo del micio è immediato ed enorme: in breve diventa una star del muto al pari Charlie Chaplin e Ben Turpin, che incontrerà “di persona” nel 1923 in “Felix the Cat in Hollywood”.

Nello stesso anno, come consuetudine per le serie animate di successo, Felix inizia una vita parallela a fumetti, a partire dalla tavola domenicale del 19 agosto. L’autore è Otto Messmer, animatore dello studio di Sullivan e forse vero creatore del personaggio.

È in questi anni che Felix attraversa per la prima volta l’oceano. Nei primi anni Venti i suoi film sbarcano in Europa, mentre nel 1926 è la volta dei fumetti. La casa adottiva è il celebre Corriere dei Piccoli, dove il gattino prende il nome di Mio Mao e diventa uno dei personaggi più amati. Le sue storie proseguono – a fasi alterne – per cinquant’anni nella classica formula del giornale, che alle nuvolette sostituisce le didascalie in rima baciata.

L’anno dopo il micio attraversa ancora l’oceano, e in grande stile, a bordo dello Spirit of Saint Louis: l’aviatore Charles Lindbergh ha infatti un pupazzetto di Felix a bordo dell’aereo con cui tra il 20 e 21 maggio 1927 per primo compie la trasvolata in solitario dell’Atlantico, impresa che lo renderà immortale. Affezionatosi al personaggio, lo eleggerà a sua mascotte e lo dipingerà sulla carlinga dei suoi futuri aeroplani.

Un gatto e un topo

Intanto in America sta nascendo il cinema sonoro, e un nuovo personaggio nato nel 1928 soppianta Felix nel cuore degli americani: si tratta di un topo in calzoni corti chiamato Mickey Mouse. Nonostante Pat Sullivan decida di seguire la moda e sonorizzare i suoi film, il successo di Topolino è troppo grande e il rilancio del micio si rivela un buco nell’acqua. Sullivan muore nel 1933, senza poter guidare la rinascita della sua creatura.

Anche in Italia Topolino incontra subito le simpatie del pubblico e tra il 1930 e il 1932 vive in molte pubblicazioni più o meno apocrife. In una di queste, disegnata da Guglielmo Guastaveglia per il giornale Il popolo di Roma, compare anche un gatto del tutto somigliante a Felix, dal nome Mio Miao. Una testimonianza di come il personaggio sia ancora forte e popolare, nonostante l’avvento del topo.

La rinascita di Felix

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Felix è in prima linea sul fronte del Pacifico, dipinto sulle fiancate degli aerei del Fighting Squadron Three della marina statunitense.

Durante e dopo la guerra, Messmer e i suoi assistenti Jim Tyer e Jon Oriolo continuano a realizzare le tavole domenicali, a cui si affianca nel 1948 una serie di comic book, destinata a durare fino al 1961.

In questi anni Felix è assente dagli schermi. Vive soltanto nel fumetto, magra consolazione per un divo del muto. Ma con la fine delle ostilità e l’avvento di un nuovo mezzo di comunicazione, la televisione, Felix è destinato a tornare alla ribalta.

In realtà Felix e la televisione avevano già avuto a che fare in passato: il primo esperimento di trasmissione della Radio Corporation of America nel 1928 fu proprio l’immagine di un pupazzetto di Felix. Ma è nel 1959, quando l’apparecchio si è diffuso nelle case degli Americani, che accade il miracolo. Jon Oriolo, appoggiato da Messmer e da Pat Sullivan, produttore e nipote omonimo, realizzano una serie in animazione di 126 episodi in cui il personaggio viene modernizzato e viene rivoluzionato il cast dei comprimari, eliminando i nipotini Inky e Winky e introducendo un arcinemico chiamato il Professore.

In Italia Mio Mao vive altre due vite: da una parte viene pubblicato sul Corriere dei Piccoli e sporadicamente su altre testate per bambini, dall’altra è protagonista di operazioni di recupero del fumetto classico su Il Mago e in volumi antologici.

A partire dal 1962 però si affianca una terza via per il personaggio, quella di maggior successo. L’editore Renato Bianconi, che pubblica Soldino, Trottolino, Geppo e Nonna Abelarda, ottiene il permesso di realizzare storie italiane di Felix.

Le avventure, non firmate, sono opera di vari autori, come Pier Luigi Sangalli, Mario Sbattella, Sandro Dossi, Alberico Motta e Umberto Manfrin, e vedono un personaggio molto diverso da quello americano. È ormai un gatto completamente antropomorfo, che guida la macchina, vive in una casa, interagisce alla pari con gli esseri umani, cerca lavoro. Ritornano la sua fidanzata Kitty e i nipotini, e insieme vivono avventure di volta in volta domestiche o in giro per il mondo, in una serie desinata a durare trent’anni.

L’ultimo colpo di coda

Grazie alla serie animata del 1959 e alla gestione di Oriolo, che acquisisce interamente i diritti del personaggio nel 1970, Felix ritorna nelle case degli americani. Pian piano però a sua immagine si trasforma: non più protagonista di storie a fumetti o di cartoni animati, è ormai diventato un marchio, un icona pop destinata a una lunga vita nel merchandising.

Tra gli anni Ottanta e Novanta Don Oriolo, figlio di Jon, tenta il rilancio in grande stile del gatto, ma senza grande successo. Il film “Felix the Cat: the movie” del 1988 viene distribuito solo tre anni dopo e si rivela un flop. La serie di comic book “The New Adventures of Felix the Cat” del 1992 dura solo 7 numeri.

Anche in Italia la situazione non è rosea per il micio. Nel 1993, dopo trent’anni di inediti, ristampe, raccolte, ristampe delle ristampe… il gatto Felix bianconiano chiude le pubblicazioni.

Anche le edizioni filologiche languono e Mio Mao non compare più da anni nel Corriere dei Piccoli.

Il ritorno del gatto Felix

Negli ultimi vent’anni Felix è sparito dal mondo del fumetto italiano. Per leggere le sue avventure bisognava trovare gli albetti Bianconi sulle bancarelle nelle fiere e nei mercatini.

Ma negli ultimi tempi è sorta un’inedita nostalgia per i fumetti comici italiani. Tra autori che se ne dichiarano fan sfegatati, ristampe amatoriali e i primi interventi di grandi editori, come l’antologia “Geppo – Il buon diavolo” di RW – Lineachiara, qualcosa si muove nel mercato.

In questo clima Felix è il protagonista di un esperimento da parte della rivista digitale Sbam! Comics: una serie di ebook ripropone una selezione di storie di Alberico Motta e Sandro Dossi, impaginate con una grafica nostalgica, che ricorda quella degli albi degli anni Sessanta e Settanta.

Come già detto, per accompagnare l’uscita e invogliare i lettori, dal 7 febbraio al 2 marzo WOW Spazio Fumetto espone le tavole originali di Dossi e Motta, che incontreranno in mostra il pubblico sabato 22 febbraio.

Se i gatti hanno davvero nove vite, chissà che per Felix non si prepari un ritorno in grande stile…

 

Trovate una gallery sull’evoluzione di Felix qui.

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