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Lo scaffale di Adam Hines, l’autore di ‘Duncan the Wonder Dog’ [Intervista]

Alla fine della nostra lunga intervista in due parti con Adam Hines, l’autore di Duncan the Wonder Dog, non abbiamo potuto trattenere la curiosità e gli abbiamo chiesto quali sono i suoi 10 fumetti preferiti. Ecco cosa ci ha risposto.

Leggi la recensione di Duncan the Wonder Dog

Leggi l’intervista con Adam Hines, l’autore di Duncan the Wonder Dog

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Uno degli scaffali a fumetti di Adam

Adam, potresti dirci quali sono i 10 fumetti essenziali secondo te? Quelli che consideri indispensabili e che consiglieresti ai nostri lettori?

Certamente. Mi sono dato alcune “regole”: non mettere fumetti la cui importanza per quanto mi riguarda è stata amplificata in modo significativo da film o cartoni animati (per cui Batman e i Peanuts sono fuori). Allo stesso modo non includere lavori artistici in senso ampio come le opere di Saul Steinberg o Une semaine de bonté di Max Ernst: devono essere specificatamente fumetti. Devo dire che mi vergogno un po’ che non ci siano donne in questa lista quindi, per quanto mi riguarda, consiglio a tutti i lettori di dare un occhio a For Better or Worse di Lynn Johnston, Faire semblant c’est mentir di Dominique Goblet, The Star of Cottonland (Wata no Kuni Hoshi) di Yumiko Oshima, alle strisce di Alice Harvey sul New Yorker e su Life e a tutti i lavori di Lynda Barry. Ah, per finire: The Cartoon History of the Universe di Larry Gonick è il numero 11 della lista.

Ecco la mia lista in ordine sparso:

Krazy Kat
Krazy Kat, di George Herriman

Probabilmente la mia prima scelta se dovessi restare in un’isola deserta, anche se a quanto pare non è una scelta così originale. L’ho scoperto in un’antologia di vecchie strisce a fumetti quando ero ragazzo, anche se ora non riesco a ricordarmi il nome del libro in questione. Mi piace tutto di Krazy Kat e lo considero un po’ come lo standard impossibile a cui mirare costantemente.

From Hell
From Hell, di Alan Moore e Eddie Campbell

Il mio “graphic novel” preferito tra quelli che ho letto finora. Potrei aggiungere a questa lista altre tre o quattro storie di Alan Moore e altri due o tre libri di Eddie Campbell ma From Hell, per quanto mi riguarda, è il mio libro preferito di entrambi gli autori e quello che considero il meglio riuscito da parte loro. Mi dà ancora i brividi.

Conte Demoniaque

Conte Démoniaque, di Aristophane

La sfida era tra questo libro e Le Grand Duduche di Cabu per qualcosa di tipicamente europeo e alla fine Conte Démoniaque ha vinto l’incontro. Aristophane era un illustratore di Guadalupa che è morto troppo giovane ma che ha fatto in tempo a lasciarci una breve lista di grandi opere. Questa storia, che parla di demoni e dell’inferno, è quella che rileggo più spesso. Un libro davvero, davvero notevole.

Far Side

Far Side, di Gary Larson

Delle molte strisce a fumetti che ho letto a cavallo tra gli anni ’80 e gli anni ’90 e che ho amato quando ero ragazzo (inclusi soprattutto Calvin & Hobbes di Watterson, Doonesbury di Trudeau, Mother Goose and Grimm di Peters, Non Sequitur di Miller e FoxTrot di Amend) questa è quella che ricordo con più affetto. La preferisco anche ai lavori di Kliban e Adams, un’opinione che forse altri troveranno sacrilega. Nessun altro fumetto mi ha fatto ridere come Far Side.

La FeniceAkira

La Fenice, di Osamu Tezuka; Akira, di Katsuhiro Otomo

Quando iniziai a scrivere la sceneggiatura di quello che sarebbe poi diventato il primo volume di Duncan the Wonder Dog erano questi i due libri che più di ogni altra cosa avevo in mente come modello da emulare. Li ho letti entrambi in ristampa e in formato grande volume e ho amato così tanto quel tipo di esperienza che non ho mai più voluto né leggere – né tantomeno creare – dei singoli albi brevi come ad esempio quelli classici da 32 pagine. Entrambe queste opere sono follemente ambiziose, disegnate splendidamente, sceneggiate con cura e hanno completamente cambiato il modo in cui penso al medium fumetto.

xmen-days-of-future-past

X-Men e i suoi vari spin-off (Chris Claremont, Neal Adams, Len Wein, Dave Cockrum, Paul Smith, Arthur Adams, Andy Kubert, Jim Lee, John Byrne, Bill Sienkiewicz, Jack Kirby e molti, molti altri autori)

Penso che i libri degli X-Men, considerati nel loro insieme, formino una chimera estremamente bizzarra e affascinante fatta di linee guida aziendali e storie personali. Anche al loro peggio non sono mai noiosi; nelle punte di eccellenza a livello qualitativo, invece, raggiungono i gradi più alti della pop art. Le tre storie che consiglierei a chiunque sia interessato agli X-Men sono: il ciclo Nuovi Mutanti (#18-31) di Bill Sienkiewicz e Chris Claremont, il Wolverine firmato Frank Miller e X-Force di Peter Milligan e Michael Allred, il ciclo dove Kitty Pryde deve combattere un demone il giorno di Natale e quello dove Tempesta diventa un vampiro.

Mort Cinder

Mort Cinder, di Héctor Germàn Oesterheld e Alberto Breccia

Alberto Breccia molto probabilmente è il mio disegnatore di fumetti preferito di tutti i tempi e in questa lista avrei potute mettere tranquillamente anche Ernie Pike, Perramus o qualsiasi altro suo lavoro. Questa serie argentina scritta da Héctor Germàn Oesterheld è la mia preferita: un uomo che non può morire e che attraversa diverse epoche storiche. Disegnato in modo fantastico.

Cola MadnesCola Madnes, di Gary Panter

Preferisco questa singola storia – un tizio che si imbarca in un viaggio allucinante e finisce ossessionato da una coca cola – alle altre storie della serie Jimbo disegnate da Panter. Gary Panter è uno dei pochi autori di strisce a fumetti che riesco a godermi sia semplicemente guardando i suoi disegni sia leggendo i suoi lavori. Lo rileggo una volta all’anno e devo dire che Ninja di Brian Chippendale forse è l’unico altro fumetto recente con cui ho questa stessa sensazione.

Muno no Hito

Muno no Hito, di Yoshiharu Tsuge

Il mio film preferito è Au hasard Balthazar di Robert Bresson e penso che questo libro, che parla di un uomo che prova disperatamente a far quadrare i conti della propria vita, sia tra tutti quelli presenti nella lista il più simile come impatto emotivo. Tsuge ha un senso dell’umorismo decisamente oscuro e malato, come si evince dalla scena di questo libro in cui un uomo non riesce a suicidarsi come vorrebbe perché interrotto più volte in modo “scherzoso”.

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