Senza quel libro non saremmo qui. O lo saremmo in una forma molto diversa, difficile da figurarsi. Perché è difficile immaginare non solo un “What if… senza Apocalittici e Integrati” per tutti noi professionisti – professori, critici, giornalisti – della riflessione sul fumetto, ma più generale per tutti noi fumettòfili.
Cinquanta anni. Tanto è trascorso dall’uscita di un libro che, come nessun altro, ha influenzato l’evoluzione culturale del fumetto in Italia. E ne è stato a sua volta influenzato, secondo un percorso ben descritto dallo stesso Eco nella prefazione all’edizione 1977 del volume, in cui riportava alcuni dei titoli di giornale con cui si era aperto il dibattito sulle analisi da lui proposte:
- “Mandrake entra all’università” (ABC)
- “Dall’estetica a Rita Pavone” (Paese sera)
- “Da Joyce a Rita Pavone” (Il punto)
- “Anche i fumetti hanno il sangue blu (Oggi)
- “Passaporto culturale per Mandrake e Topolino” (Lo specchio)
- “Anche l’hully gully diventa messaggio” (Il giorno)
- “Per fortuna c’è Superman” (Il Resto del Carlino)
- “I fumetti entrano nell’università come impegnativa materia di studio” (La Gazzetta del Popolo)
Scriveva Eco:
Si noti che in quasi tutti questi articoli l’espressione “fumetti” viene sempre scritta tra virgolette (non è ancora una buona parola della lingua italiana) e si noti soprattutto come la cosa che colpiva di più l’immaginazione del recensore era proprio che si studiassero i fumetti; quando, nell’economia del libro essi ne occupavano meno di un quarto, mentre venivano discussi i problemi della televisione, della letteratura piccolo-borghese, della musica registrata, del romanzo popolare nei secoli scorsi.
Oggi quel libro, e le sue pagine dedicate al fumetto, non possono che essere considerati alla luce del progresso negli studi sui media e la cultura di massa (e a valle di vent’anni dall’istituzione dei primi corsi di Laurea in Scienze della Comunicazione, nel 1992). La stessa fumettologia è avanzata precisando, integrando e criticando diverse categorie e assunti delle seminali analisi di Eco su Steve Canyon, Superman, i Peanuts. Ma senza l’impegno e la propensione alla provocazione intellettuale di Apocalittici e Integrati, la nostra conoscenza del mezzo non avrebbe ricevuto lo slancio che ci ha condotti fino a qui.
Nel corso di questi cinquanta anni, Eco ha dapprima ispirato uno dei possibili metodi di interpretazione del fumetto (la semiotica), e instillato fiducia nella legittimità di un approccio laico e serio a questo medium, fra i cui primi risultati ci fu la sponda con la rivista “Linus”, che della critica del fumetto fece uno dei suoi ingredienti distintivi. Successivamente ha anche criticato i limiti di certa fumettologia, annebbiata dagli obiettivi di “evangelizzazione” al mezzo. Infine, ha continuato a frequentare e includere il fumetto fino a mescolarlo con la sua produzione narrativa (La fiamma della regina Loana), in un sano andirivieni tra ragione e passione, analisi e nostalgia.
Di ciò che resta del contributo di quel libro alla cultura fumettistica, e di ciò che è stato superato dalla Storia – inclusa quella del fumetto stesso – sarà bene occuparsi con calma, prima o poi. Nel frattempo, la settimana prossima, presso l’Università di Bologna, si svolgerà la tavola rotonda Apocalittici e integrati 1964-2014. Attualità e sviluppi, che proverà ad offrire alcune idee in proposito. Alla presenza dello stesso Umberto Eco, per celebrare col suo autore il compleanno di un saggio che ci ha aiutati a fare cinquant’anni di strada, insieme (anche) al fumetto.