Poco più di un mese fa, esattamente il 19 febbraio, la serie più recente di Conan Il Barbaro, pubblicata da Dark Horse e scritta da Brian Wood, giungeva al termine. Una maxiserie durata 25 numeri, in cui lo sceneggiatore americano ha ricreato – e ringiovanito – il personaggio, partendo dall’adattamento del romanzo di Robert E. Howard Queen of the Black Coast. Fra i disegnatori che si sono alternati sulle pagine ci sono stati ben due italiani: Davide Gianfelice e Riccardo Burchielli, già al lavoro con Wood rispettivamente su Northlanders e DMZ. In Italia la serie è in corso di pubblicazione per Panini Comics. Per l’occasione abbiamo realizzato un’intervista doppia, dove i due disegnatori ci raccontano le loro impressioni sul personaggio e sul lavoro svolto.
Qual è il tuo rapporto con Conan e quando hai conosciuto il personaggio?
Burchielli: Ero molto piccolo. Conan è stato uno di quei fumetti che trovavo in giro per casa e che leggevo (meglio, guardavo) mentre gli altri bambini compravano La Pimpa (capolavoro anche quello che ho riscoperto da grande). Non l’ho letto con assiduità, però, anche se graficamente mi ha colpito da subito perché era incredibilmente potente e cupo e riempiva la fantasia come pochi personaggi sanno fare.
Gianfelice: Il primo incontro con Conan fu sicuramente attraverso i film con Arnold Schwarzenegger. Ero piccolo e ne rimasi affascinato fin da subito, sopratutto con il secondo, discutibile, adattamento cinematrografico. Probabilmente di più facile fruizione per il bambino che ero all’epoca. con il tempo, ho cambiato idea, ho riscoperto il primo film, ho recuperato e ho letto i alcuni libri e i fumetti, innamorandomi di quei geni assoluti di Buscema, Adams e Windsor-Smith
Com’è lavorare con Brian Wood, cosa sono le cose che richiede?
Burchielli: Lavorare con Brian è fantastico. Ormai per me è diventata una cosa naturale. Sin da subito (parlando di DMZ) mi ha sempre lasciato tutta la libertà che ho voluto, aperto ad ogni tipo di confronto e proposta. E’ uno sceneggiatore che crede molto nella cooperazione e nel confronto. Almeno con me è stato così.
Gianfelice: Brian è un ottimo scrittore, ti mette sempre a tua agio con la sceneggiatura e ritornare a lavorare insieme a lui è stato molto bello. Abbiamo collaborato insieme sul primo arco narrativo di Northlanders per la Vertigo, che è stato il primo lavoro in assoluto con il mercato americano, che mi ha anche portato insieme a Burchielli e Leomacs a vivere per un periodo a New York. Insomma ha risvegliato molti piacevoli ricordi.

Riccardo, è cambiato qualcosa rispetto al precedente rapporto su DMZ?
Burchielli: Assolutamente niente. Ci siamo scambiati due chiacchiere di brief all’inizio, mi ha girato i racconti, un po’ di materiale e siamo partiti con questa nuova avventura come se fosse passato solo un giorno dall’ultima pagina di DMZ.
Davide, cosa è cambiato rispetto a Northlanders, il tuo precedente lavoro con Wood?
Gianfelice: Il lavoro di Brian e della Dark horse mi piace molto. Prima di mandarmi la sceneggiatura Dark Horse mi ha spedito un trattamento nel quale spiegava il motivo di cambiare così tanto il personaggio, per renderlo giovane, dinamico e caratterialmente più complesso rispetto al cimmero che tutti noi conosciamo, anche per creare una separazione netta tra le avventure “giovanili” da quelle più adulte e classiche.
Qual è il tuo rapporto con la tradizione, che ha visto cimentarsi su Conan artisti come Barry Windsor-Smith, Neal Adams, John Buscema e anche Claudio Castellini. Sono un’ispirazione, un’ombra incombente, un’influenza?
Burchielli: Mamma mia. E’ inutile anche parlarne. E’ tutto quello che hai detto tu: ispirazione, incombenza, influenza. Se penso che ho condiviso le stesse pagine di questi grandi maestri ancora non ci credo.
Gianfelice: Chiaramente il lavoro di John Buscema, Barry Windsor-Smith e Neal Adams restano inarrivabili, ma questa della Dark Horse è una piacevole licenza, divertente da disegnare e spero per i lettori anche da leggere.

Ti piace il ‘rinnovamento/ringiovanimento’ (anche contro la tradizione) che Brian Wood sta mettendo in atto?
Burchielli: Molto. Va detto comunque che è stato un passo obbligato. Questo ciclo di storie è l’adattamento di uno dei racconti (Queen of the Black Coast) dove si vede un Conan più giovane e antecedente ai romanzi con protagonista il Conan massiccio e scuro della tradizione che conosciamo tutti.
Di cosa parla il ciclo di storie su cui stai lavorando?
Burchielli: E’ appunto l’adattamento di questo racconto The Queen of the Black Coast che vede Conan aggregarsi ad una ciurma di marinai neri capitanati dalla Diavolessa dei Mari, Bèlit. La compagnia si dirige alla ricerca di un tesoro nascosto in una antica città sul fiume Zarkheba. Ma come accade spesso nei romanzi di avventura, dovranno fare i conti con un mostro erede di una dimenticata civiltà di esseri spaventosi.
Gianfelice: Il mio arco narrativo prevedeva una storia incentrata sul rapporto tra Conan e Belit, i quali attraverso un viaggio lisergico e onirico affrontavano alcuni lati del loro tormentato amore. Una storia incentra sui sentimenti, ma caratterizzata anche da rapidi momenti di azione molto violenti.

Che tipo di riferimenti iconografici utilizzi e qual è il tuo lavoro di ricerca?
Burchielli: Per Conan e gli altri personaggi mi sono rifatto a quello che avevano fatto i miei colleghi prima di me sulla stessa serie, per ovvi motivi di continuità. Nient’altro. Per il resto ho cercato di lavorare a braccio, anche se per l’ambientazione il riferimento alla foresta cambogiana e molto forte.
Gianfelice: Mi sono divertito molto a disegnarlo e per trovare l’atmosfera che mi serviva ho sicuramente guardato molto il ciclo precedente realizzato da Becky Cloonan e James Harren, ma ho guardato anche Mignola con il suo Fafhrd and the Grey Mouser e anche cose più classiche come il Mercenario di Vicente Segrelles, uno dei miei autori pittorici preferiti.
Riccardo, cosa ne pensi del lavoro di davide sul personaggio?
Burchielli: è stato fantastico. Come tutti i lavori di Davide. Ormai è un grande artista ed ha raggiunto una sintesi nel segno che lo rende graficamente unico ed originale.
Davide, cosa ne pensi del lavoro di Riccardo su Conan?
Gianfelice: Riccardo ha dato un grosso contributo a rendere ancora più bella questa serie Dark Horse, con il suo un segno potente e deciso e il suo Conan è dinamico e potente. Una garazia di assoluta qualità, per questa serie, insieme a tutti gli altri grandi autori che Dark Horse e Brian Wood hanno voluto su questo nuovo adattamento di Conan.
