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FocusI 90 anni del Giornalino

I 90 anni del Giornalino

di Stefano Gorla*

Era il 1° ottobre 1924 quando uscì il Giornalino. Una scommessa e una sfida. Era, per i bambini e ragazzi italiani il primo giorno di scuola e un nuovo compagno di carta si affiancava loro. Come è noto esisteva già un discreto numero di riviste destinate a bambini e ragazzi, seppure non si era ancora nell’esplosione della stampa di massa. Dal Novellino al Corriere dei Piccoli passando per Il giornalino della Domenica. E non mancavano testa che facevano riferimento al mondo religioso, da Italia Missionaria al Messaggero dei Ragazzi, nella formula Sant’Antonio e i fanciulli.

La copertina del primo numero del Giornalino, del 1 ottobre 1924.
La copertina del primo numero del Giornalino, del 1 ottobre 1924.

Il contesto generale portava con sé elementi d’innovazione e qualche tarlo di crisi che si svilupperà negli anni successivi.  È nel clima effervescente degli anni Venti, dove prese il via quel processo che vide l’editoria trasformarsi da fenomeno di élite a fenomeno di massa, grazie all’impulso di nuove tecnologie e per le richieste nate dai nuovi soggetti culturali formatisi durante la prima guerra mondiale. Si esce dall’editoria elitaria fortemente ideologizzata di fine Ottocento per introdursi all’editoria di massa; si vedono i primi passi di quell’industria culturale che attraverserà tutto il Novecento.

Il 1924 resta un anno di rilievo per il mondo dei media. È il 16 aprile quando viene fondata la Metro-Goldwyn-Mayer, leone ruggente della storia del cinema e il 6 ottobre quando l’URI (Unione Radiofonica Italiana) inizia le trasmissioni radio dalla stazione di Roma. Nel frattempo, solo pochi giorni prima, il 21 settembre, viene inaugurata la prima “autostrada” del mondo: la Varese-Milano. Certo, le macchine in circolazione sono poco meno di 60 mila in tutto il territorio nazionale e l’autostrada ha come caratteristica principale quella di essere libera da attraversamenti pedonali e… animali, ma questo è uno dei segni del tempo, tutto teso al futuro. Il 27% della popolazione italiana è ancora analfabeta, mentre da un solo anno è stata varata la riforma scolastica Gentile sintetizzata dallo slogan «per una scuola migliore».

È in questo clima che don Giacomo Alberione, un sacerdote intorno ai quarant’anni, decide di investire sui ragazzi alleandosi con le intuizioni pedagogiche aperte della scuola attiva o dell’attivismo pedagogico che pongono il bambino al centro, senza spingerlo a diventare adulto nel più breve tempo possibile ma rispettandone la sua dimensione infantile. Investe sui ragazzi guardando con interesse ai frutti all’esperienza di don Giovanni Bosco e, forse, a quella di Lord Baden Powell, il fondatore dello scoutismo, che del cammino fatto insieme e dell’interazione tra educatore e educando aveva fatto il proprio punto di forza.

Un caso singolare nel mondo dei periodici, l’intuizione di don Alberione di rivolgersi direttamente a bambini e ragazzi con un giornale che unisca in sé elementi per una formazione integrale della persona, in un equilibrato mix di divertimento, formazione e informazione che, da sempre, accompagna la storia del Giornalino. In questo processo sono centrali i lettori, i bambini e i ragazzi, prima ancora che ogni struttura organizzativa o editoriale, un indicativo indirizzo strategico anche negli investimenti.

La copertina del primo numero ne è il manifesto: al centro i ragazzi, nello sfondo il resto. E ai ragazzi, il meglio, educando al bello seppur nei limiti del possibile per una giovanissima editrice: ed ecco la bicromia e le illustrazioni delle origini.

Un’indicazione che resterà costante nella storia del settimanale che, nel suo lungo percorso, non ha mai smesso di essere coraggiosamente e testardamente dalla parte dei ragazzi, rischiando anche il paternalismo ma senza mai caderci veramente.

Spesso ci si sente emotivamente inadeguati per stare dalla parte dei bambini e dei ragazzi che, è bene ricordarlo, non sono né un tema né un problema ma neanche semplicemente e banalmente una risorsa: sono desiderio, ingegno, sguardo aperto sul futuro. Sogno, fantasia, avventura e saggezza vitale. E questo, senza fare poesia stucchevole. Anche i ragazzi possono essere sordi e ciechi, violenti e pessimi, imbecilli proprio come un adulto. Anche se, a differenza degli adulti, è più difficile che questi atteggiamenti alberghino in loro in modo stabile.

Su questa filosofia della centralità del ragazzo si costruisce l’avventura del settimanale che il tempo ha dato la palma del più longevo d’Europa.

«Educare divertendo» la formula che è diventata paradigma, quasi un motto che ha accompagnato la storia del Giornalino, sintetizzando lo sforzo e la consapevolezza di offrire un giornale che aiutasse i ragazzi a far emergere interessi e curiosità, avendoli sempre come protagonisti.

Non è un caso che coniugando questa formula con l’accompagnamento scolastico, in diverse, fortunate iniziative, “il Giornalino meraviglia” prima e “Conoscere Insieme” in seguito, così si dicesse ai giovani lettori: «Qui si vuole trasformare lo studio in divertimento: suoni, immagini a colori ti guideranno attraverso l’affascinante mondo della conoscenza, lasciandoti padrone delle tue scelte e libero di intervenire con la tua personalità e la tua fantasia».

Quale lingua?

Un linguaggio articolato, come risorsa e insieme come strategia, ha accompagnato la vita del settimanale. Una costante sfida in cui coniugare avventura, fumetto, educazione, fornendo ai ragazzi una grammatica e una sintassi per capirsi e dirsi, per capire e dire il mondo che li circonda.

Se il Giornalino nasce in bicromia e illustrato, come rivendica il sottotitolo, è perché si punta a una pluralità di linguaggi necessari per accompagnare la crescita dei ragazzi, sempre nella logica del fratello maggiore, un po’ complice un po’ punto di riferimento.

È il 9 novembre 1924 quando appare, dopo varie illustrazioni, il primo fumetto, ed è un fumetto-verità o graphic journalism, tratto da un fatto di cronaca.

«A Calusco, alcuni operai stavano caricando alla stazione un furgone che conteneva un leone, due iene, un giaguaro e tre orsi, quando il furgone cadde a terra e si sfasciò e i terribili animali rimasero in libertà». Così il testo di una vignetta disegnata da Carlo Nicco (secondo l’attribuzione di Antonio Faeti), uno dei migliori disegnatori piemontesi dell’epoca. La tavola è composta di quattro vignette e il testo corre al piede, secondo l’abitudine del tempo. Da quel momento il linguaggio fumetto, accompagnato anche da illustrazioni, ha fatto irruzione nella storia del settimanale: Attilio Mussino, Antonio Rubino, Sebastiano Craveri, Santo D’Amico, Ennio Zedda, Lino Landolfi, Ruggero Giovannini, Gianni De Luca, Gino Gavioli, Franco Caprioli e poi Rino Albertarelli, Luciano Bottaro, Angelo Bioletto, Giovanni Boselli, Carlo Boscarato, Alfredo Brasioli e ci fermiamo soltanto alla lettera B nell’elenco alfabetico degli autori.

«Scrivere per fanciulli», diceva l’Alberione, «è arte singolarmente rara e difficile che, oltre che vocazione speciale, richiede nell’apostolo (così vedeva i suoi!) preparazione adeguata e attività sapiente». Più meno il concetto espresso qualche decennio più tardi da Dino Buzzati: «Scrivere per ragazzi è come scrivere per gli altri, solo più difficile!». C’è qui tutta la consapevolezza di un’avventura affascinate ma anche complessa, che richiede duttilità e applicazione specifica. In questo ruolo si sono alternati in novant’anni redattori e collaboratori, in un costante sforzo empatico nei confronti dei lettori, vero centro del giornale. Naturalmente, non tutto era presente dalle origini, ma la direzione era indicata con forza e si può dire che è stata perseguita con tenacia passando per prove ed errori, qualche scivolata nel paternalismo (anche se ogni intervento è sempre da contestualizzare e leggere certe pagine con le lenti dell’oggi rischia di sfalsare i dati), ma anche per strategie editoriali articolate e intuizioni forti, che hanno accompagnato nel tempo generazioni di lettori.

La copertina a tema fantascientifico di un'uscita del 1958.
La copertina a tema fantascientifico di un’uscita del 1958.

Progetto rivista

I due pilastri su cui, lungo i decenni, si è costruito il settimanale, sono i fumetti e il giornalismo per ragazzi, ai quali si sono affiancati la forte interattività e il dialogo con il lettore, come manifestano le abbondanti e specifiche rubriche di posta e gli inviti reiterati alla collaborazione, ora attraverso concorsi ora gruppi di lettura, tornei sportivi e quanto rinsaldava il senso di appartenenza alla “famiglia Giornalino”.

I due pilastri hanno concorso (e concorrono tutt’ora) a realizzare il progetto della rivista: fornire a bambini e ragazzi gli strumenti per leggere la realtà, il loro quotidiano, armonizzando uno sguardo attento ai gusti e ai consumi culturali dei lettori e una capacità di proposta tipica dell’educatore; a questo concorrono sia i fumetti sia il giornalismo per ragazzi.

La produzione amplia, amplissima di personaggi e di serie a fumetti ha definito il posizionamento della testata in un posto di pregio nella produzione fumettistica italiana. Non sono mancate le incursioni all’estero, ma sempre in stretto collegamento con la mission della testata e alla ricerca di qualità. In occasione del cinquantesimo della testata, per esempio, si annunciava con enfasi l’arrivo di Asterix, forse il più celebre dei personaggi a fumetti d’Europa, e di Lucky Luke. Personaggi non sconosciuti al pubblico italiano, ma che facevano la loro apparizione per la prima volta sulle pagine di un settimanale, serializzando a puntate quanto uscito in volume.

L’attenzione alla pluralità di temi e del dibattito societario ha portato il settimanale a offrire a bambini e ragazzi, attraverso la grammatica e la sintassi dell’avventura e del divertimento, un immaginario con cui esprimersi e punti di riferimento per leggere la realtà. È emblematica da questo punto di vista la serie del Commissario Spada, che ha fornito agli adolescenti del tempo la lingua per dire e comprendere il terrorismo, le sette sataniche, gli hippy e i traffici illeciti internazionali. Ma questo è soltanto un esempio. La costante interazione generazionale ha abitato numerose storie e narrazioni diverse: il dibattito e la complicità, le tensioni e le fatiche familiari sono state indagate e raccontate, così come il tema della pace, quello dello sviluppo della società e dei sentimenti, le tematiche religiose, senza cadere nel didascalismo e con un particolare equilibrio per quanto riguarda l’educazione di genere, tenendo insieme temi esplicitamente femminili e temi maschili; offrendo la possibilità del confronto e della lettura non ruolizzata. Parole e immagini si sono sforzate di offrire modelli di donne e uomini, di ruoli e di relazioni, improntati all’alterità vissuta come ricchezza, facendo intuire strade per risolvere le inevitabili conflittualità.

Stili e narrazioni, sia grafiche sia testuali, hanno contribuito in modo inequivocabile a questo processo puntando sulla dimensione della scoperta e della curiosità, vera porta d’ingresso dell’approfondimento e del formarsi del gusto e dell’interesse.

Pur nelle diversità e nelle specificità di un tempo oggettivamente lungo, il Giornalino si è sforzato di dare ai lettori un giornalismo vero, contribuendo a creare il “genere” giornalismo per ragazzi.

Un approccio ai diversi temi rispettoso dell’intelligenza e della sagacia dei lettori, consapevole dell’età e dell’esperienza dei lettori stessi. Articoli, approfondimenti, interviste, rubriche che hanno fornito ai ragazzi elementi per farsi un’idea di quanto li circonda, fornendogli strumenti per la lettura della realtà. Con uno sguardo sull’attualità e sul mondo, e non solo sul mondo dei ragazzi.

Questo è stato possibile grazie a professionalità di grande specializzazione e una grande attenzione al linguaggio, semplice ma non banale o banalizzante, con la consapevolezza che i ragazzi vanno presi sul serio e con grande rispetto.

Interviste, commenti, inchieste e reportage sono state utilizzate per offrire ai ragazzi un’articolata proposta. Tra gli scrittori e i giornalisti: Folco Quilici, Indro Montanelli, Piero Angela, Ambrogio Fogar, Piero Bianucci, Giancarlo Ligabue, Fulco Pratesi, Maurizio Leigheb, Alfredo e Angelo Castiglioni… e poi le firme sportive, da Gian Paolo Ormezzano a Giacinto Facchetti, Antonio Cabrini, Michel Platini e Paolo Maldini. Presentare gli avvenimenti, indagarne le cause e proporre il tutto con taglio e linguaggio intelligibile ai ragazzi, anche nel lessico e nelle semantiche. Il numero di collaboratori e la loro identità, ma anche il costante lavoro della redazione per “tradurre” i contenuti, hanno offerto squarci di qualità alta che affascina, ed ha affascinato, anche il mondo adulto.

Pinkie, uno dei personaggi storici della rivista, su una delle copertine più recenti.
Pinkie, uno dei personaggi storici della rivista, su una delle copertine più recenti.

Uno sguardo al futuro

La mission storica della San Paolo riguardo al mondo di bambini e ragazzi è stata incarnata fino al 2000 dal solo il Giornalino e dei suoi innumerevoli supplementi o iniziative editoriali collaterali. Con il nuovo millennio, si è fatta sempre più urgente la necessità di raffinare i target di riferimento, consapevoli di poter contare su di un pubblico sufficiente vasto e fedele ma che, per necessità di cose, si rinnova continuamente (la “vita” media di un lettore del Giornalino è intorno ai sei anni).

Ecco che nascono nuove testate che cercano di soddisfare le esigenze di quelle fasce d’età che facevano riferimento al settimanale solo per alcune parti di esso.

Nel 2001 nasce G Baby il mensile per i piccoli, con uno sguardo centrato tra i 3 e i 7 anni, a cui nel 2013 vengono affiancati due quadrimestrali G Baby giochi e G Baby DireFareGiocare. Filastrocche, storie e fiabe, ma anche attività con diversi materiali, un primo approccio alle lingue straniere e anche fumetti prodotti esplicitamente per quella fascia d’età.

Sempre nel 2013, in seno all’Area Ragazzi della Periodici San Paolo nasce un mensile totalmente in inglese, la lingua global e del web, I love English Junior e un secondo mensile in lingua italiana, Super G, pensato per lettori forti dai 12 anni in su: letteratura e racconti, fumetti dal grande respiro per storie complete e ampie come un albo, poesia. Una formula che guarda con attenzione al mondo della letteratura per adolescenti, disegnata e letteratura tout court, tra avventura, impegno e divertimento.

Prospettive ancora in fase di valutazione ma sempre fedeli alla storia del Giornalino:  tenendo al centro i lettori, bambini e ragazzi.

*Questo articolo è stato pubblicato su Il glorioso Giornalino. 90 anni dalla parte dei ragazzi (Comicon Edizioni, 2014).
Stefano Gorla è il direttore de il Giornalino e direttore responsabile Area Ragazzi – Periodici San Paolo.

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