Questa settimana, per la rubrica #tavolidadisegno, siamo entrati nello studio di Stefano Simeone, membro del collettivo Skeleton Monster e autore di ‘Ogni piccolo pezzo‘ (Bao Publishing).

A quali progetti stai lavorando attualmente?
Ho da poco cominciato il mio nuovo libro, uscirà per Bao Publishing nel 2015. Rispetto ai precedenti, sarà discretamente più lungo, quindi è bene che mi dia da fare! Ci sono altri lavori che continuano parallelamente, nel fumetto e nell’illustrazione ma il “collante”, che scandisce i miei ritmi, è il libro.

Quali sono le tecniche che prediligi e gli strumenti che utilizzi?
A parte la Scuola Internazionale di comics, non ho fatto scuole d’arte, quindi non ho una formazione artistica classica. Così, mi ritrovo a scoprire cose nuove e normalissime per i miei colleghi che mi stupiscono. Solo recentemente ho dipinto su tela, con gli acrilici, ed è stato davvero bello e rilassante. Sto continuando a farlo. Sul versante fumetto, in genere, almeno nell’ultimo anno, lavoro in digitale, anche se ultimamente sto tornando ad inchiostrare a mano: se non vuoi un’inchiostrazione pulita, la cosa più veloce è il pennello e la carta. Il pennello è quello che usano tutti i fumettisti, wn serie 7 numero 3 (un po’ più grande del solito, così ho maggiore potenza di fuoco), la carta cambia continuamente, adesso mi trovo molto bene con la Fabriano F2, ma non sono risposte definitive, sono abbastanza volubile.
Quali abitudini hai quando ti predisponi al disegno?
Fare le coccole alla mia compagna Nico, ribadirle, scendere, fermarsi al primo bar, prendere un caffé, poi arrivare in studio, lasciare lo zaino, andare a prendere un altro caffè. Poi, tornato in studio: sigaretta, caffè, sigaretta, apertura del computer, sigaretta, caffè in un altro bar, sigaretta. E poi inizio a lavorare. In genere, quando disegno e basta, quando tutto è già inpostato, sono abbastanza tranquillo e mi piace il casino, parlare mentre lavoro non mi dà alcun fastidio. Nella fase preparatoria (scrittura, layout) cerco di isolarmi il più possibile, ma anche qui non è un dogma, sono abbastanza flessibile.
Quali sono gli autori di riferimento?
Sicuramente non Emilio Lecce! Non è un mio autore di riferimento, e ci tenevo a dichiararlo pubblicamente! (i due sono amici e condividono da tempo lo stesso studio, assieme ad altri disegnatori. Lecce lo abbiamo intervistato qui, N.d.R.). Ogni mese io mi innamoro di un fumettista diverso. Dipende molto da cosa sto facendo: se un mese sto colorando, mi innamoro di un colorista. Certo ci sono dei punti fermi, ma li guardo in base al tipo di lavoro che sto svolgendo in quel momento. Inevitabilmente, considero Gipi uno dei migliori narratori italiani. Sia per quello che racconta che, soprattutto, per come lo racconta. E’ narrazione pura. Allo stesso livello Manuele Fior, un autore che si pone totalmente al servizio della storia che racconta, un narratore bravissimo che seguo costantemente. In realtà, dovrei guardare e studiare di più i disegnatori. In genere, preferisco guardare foto oppure osservare come funziona qualcosa nella realtà, più che ispirarmi alla sintesi di un autore. In questo modo, il processo di apprendimento si allunga. Come autore al di là del fumetto, in ordine sparso e in diverse discipline, mi piacciono Sergio Leone, Antonioni, Chaplin, Wes Anderson, David Nobbs, García Márquez, Stefano Benni, Jonhatan Coe, Calvino, i Radiohead, Colapesce e gli Interpol. Mi piace molto l’idea di fare una cosa estremamente popolare, ma che abbia al contempo diversi livelli di lettura e dunque una certa profondità. Far comprendere il messaggio al massimo della potenzialità. Questo vale anche per i grandi del fumetto, da Will Eisner a Pratt. Autori molto diversi, ma che hanno questa capacità di veicolare messaggi alti in forma comprensibile. Per me il segno di un grande autore è non restare chiusi nel proprio guscio ma cercare di raggiungere il lettore. Il fumetto, come il cinema, è un mezzo di comunicazione di massa, dunque deve arrivare alla massa.
Per finire, ci ha colpito molto l’appunto che campeggia nel tuo studio: “Ti ascolto, ma ti ignoro”. Puoi rivelarci a cosa si riferisce?
Quello è un gentile monito della mia ragazza Nico, anche lei disegnatrice. Ed appartiene alla categoria dei disegnatori normali, quelli “iper-concentrati”, che non vogliono alcuna distrazione mentre disegnano. Io invece, come accennavo, quando ho terminato la fase di lay-out e sceneggiatura, posso tranquillamente mettermi a disegnare al centro della Sagra della Salsiccia senza essere minimamente disturbato. Per cui, quando disegniamo insieme, io la bombardo di parole, discorsi, monologhi, lei si limita ad annuire.
Questo post-it mi ha svelato la verità.