L’inverno di Calvin & Hobbes: 31-12-1995

Questa è la tavola domenicale con cui si chiuse, il 31 dicembre 1995, l’intero ciclo di Calvin & Hobbes. È la fine di tutto, ed è incredibilmente proiettata in avanti, ottimistica. Lo spazio, infatti, è aperto. L’orizzonte, seppur verticalizzato a mo’ di formato strip, altrettanto. Tutto è (ancora) possibile. Tutto si chiude e tutto si (ri)apre.

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È un trionfo di due macchie di colore – i nostri due amici – nel bianco. Ed è un trionfo del bianco sulle macchie di colore. Una dualità smaccata, e insieme profonda. I loro corpi tranciano la neve, come il pennino del disegno trancia nella carta viva, e si fanno gioiosamente avanti nell’esplorazione del mondo, della vita. Il tratto, nel definire i contorni, è nitido e rotondo, ma modulato e leggermente segmentato, come sempre. La sua linea è messa in risalto più che mai dall’immersione nel biancore e dal suo conseguente straripare nella spazialità. I dialoghi, infine, sono improntati alla meraviglia, al buonumore, all’avventura e all’esplorazione dello spazio, sia fisico – la frontiera – che mentale – in qualche modo la Nuova Frontiera kennedyana.

Se non riusciamo a smettere di considerare questa tavola tra le pagine più memorabili della storia del Fumetto, forse è perché riesce a farci sorridere mentre ci accompagna in una triplice esplorazione: delle identità, delle forme, e dello stesso spirito americano.

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