I fumetti dei supereroi come utili alleati durante una terapia di psicanalisi sui bambini in affidamento (ma anche sugli adulti). Questo il risultato a cui è arrivato lo psicologo americano Patrick O’Connor, ideatore della “superhero therapy”. Ecco come ha spiegato la genesi della teoria psicanalitica di cui è fautore: “Lavorando con bambini e ragazzi in affidamento mi è venuto subito in mente il rapporto tra Bruce Wayne e Dick Grayson, ovvero Batman e Robin. Quest’ultimo viene affidato a Wayne dopo la morte dei suoi genitori, per cui ho pensato che i miei piccoli assistiti avrebbero potuto identificarsi con lui».
Come racconta Elisa Manisco su La Repubblica:
A quel punto O’Connor ha cominciato a far leggere ai suoi pazienti albi DC e Marvel nelle sedute. Non solo, ad alcuni ha anche chiesto di inventare un personaggio e immaginare di avere dei superpoteri con cui reagire alle sfide quotidiane. Il risultato è stato esaltante: «I pazienti esprimevano le proprie emozioni come non avevano mai fatto prima».
E aggiunge Elisa Rocchi, presidente dell’associazione Barbablù di Cesena, che riunisce educatori e pedagoghi:
«Vedersi come un supereroe aiuta a prendere coscienza di se stessi. Nei nostri laboratori spingiamo i ragazzi a creare anche una propria nemesi, un supernemico che rappresenta il lato oscuro. Il cosiddetto “villain” che permette di capire punti di forza e le debolezze».
Prosegue su Repubblica.it.
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