‘Le tirailleur’, il nuovo fumetto di Piero Macola

L’autore veneziano trapiantato a Parigi ha terminato il libro che sarà pubblicato dalla casa editrice Futuropolis. Si intitola Le tirailleur e narra  le vicende di Abdesslem, un pastore marocchino arruolato di forza dall’esercito francese all’inizio della seconda guerra mondiale. Una storia che corre sul filo di un nodo importante della storia contemporanea francese, il rapporto con i protettorati e con le colonie. A raccogliere le testimonianze dell’ex militare è stato Alain Bujak, un fotografo che ha collaborato con il disegnatore per il libro in uscita a maggio prossimo per l’editore parigino. Nel suo appartamento del IX arrondissement Piero Macola ce ne ha parlato in anteprima.

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Piero Macola – foto di Enrico Gambaccini / www.enricogambaccini.it

Partiamo dalla storia Piero…

Nel 1939 Abdesslem è stato fatto salire su un camion ed arruolato. La Francia aveva bisogno di soldati e si serviva delle colonie e dei protettorati senza farsi tanti scrupoli. Sono tanti i marocchini, i tunisini, gli algerini, i senegalesi che sono partiti in guerra. Una volta entrati nei meccanismi dello Stato francese è molto difficile uscirne, far valere la propria volontà. Passeranno 15 anni e due guerre, prima che il protagonista riesca a lasciare l’esercito, con in tasca la promessa di una pensione militare. Con l’arrivo degli anni 60, la guerra per l’indipendenza in Algeria e la fine del colonialismo, il governo francese decide di congelare le pensioni degli ex combattenti. È l’ora della modernità, la società cambia freneticamente. Nel Marocco rurale di Abdesslem, la vita da agricoltore diventa quasi impossibile, le difficoltà economiche troppo importanti. All’inizio degli anni duemila ottiene il diritto ad una pensione minima, per poterne usufruire deve però risiedere in Francia per gran parte dell’anno. Lui parte, ma si tratta evidentemente di una scelta molto sofferta.

A incontrare il protagonista del libro è stato un fotografo. Com’è nata la collaborazione tra di voi?

Alain Bujak ha conosciuto Abdesslem quando è stato inviato per un reportage nella residenza sociale di Dreux, in Francia, dove l’ex combattente era costretto a risiedere per aver diritto alla pensione. Alain si è appassionato alla sua storia e l’ha trascritta. Futuropolis ha deciso di farne un fumetto ed ha pensato che potessi essere io il più adatto a sceneggiarlo e disegnarlo.

Nel 2005 hai pubblicato Sola andata, basato sul diario di un tenente dell’esercito italiano nel 1943. Ancora una volta parti da una testimonianza. Come hai lavorato per trasformarla in una sceneggiatura?

Per questo libro avevo già in mano la storia, sapevo già cosa dovevo raccontare. Per sceneggiare sono andato avanti a piccoli passi, come sempre. Mi sono fatto uno schema generale all’inizio, ma ho un approccio molto grafico alla narrazione, i miei storyboard non superano le 10 pagine. In ogni caso ho rispettato il testo di Alain, senza modificare la sequenza cronologica degli eventi.

Quanto ci hai messo a finire il libro?

L’ho cominciato due anni fa. Di mezzo però ci sono state delle interruzioni, alla fine diciamo 16 mesi di lavoro effettivo.

Dal punto di vista tecnico, con Fuori bordo (2009) ti sei allontanato dal segno, hai eliminato contorni e dettagli per concentrarti più sulle luci, sulle atmosfere. In Le Tirailleur continui con le matite…

Si, ma rispetto al libro precedente c’è un’evoluzione. Per Fuori bordo c’era molto lavoro al computer, il disegno a matita era leggero, poi aggiungevo strati di colore con Photoshop. Ad un certo punto mi sono reso conto che la stampa digitale della matita è difficile già di per sé, aggiungendo altri passaggi mi allontanavo troppo dall’effetto ricercato. Quindi ho deciso di fare tutto a mano, uso il pc solo per rendere più fedele all’originale il risultato della scannerizzazione delle tavole. Il lavoro con le matite è più approfondito, soprattutto per quanto riguarda il colore.

Ci saranno fotografie nel libro?

Si, ma non all’interno. L’editore ha scelto di metterle in appendice, una serie di scatti in bianco e nero eseguiti in Marocco da Alain Bujak (alcune immagini di Abdesslem sono pubblicate sul sito personale del fotografo – ndr). Credo che sia una scelta azzeccata, le fotografie aumentano molto l’impatto del libro, l'”effetto verità”. Mi viene in mente Valzer con Bashir, un film d’animazione che parla della guerra del Libano e nel quale alla fine ci sono 2-3 minuti di un filmato di repertorio, che arriva all’improvviso ed ha un impatto molto forte, ti proietta di colpo in una dimensione di realismo diversa. Le foto di Alain sono molto belle, mi piace che arrivino come una specie di bonus alla fine del fumetto.

Per te, che stai a Parigi ormai da diversi anni, Le tirailleur è il primo libro “francese”. Sia Sola andata che Fuori bordo sono usciti prima con Coconino e solo dopo sono stati pubblicati in Francia da Atrabile e Vertige Graphics. Lo consideri un passaggio importante nella tua carriera?

Non so, sono soprattutto molto contento di aver messo un piede dentro Futuropolis, un editore con il quale desideravo lavorare. Fino ad ora ho pubblicato con editori di qualità ma di scala inferiore. Futuropolis è un gruppo solido che può contare su una distribuzione più capillare. Vedere il mio libro tra la quarantina di fumetti che pubblicano nel corso dell’anno è una soddisfazione. Non so se cambierà qualcosa adesso, vedremo.

E’ prevista un’uscita in Italia?

Al momento non c’è nulla di previsto. Nonostante ci siano alcune scene che si svolgono nel nostro paese, durante la battaglia di Montecassino, si tratta di una storia molto francese e non so se ci saranno editori italiani interessati.

 

Trovate una selezione di tavole da Le tirailleur in anteprima qui

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Una tavola da ‘Le tirailleur’ / © Futuropolis.