“A” Come Ignoranza per Panini Comics. Intervista a Daw [anteprima]

Dopo la popolarità sul web, la collaborazione con RCS e 8 volumi con ProGlo dal 2007 al 2012, “A” come ignoranza di Daw – nome d’arte di Davide Berardi – verrà pubblicato nelle edicole italiane da Panini Comics. Daw è quindi pronto a rimettersi per l’ennesima volta in gioco con tutti i suoi personaggi, come ci racconta nell’intervista che segue. Inoltre, in anteprima, vi presentiamo alcune pagine tratte dal primo numero in uscita il 2 maggio.

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Come è avvenuto il contratto con Panini? Sei stato contattato anche da altri editori?

Prima di Panini ci sono stati sette anni con ProGlo e una collaborazione con RCS per quanto riguarda le vignette LOV. Mi ha cercato Panini dopo che ho messo del materiale sul vecchio blog. Non me l’aspettavo sinceramente, fai conto che all’inizio non firmavo nemmeno il mio materiale, trovavo la cosa come una sorta di narcisismo

Secondo te quanto ha pesato la tua forte presenza sulla rete (un sito molto seguito, più di 40mila fan su facebook) e gli albi precedentemente pubblicati?

La presenza in rete ha giocato la parte del leone. C’è da dire che sono capitato proprio nel periodo giusto. Quando ho iniziato a mettere fumetti sul blog era il momeno in cui i blog andavano alla grande, avevano un senso – per dire, esisteva perfino il concetto ridicolo di “blogstar”! Qualche anno prima non avrei avuto modo di pubblicarli in maniera così semplice e con la possibilità del feedback da parte dei lettori, una cosa di vitale importanza. Il blog mi ha dato un poco di visibilità, e da lì a breve  sono arrivate le pubblicazioni cartacee. Ma a causa delle dimensioni della ProGlo e del fatto che fossi un totale esordiente, i miei volumi non si trovavano in giro, anche se venivano accolti positivamente.

Internet è tornato quindi ad avere un ruolo anche perché in quel periodo ha aperto Facebook [qua la pagina dell’autore n.d.r.], dove la condivisione di elementi si è dimostrata il campo perfetto per veicolare vignette e strisce. Infatti le vignette LOV, caricate da altri, sono diventate presto virali. Così ho iniziato a creare delle strisce che facessero da “gradino” per i curiosi che mi scoprivano. Infatti, le singole vignette in rete funzionano bene in quanto immediate: nel momento in cui le apri e le leggi, la battuta arriva subito. Leggere un fumetto intero invece è più impegnativo, può risultare ostico. Quindi ho iniziato a creare personaggi adatti a delle strisce, sperando facessero da ponte per il lettore casuale verso i miei lavori più lunghi. Perché non mi voglio illudere: quarantamila fan suona molto bene, ma cliccare “mi piace” su un link non è fare la tessera ad un club. Quanti “like” abbiamo lasciato in giro, senza più preoccuparci della pagina che li ospitava? Il mio impegno è stato nel portare qualche like a diventare un interesse più concreto, quindi la mia presenza in rete non è stata casuale, ma una scelta per ovviare alla mancanza di visibilità che avevo, oltre al fatto che se scrivi storie hai bisogno di un pubblico a cui farle leggere – ovvio.

Quando pubblicavi per ProGlo riuscivi a vivere di solo fumetto o è solo col passaggio a Panini che ti puoi definire a tutti gli effetti un professionista del settore?

Da qualche anno ho provato a mollare tutto per dedicarmi al fumetto, col risultato di aver letteralmente fatto la fame in svariati periodi degli ultimi anni. Alla fine ci si ritrova per forza di cose a fare molti lavoretti e arrabattarsi qua e là per sopravvivere, perché il fumetto non è un campo che paga molto, specie se pubblichi una volta all’anno per una casa piccola e se la maggior parte del lavoro che fai lo metti a disposizione gratuita in rete.

Il passaggio a Panini è di certo un grande passo, ma per definirmi professionista penso che dovremo aspettare di vedere se venderò abbastanza da non esser sostituito da qualcuno più performante, tipo un attaccapanni.

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Una recente tavola di Daw

Cosa è cambiato da ProGlo a Panini?

L’ansia è diventata talmente grande che ho affittato un box auto per tenerla! A parte questo sono contento che finalmente avrò la visibilità tanto inseguita senza dovermi più mettere vestitini attillati per attirare attenzione su quello che faccio. Non potrò più trovare scuse e dare le colpe ad un generico “sistema” o a complotti di case farmaceutiche per occultare il mio fumetto se le cose non vanno. Adesso si scoprirà se funziona o meno, e la responsabilità sarà solo mia! Comunque ancora non ci credo. Sto aspettando che esca il primo volume, e lì forse inizierò a capire

A proposito della serie, ce la presenti? Come sarà strutturata e cosa conterrà?

A come Ignoranza è un contenitore di storie demenziali dei miei personaggi, che sono tanti da non poter avere tutti abbastanza spazio, quindi nei primi volumi ci saranno storie brevi apparse nei vecchi volumi di ProGlo rimaneggiate e ridisegnate, strisce nuove coi personaggi più familiari a chi mi ha seguito online, e qualcosa di nuovo. Il mio schema iniziale prevede di dare qualcosa di nuovo a chi già mi seguiva su carta, qualcosa con cui ha familiarità a chi mi leggeva online, e rimanere comunque comprensibile a chi non mi ha mai letto. Più avanti mi permetterò di sperimentare di più e di concentrarmi di volta in volta su questo o quel personaggio, e poi chissà, mi piacerebbe creare mini saghe.

Com’è stato l’approccio con la serialità, i tempi lavorativi stretti e i suoi vincoli?

Va detto che anche a ProGlo non mi erano stati messi vincoli, a volte pensavo che forse avrei dovuto censurarmi o moderare i toni, ma visto che anche al passaggio a Panini mi è stata data carta bianca, immagino sia stato un bene non limitarsi. L’approccio alla serialità per ora è la cosa più difficile per me. Prima facevo un volume due all’anno e, anche se a volte producevo tantissime strisce, non sono abituato a dei tempi di consegna così stretti e costanti. Sto lavorando per sviluppare un mio sistema di lavoro. Non c’è molta gente che possa darti dei consigli in proposito, bisogna inventarsi tutto. Per ora la cosa più difficile resta eliminare la pignoleria che ho in fase di scrittura dei soggetti. Infatti sono in ritardissimo. Darò in parte la colpa a questa intervista, si sappia!

Il tuo lavoro si inserisce nel solco del fumetto umoristico. Panini affianca il tuo nuovo fumetto a pubblicazioni simili come A panda Piace, Nirvana e Rat-man. Cosa ne pensi?

Penso di essere stato fortunato da questo punto di vista, a beccare un periodo in cui un editore così importante decide di investire in idee nuove in casa.

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Riguardo al lavoro di Ortolani, ti ha ispirato in qualche modo?

Sarebbe impossibile dire il contrario se fai fumetti e hai vissuto in Italia negli ultimi quindici anni. Sono un autodidatta, quindi ho sempre studiato i prodotti che mi piacevano, film libri e fumetti, e Rat-man è arrivato in un momento della mia vita in cui già avevo un mio stile, ma mi ha costretto a “studiare” di nuovo. Anche nel disegno è stato importante, visto che quando sono partito con le pubblicazioni ho iniziato a farmi mille domande su come affrontare particolari di cui prima non mi curavo. Mi ricordo che un mio amico mi disse “vedi le linee? Usa il pennellino!”, e allora via, ecco che prendo il pennellino e inizio ad usarlo DIRETTAMENTE nell’inchiostrazione di un volume che dovevo consegnare, senza esercizio prima. Maledetto lui, che disastro. Comunque, anche adesso, quando disegno è uno dei fumetti che sta sempre a portata di mano sul mio tavolo per trovare soluzioni a vari problemi.

Indirettamente c’è un altro particolare non indifferente nell’influenza di Ortolani: prima hai parlato delle nuove pubblicazioni umoristiche, se ora ci viene offerta l’opportunità di pubblicare è anche grazie a Rat-Man che col suo successo ha creato un interesse sia nelle case editrici, sia nei lettori che ha “educato”, e infine negli autori stessi. Almeno, io dubito che senza di lui avrei mai considerato l’idea di provarci. La possibilità di fare una serie per l’edicola in Italia sono sempre sembrate ridicole. Il grande merito di Ortolani è aver rivoluzionato un campo dimostrando che il fumetto comico può esser preso sul serio da tutti noi, ed aver aperto una nuova strada

É un momento di successo per i webcomics (sei già stato pubblicato, ma la tua presenza sul web è molto importante). Molti fumetti stanno passando da internet alla carta stampata. Qual è la tua opinione?

Che capitare in questo periodo è stata proprio una gran botta di c**o! (E intendo proprio questo: ci, asterisco, asterisco, o). Da quello che vedo c’è una specie di corsa ad accaparrarsi gli autori che pubblicano sul web, il che è una cosa positiva da un lato, ma che rischia di danneggiare gli entusiasmi alla lunga, se questa corsa viene eseguita senza studiare i motivi per i quali uno funziona su web. Ci vuole una trasposizione tra web e carta. Non penso sia tutto così immediato. Son due mezzi troppo diversi, tanto che spero di riuscire a portare avanti pubblicazioni web in parallelo con quelle cartacee, perché possono essere complementari, ma non sostituirsi uno all’altro.

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