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Graphic NovelBig Questions: Anders Nilsen alle prese con le grandi domande della vita

Big Questions: Anders Nilsen alle prese con le grandi domande della vita

Da grandi domande derivano grandi fumetti, potremmo dire citando la celebre frase di Spider-Man. E Big Questions di Anders Nilsen grande lo è davvero, sia per le sue dimensioni fisiche imponenti – stiamo parlando di un libro di 600 pagine, due chili di peso e uno spessore di quasi sei centimetri, misure che lo rendono perfetto se avete intenzione di usarlo come mattone da costruzione – sia per la sua notevole importanza all’interno del variegato mondo dei fumetti indipendenti statunitensi.

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La copertina di “Big Questions”

Big Questions, pubblicato originariamente dall’autore in 15 capitoli dal 1996 al 2011 e riassemblato poi in un’unica grande edizione antologica dalla casa editrice statunitense Drawn and Quarterly, è senz’altro l’opera più rilevante di Anders Brekhus Nilsen, 40enne autore di fumetti che dal 2004 ad oggi si è fatto notare più volte per la qualità dei suoi lavori di illustrazione – citiamo tra gli altri Dogs and Water, The End e il più recente Rage of Poseidon – diventando presto una delle punte di diamante di Kramers Ergot, l’antologia del fumetto underground statunitense punto di riferimento per gli amanti dei talenti emergenti e di nicchia.

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Alcuni strani personaggi di “Big Questions”: un sordomuto con problemi mentali (sx) e un pilota (dx)

Le classiche grandi domande – Chi siamo? Dove andiamo? Com’è questo libro? 

Immaginate una pianura desolata, con pochi alberi e qua e là qualche basso cespuglio. Due uccellini stanno beccando dei semi e cercando dei vermi in mezzo all’erba. Improvvisamente uno dei due si ferma, alza lo sguardo, fissa il suo compagno stupito e gli chiede:

“Sai, ultimamente sto riflettendo molto su alcune grandi domande. Per dire ora stavo pensando a una cosa: secondo te in che misura siamo responsabili dei nostri destini? Cioè voglio dire, devo impegnarmi personalmente per ottenere una vita piena e soddisfacente oppure invece basta che me ne stia buono buono ad aspettare che le cose seguano il loro corso?”

Ecco, forse ora avete capito un po’ meglio che libro è Big Questions: un fumetto dove uccellini annoiati dalla monotonia della routine quotidiana tra un pasto e l’altro iniziano a discutere di libero arbitrio e massimi sistemi, non disdegnando di affrontare anche temi biblici e domande sul senso della vita con un tono che non stonerebbe affatto in un’opera teatrale di Samuel Beckett  o in un libro di Frank Kafka.

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Improvvisamente vi fanno una domanda del genere: cosa rispondete?

Big Questions: un libro enorme uscito quasi per caso da un breve sketch

Quando Anders Nilsen lo concepì per la prima volta nel 1996 dopo un laboratorio di disegno, Big Questions doveva essere semplicemente una breve serie di sketch e piccole storie da massimo una/due pagine su uccellini impertinenti impegnati a discutere le grandi domande filosofiche della vita. Nei 15 anni successivi tuttavia il progetto dev’essere in qualche modo sfuggito al piano originario di Nilsen – fortunatamente per noi, aggiungo – perché oggi ci troviamo a tenere in mano 600 pagine divise in 15 capitoli che, presi nel loro insieme, assomigliano molto a un grande affresco della religiosità e della filosofia morale umana. Con il tempo infatti gli sketch sugli uccellini filosofici si sono via via estesi sia come numero di pagine sia come densità narrativa: il risultato finale, come vedremo, è una grande storia e un grande fumetto.

Il pilota inizia ad avere strane visioni oniriche
Il pilota dopo lo schianto dell’aereo inizia ad avere strane visioni oniriche

Una favola filosofica per parlare di fede, religione e esseri umani

Partiamo dall’enigmatico sottotitolo del libro: “Asomatognosia“, una sindrome medica alienante che può spingerci addirittura ad attribuire a un estraneo i movimenti del nostro corpo. Cosa c’entra questa malattia con la trama di Big Questions? Molto se in fatto di religione la pensate come Anders Nilsen, che considera la fede un sistema mentale umano per proiettare il proprio inconscio su un’entità esterna soprannaturale (Dio o chi per esso). E gli uccellini di Big Questions da questo punto di vista sono estremamente umani.

Per una volta il serpente non è il simbolo del male
No, per una volta il serpente non è il simbolo del male

La trama di Big Questions: quando una bomba diventa un uovo

All’inizio del libro accade un evento singolare e straordinario: poco prima di schiantarsi un aereo in avaria con pilota a bordo sgancia per sbaglio una bomba su una pianura dove vivono gli uccellini filosofici. Questo fatto sconvolge notevolmente la piccola comunità di uccelli dando vita ai primi dibattiti tra i pennuti: la bomba, scambiata fin da subito per un uovo metallico gigantesco, è un dono divino o una maledizione? Non è forse piovuta dal cielo dalla pancia di un enorme uccello di ferro – l’aereo – scegliendo apposta questo piccolo angolo di mondo?

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L’aereo che trasportava la bomba si è appena schiantato sulla casa del giovane sordomuto

Subito dopo la caduta della bomba la comunità di uccellini si divide in due fazioni: da un lato i “seguaci dell’uovo metallico” che sorvegliano fiduciosi la bomba in attesa di un’eventuale ricompensa divina, dall’altro gli scettici che guardano con derisione e disprezzo i loro compagni “credenti”. Ma le sorprese non sono finite per la piccola comunità animale della pianura: l’aereo che trasportava l’ordigno si è schiantato sull’unica fattoria abitata della zona, lasciando in vita soltanto il pilota del velivolo – un uomo che a causa della sua narcolessia non riesce più a distinguere realtà e fantasia – e un giovane sordomuto con evidenti problemi mentali che viveva nella fattoria con la madre.

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La cabina di un aereo non sembra un po’ un uovo?

Dallo stupore alla venerazione il passo è breve: gli uccellini filosofici scambiano subito il pilota per un “grande cucciolo senza ali” partorito dall’uccello di ferro (l’abitacolo dell’aereo) e iniziano a costruire un sistema di offerte religiose – fatte sostanzialmente di briciole di pane e pezzi di verme – per la nuova divinità piovuta dal cielo. Lo stesso destino sembra colpire anche il giovane sordomuto con problemi mentali, che a causa dei suoi bizzarri e imprevedibili comportamenti viene dapprima lungamente osservato con curiosità scientifica dagli uccellini filosofici per poi essere considerato a tutti gli effetti una figura profetica portatrice di benessere per tutti gli animali della pianura.

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Gli incubi del pilota, sempre al confine tra realtà e fantasia

Lo stile visuale di Anders Nilsen: silenzi cinematografici in bianco e nero

Se scorrete rapidamente le 600 pagine di Big Questions vi accorgerete subito dell‘enorme evoluzione del tratto di Anders Nilsen durante i 15 anni della genesi dell’opera: all’inizio vedrete solo semplici sketch appena abbozzati e con pochi particolari, ma nel giro di pochi capitoli noterete che lo stile di disegno cambia drammaticamente e passa presto a un tratteggio di grandi panorami silenziosi e personaggi estremamente particolareggiati che, per l’estrema qualità degli innumerevoli dettagli in bianco e nero, ricorda certe incisioni artistiche di Albrecht Dürer.

Molte pagine del libro sono senza dialogo e basano il loro ritmo visuale su un uso eccellente dell’inquadratura dinamica delle vignette con movimenti cinematografici che alternano campi lunghi, lenti movimenti di macchina e veloci zoom sui personaggi.  Anders Nilsen si dimostra un maestro nella gestione del tempo d’azione dei personaggi e Big Questions è un vero e proprio trattato sul perfetto equilibrio tra silenzio e parola: ogni pagina è costruita in modo tale da dare l’illusione di allungarsi o contrarsi per sottolineare le differenti velocità d’azione dei personaggi. Ogni vignetta del libro scandisce, come un metronomo perfetto all’interno di uno spartito narrativo, lo svolgersi del ritmo della trama.

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Un esempio di layout a inquadratura fissa utilizzato da Nilsen

Il layout della pagina è estremamente libero e alterna schemi rigidi a griglia fissa con altri più liberi, il tutto condito con un uso frequente di splash page per i momenti di maggior impatto visivo. Da sottolineare infine il lettering dei titoli dei capitoli, piccoli capolavori di calligrafia che vengono spesso abilmente inquadrati come veri e propri elementi integranti del panorama visuale: vediamo così lettere che diventano di volta in volta nuvole, alberi, pietre e torrenti, quasi a voler nascondere il più possibile l’aspetto di finzione del racconto.

Conclusione: perché leggere Big Questions?

In Big Questions Nilsen riesce a tratteggiare in modo magistrale – attraverso una rappresentazione per molti aspetti simile al teatro dell’assurdo – le reazioni umane di fronte all’ignoto: la paura, lo scetticismo, la fede cieca nella volontà divina, l’indifferenza. Grazie all’allegoria degli animali filosofici l’autore statunitense ci presenta in modo brillante le diverse reazioni possibili a un evento inatteso e di proporzioni divine, tracciando in questo modo un esempio classico da manuale di antropologia di culto del cargo. La forma narrativa scelta da Nilsen per Big Questions predilige il racconto corale e la fusione di diverse storie. L’autore si permette addirittura il lusso – come nel famoso film di Akira Kurasawa, Rashomon – di accavallare spesso diverse narrazioni parallele e flashback contrastanti, facendo intravedere al lettore tutte le diverse tessere del mosaico narrativo ma lasciandolo volutamente senza un quadro generale unico e coerente.

Il risultato finale di Big Questions è un grande affresco a fumetti dell’incompletezza e della relatività di ogni conoscenza umana: siamo sicuri di essere poi così diversi dai piccoli uccelli che in buona fede scambiano una bomba per un uovo metallico e un pilota d’aereo narcolettico per un profeta?

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