Arrivato oggi a quota 1000 strisce in poco più di tre anni, anche Drizzit, uno dei webcomics italiani più letti degli ultimi tempi, tocca un record che poche strips online possono vantare (fra queste: eriadan, Albo, Due cuori e una gatta). Esploso nello stesso arco temporale di Zerocalcare, la serie Drizzit – una parodia molto geek dell’immaginario (e dell’antropologia) dei giochi di ruolo – è l’ennesima prova dell’attuale fase di successo dei webcomics nazionali. Che continua a tracimare nell’editoria cartacea (in fumetterie e librerie) e ad attirare un pubblico ben visibile in fiere e festival. Ne abbiamo parlato con Bigio, al secolo Luigi Cecchi, l’autore della serie.

Mille strisce, 3 anni e mezzo, e un successo online e sui social che ha fatto di Drizzit uno dei dieci webcomics più letti d’Italia. Come spieghi questo risultato? Te lo aspettavi?
Ovviamente no, non all’inizio perlomeno. Ma devo ammettere che dopo i primi mesi mi sono accorto rapidamente delle potenzialità che il web, i blog online e soprattutto i social network offrivano agli autori di fumetti come me. Il risultato ottenuto da Drizzit è frutto di un’alchimia tutto sommato semplice: testardaggine, logorrea creativa e viralità. Le prime due ce le ho messe io, la terza è stata offerta essenzialmente da piattaforme come Facebook. All’inizio Drizzit era la scommessa di un ragazzo annoiato che aveva appena comprato una tavoletta grafica (e la qualità artistica delle prime strisce lo conferma): non riscuoteva molto successo, lo pubblicavo un paio di volte a settimana e aspettavo che i miei amici online commentassero il mio lavoro. Prima di arrivare a mille fan sulla pagina di Facebook è trascorso un anno e mezzo, e avevo già pubblicato centinaia di strisce. Forse una persona meno testarda o con meno voglia di veder realizzato un proprio fumetto avrebbe smesso prima e sarebbe andato a fare altro, ma a me piaceva quello che facevo, mi dava soddisfazione, mi sentivo realizzato. Poi la pagina è decollata, probabilmente grazie alla qualità dei disegni che -per forza di cose- nel tempo era migliorata, e nel giro di qualche mese sono arrivati i primi diecimila lettori. A quel punto il fumetto è stato notato anche da diversi editori, tra cui Shockdom, e ora siamo al quinto albo cartaceo pubblicato.
Da eriadan a Zerocalcare, da Sio a Davide La Rosa, nell’ultimo anno molti webcomics hanno confermato “su carta” il successo ottenuto online. L’edizione cartacea era prevista sin da principio o no – e come sta andando?
Beh diciamo così: la scommessa era proprio che il cartaceo andasse bene. Consideriamo che Drizzit esce online gratuitamente tutti i giorni e integralmente: chi vuole può leggere l’intera opera semplicemente collegandosi a internet e sfogliando gli albi. Il cartaceo, che è semplicemente una raccolta del lavoro pubblicato online, avrebbe avuto successo? Alcuni scommettevano contro, pensavano che gli albi dovessero offrire materiale inedito o non avrebbero venduto. Io sono sempre stato fermamente convinto invece che nella piena tradizione di una striscia a fumetti, il cartaceo dovesse essere semplicemente una “raccolta” del materiale pubblicato quotidianamente. A quanto pare, la formula ha funzionato. Durante la scorsa edizione di Lucca Comics & Games, Drizzit ha venduto complessivamente più di 2000 copie. Ma quello che mi interessava davvero era avere la possibilità di continuare a fare fumetti: se il cartaceo di Drizzit non avesse avuto il successo sperato, io probabilmente avrei dovuto sottrarre del tempo a Drizzit per dedicarmi ad altro. Invece pare che io sia riuscito a trasformare, al momento, questa mia passione in un lavoro. Perciò la scommessa è vinta e io continuerò a lavorare nel campo ancora per un po’.

Torniamo all’inizio: com’è nata la prima striscia, e che progetti avevi in mente per la serie, allora?
Assolutamente nessun progetto. Drizzit nasce per caso, dalla noia di un momento della mia vita in cui non vedevo alcuno sbocco professionale per le mie passioni. I progetti sono venuti dopo, come conseguenza del consenso che il fumetto ha ottenuto in questi anni.
Come si sviluppa la narrazione in Drizzit? Lavori improvvisando o hai una chiara idea su come evolverà la saga?
Mi piace sempre ripetere che Drizzit è una striscia a fumetti, cioè un tipo di fumetto in cui la trama non è fondamentale, anzi raramente in una striscia a fumetti esistono cicli narrativi più lunghi di una decina di strisce. Ma è pur vero che tanti miei illustri predecessori, come Schulz, Bonvi, Watterson o Silver, avevano già dimostrato che si potevano creare strisce collegate fra loro da un filone narrativo: porto sempre ad esempio la serie di strisce di Calvin & Hobbes in cui Calvin prende un cartone e inventa la macchina del tempo. Quello che ho fatto io con Drizzit è stato semplicemente espandere il concetto creando filoni narrativi lunghi non 10 strisce ma 100 o 200. Questa peculiarità, il fatto che Drizzit pur essendo pienamente una striscia a fumetti abbia una storia che collega tutte le strisce, ha come conseguenza il fatto che i personaggi di Drizzit al contrario di quelli di una normale “comic strip” crescono e si evolvono, le relazioni e i rapporti fra loro cambiano, addirittura il mondo in cui vivono subisce cambiamenti. Immagino che molti lettori di Drizzit apprezzino il fatto che oltre alla risatina quotidiana, ci sia anche una storia da seguire. Tuttavia non dedico così tanto tempo alla “storia”. Mi basta avere un’idea generale di dove andrà a finire una serie, e poi procedere sceneggiando qualche decina di strisce per volta, senza seguire alcuno schema fisso. E’ un modo molto rilassante di lavorare, tutto sommato.

Che strumenti utilizzi per disegnare: direttamente in digitale o alla vecchia maniera?
Lavoro in digitale al 100%, anche se per forza di cose sono stato costretto a tornare alla vecchia maniera per motivi collaterali al mio lavoro. Ad esempio, per realizzare disegni su commissione, o per i lettori che me li chiedono durante le fiere, sono stato costretto a imparare a usare i pantoni… e su consiglio di alcuni miei amici colleghi ho comprato anche penne, matite e pennelli. Ma ripeto, non ne faccio uso per realizzare i miei fumetti: per quelli uso la tavoletta grafica e un paio di programmi di grafica in combinazione. Lo trovo più pratico. E si evita di intingere il pennello, per sbaglio, nella tazzina del caffé.

Chi sono i tuoi lettori? Gli appassionati di giochi di ruolo contano molto? Quali altri fumetti leggono (se ne leggono)?
Non svolgo personalmente indagini di questo tipo, però i social-network come Facebook offrono alle pagine una serie di strumenti per analizzare il loro pubblico e devo ammettere che curiosando tra i dati ho scoperto cose interessanti riguardo ai lettori di Drizzit. Ad esempio c’è una percentuale molto alta di lettrici (attualmente 40% che per un fumetto è davvero tanto, spero sia vero). Comunque essenzialmente si tratta di un pubblico giovane e immagino che molti di loro siano appassionati di fantasy e di giochi di ruolo. Una delle mie ambizioni è sempre stata quella di fare in modo che Drizzit non piaccia solo a una ristretta nicchia di persone, ma che sia un fumetto apprezzabile da tutti, anche da chi non ha mai aperto un manuale di Dungeons & Dragons o letto Il Signore degli Anelli. Mia nonna ad esempio, vorrei che anche lei potesse leggere il fumetto e ridere. E’ chiaro che alcune battute di Drizzit si rifanno a elementi specifici del fantasy o dei giochi di ruolo, ma nel complesso non volevo creare un’opera per nerd come lo sono ad esempio Dork Tower o altri fumetti del genere. Spero di esserci riuscito. Quando rivolgo la domanda ai miei lettori, loro mi rispondono di sì.
Dal punto di vista delle piattaforme, la tua serie ne ha essenzialmente due: il portale Webcomics.it e la pagina Facebook. Come le fai convivere, e cosa pensi delle loro differenze?
Cerco di utilizzare le due piattaforme in maniera diversa, sfruttando i vantaggi e i punti di forza di entrambe. Facebook ha dalla sua la forte viralità e il fatto che mette a disposizione dei lettori una pagina organizzata per album i cui contenuti possono essere esplorati capillarmente; il portale Webcomics.it invece permette di caricare online immagini ad alta risoluzione e di commentarle in maniera più esaustiva, senza che il post scompaia sopraffatto da centinaia di altre notizie, quindi la uso come un blog e ci lascio spesso i miei commenti e le considerazioni sul lavoro svolto. Credo che i lettori che frequentano il portale Webcomics siano meno attaccati alla quotidianità della pubblicazione: visitano il portale quando hanno voglia di leggere fumetti, e non stanno interfacciati alla pagina costantemente, come fa invece l’utente medio di un social network. Per questo, su Webcomics.it preferisco pubblicare tutte le strisce della settimana in un unico post, nel weekend.

Il tuo lavoro come fumettista è diventato, nel frattempo, un impiego a tempo pieno?
E’ sempre stato un impegno a tempo pieno: realizzare una striscia quotidiana lo richiede. Ma adesso posso dire che è anche un lavoro. Ed è una gran soddisfazione.
Hai altri progetti in serbo, oltre a Drizzit?
Porto avanti anche The Author, che è un po’ il “domenicale” di Drizzit, un progetto un po’ più complesso, più intimo, e forse più difficile. Entrambi questi fumetti producono una mole tale di lavoro, tra progetti collaterali e materiale da pubblicare, che trovo poco spazio per altre idee. Ma ne avrei già diverse altre… Quando Drizzit finirà (perché prima o poi finirà, lo dico anche per tranquillizzare chi pensa che possa proseguire in eterno) potrò mettere in cantiere altre cose. E speriamo che il pubblico le accolga con lo stesso entusiasmo che hanno riservato al mio fumetto d’esordio!
