La nostalgia è una cosa tremenda. Se coglie sotto i 30 anni, poi, è proprio patologica, e a volte basta molto poco per scatenarla. Ad esempio, una semplice copertina con Paperinik che affronta un evroniano. Stiamo forse scherzando: un evroniano?!? Ma PK non era finito 12 anni fa?!?
Parentesi per chi non è un Pker.
Parentesi nella parentesi: se non sai cos’è un Pker non sei un Pker. Chiusa la parentesi nella parentesi.
PK è un universo narrativo in cui Paperinik deve affrontare minacce degne di un vero supereroe: gli evroniani, perfidi alieni succhiaemozioni, il pirata temporale noto come il Razziatore, supercomputer impazziti e altri nemici fantascientifici. Per farlo dispone di un armamentario futuribile e dell’alleanza dell’intelligenza artificiale ‘Uno’, entrambi opera del geniale inventore scomparso Everett Ducklair. La prima serie, PKNA – Paperinik New Adventures, è del 1996 ed è durata 52 numeri più 4 speciali. La successiva PK² ne è la continuazione, mentre la terza Pikappa è un reboot, ispirato alle serie Ultimate della Marvel.
Ah: fine della parentesi.
La copertina con l’evroniano è quella di Paperinik Appgrade n.16, sulle cui pagine ha inizio “Universo PK”, storia in 5 numeri scritta da Tito Faraci – colonna di PK – e disegnata da Paolo De Lorenzi e Vitale Mangiatordi. Una breve saga che vede ritornare evroniani e Razziatore a complicare la vita al difensore di Paperopoli. A differenza di quanto accadeva in PKNA, in questo arco narrativo Uno non esiste, e Paperinik è costretto a difendere la terra armato di tradizionali stivaletti a molla e 313-X. La storia si propone quindi come un “What if…” – “Cosa sarebbe successo se…”, formula tipica dei fumetti di supereroi americani – destinato a tutti i Pkers in astinenza, ma anche ai nuovi lettori di Paperinik. Questo è quanto scriveva Valentina De Poli nel suo editoriale, ed è anche ciò che dichiarava Faraci nell’intervista che gli abbiamo fatto in occasione dell’uscita della prima puntata.
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In effetti, per la gioia dei vecchi lettori, la storia è punteggiata di citazioni ai primi tre numeri di PKNA (0, 0/2 e 0/3). Molte situazioni si ripetono – addirittura con le stesse inquadrature – ma con una grande differenza: tutto è virato in chiave comica. Il dubbio che sorge leggendo, però, è che la maggior parte delle gag siano in realtà accessibili solo a un Pker, e che i nuovi lettori siano in qualche modo tagliati fuori. Certo, potranno godersi benissimo la storia – le citazioni di PKNA sono accessorie alla trama – ma avranno la sensazione che qualcosa sfugga loro. Ad esempio, perché gli autori si soffermano così tanto sull’identità di tale John Smith, attaccato dagli evroniani all’inizio della storia? Chi ha letto PKNA #0 “Evroniani” sa che al suo posto dovrebbe trovarsi la star televisiva Paperilla Starry, appena sfuggita a un’orda di fan, e non il proverbiale tizio qualunque.
Tuttavia la storia, per fortuna, non vive solo di citazioni e rimandi, e vede Paperinik al fianco dei suoi alleati tradizionali Archimede e Zio Paperone, interessato a salvare il mondo per salvare i suoi affari, ma anche dell’aliena Xadhoom e del Razziatore stesso, in un mix tra Paperinik e PK. Che “Universo PK” sia a metà strada tra le due vite del papero mascherato lo si può notare anche dai disegni. Si alternano infatti pagine costruite con una gabbia libera, nello stile dei fumetti americani già adottato per PKNA, e pagine realizzate seguendo le classiche tavole disneyane a sei vignette. Il risultato è una storia un gradevole ritmo grafico, fatto di picchi e pause dello sguardo, di momenti lenti e accelerazioni.
Forse la cosa che è mancata davvero a Universo PK è, in realtà, proprio il concetto di base della serie. “Cosa sarebbe successo se Paperinik avesse dovuto affrontare i nemici di PK senza Uno e la tecnologia Ducklair?”
In PKNA c’erano già stati degli episodi in cui compariva questo tema; uno tra tutti “Rinascita”, dallo Speciale del 1998, #0/1, in cui Paperino deve affrontare dei coolflame in un luna park con le armi del “vecchio Paperinik”. Faraci stesso ci aveva offerto la soluzione nel finale di “Trauma”, uno degli episodi più memorabili della serie. A sconfiggere l’enorme evroniano non era stato l’eroe Paperinik, armato di esoscheletro da combattimento, ma la forza d’animo del “piccolo, fragile papero” che è dietro la maschera.
Per questo la lettura di “Universo PK” lascia un po’ l’amaro in bocca a chi ha letto le vecchie storie, in cui PK doveva metteva in gioco tutto se stesso per vincere. Adesso, per salvare il mondo, gli basta sfruttare i poteri dei suoi nuovi alleati, Razziatore e Xadhoom. E, diciamolo, forse saremmo capaci tutti avendo al nostro fianco un corpulento viaggiatore nel tempo che spara raggi dalle mani e un’aliena fatta di pura energia, che brucia dalla voglia di vendicarsi del nostro comune nemico.
“Universo PK” aveva, in potenza, tutte le carte per esaltare i Pkers: uno dei migliori sceneggiatori di PK, il ritorno dei personaggi più amati della serie e il confronto – attesissimo e mai avvenuto prima – tra evroniani e Razziatore. Purtroppo la sensazione è di qualcosa riuscito a metà, che può divertire sia il nocciolo duro sia i nuovi lettori, ma che non soddisfa appieno né gli uni né gli altri.
Di certo ha il merito di aver regalato la gioia di ritrovare il Razziatore e Xadhoom in nuove avventure, e non negli albi incellofanati e riposti con cura 12 anni fa. Inoltre, ha inaugurato un nuovo universo, che promette altre storie inedite sulle pagine di Paperinik Appgrade, e un universo libero dalla continuity di PK, che potrà introdurre da zero vecchi personaggi e farli agire in modo molto diverso. Un intero universo di “What if…”, insomma: mica poco, per casa Disney.
L’altro merito è di aver aiutato a “farsi la bocca” in attesa del grande ritorno di PK. “Universo PK” ha infatti preparato i lettori di Topolino al mondo di PK in piena fase di rilancio in queste settimane, e ai suoi alieni succhiaemozioni e viaggiatori nel tempo, permettendo così di non catapultarli, spaesati, in un universo narrativo già formato ma di cui non hanno fatto esperienza da lettori (come noi nostalgici, ragazzini negli anni Novanta).
Un buon antipasto, insomma. Non solo per i Pkers.