Un frammento del sogno di Jiro Horikoshi deve essere caduto su Roma. Nelle forme di un’elegante elica di legno, disegnata da quel Giovanni Battista Caproni, il conte Caproni che abita i sogni del protagonista di Si alza il vento, il film di Hayao Miyazaki che si può vedere – finalmente, ma sciaguratamente per soli 4 giorni! – nelle sale italiane. Eccola:

Sta nell’atrio della sede della Temple University a Roma (Lungo Tevere Arnaldo da Brescia, 15) che spesso ospita mostre d’arte. Una targa affissa a fianco spiega che si tratta dell’elica del biplano Caproni Ca.5 e ricorda che l’edificio, oggi sede dell’Università, in origine è stata una delle residenze della famiglia Caproni e che i primi aerei Caproni furono concepiti e disegnati in quello stabile.

È una piccola ma preziosa testimonianza dell’ingegno di Caproni, pioniere dell’aviazione sognata e realizzata, la cui storia e opera sono ricostruite, conservate e tramandate nel bellissimo Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni a Trento. Lì ci sono i modelli di punta della produzione aeronautica dell’ingegnere trentino (1886 – 1957), alcuni dei quali hanno direttamente ispirato il film di Miyazaki, come il mastodontico Transaereo Noviplano Caproni Ca.60 e il bimotore Caproni Ca.309 ‘Ghibli’: sì proprio come il nome della Studio d’animazione di Miyazaki.

C’è un analogo sogno del volo in Caproni e Jiro-Miyazaki (e in suo padre, costruttore di aerei anche lui).

Un’identica perizia artigianale che si fa prodotto industriale, dalle eliche incollate strato a strato ai fotogrammi disegnati uno a uno.

Una cura dei materiali e delle forme fatta «a mano», quasi intagliata nel legno, come fece Tintin per ricostruire l’elica del suo aereo precipitato nel Paese dei Soviet.