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FocusProfiliChurubusco, il fumetto di Andrea Ferraris sul battaglione San Patrizio

Churubusco, il fumetto di Andrea Ferraris sul battaglione San Patrizio [Intervista]

Andrea Ferraris è un disegnatore genovese che da 20 anni lavora nell’universo Disney. Dopo essersi avvicinato al graphic novel con Bottecchia, scritto da Giacomo Revelli e uscito nel 2011 per Tunué, nel 2013 si è trasferito in Francia insieme alla famiglia «per vedere un po’ che aria si respira», come dice lui. A Parigi è arrivato con il progetto, già abbozzato, di raccontare una storia ambientata durante la guerra tra Stati Uniti e Messico del 1846. Un fumetto, intitolato Churubusco, che uscirà in Italia nel 2015. Abbiamo intervistato Andrea e ci siamo fatti raccontare la storia molto particolare di questo libro.

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Partiamo dai fondamentali Andrea, come si chiamerà il libro?

A meno di grandi colpi di scena il titolo sarà Churubusco. Oggi è un quartiere di Città del Messico inglobato nella metropoli che, probabilmente, nel 1847, all’epoca del mio racconto, si trovava poco lontano dalla città. E’ il paese dove si è rifugiato il Battaglione San Patrizio, sorta di brigata internazionale composta da soldati provenienti perlopiù dall’Irlanda ma anche da altri paesi, che, dopo aver disertato cominciò a combattere al fianco dei messicani. Nella mia storia ho spostato Churubusco sulle montagne, nascosto e inaccessibile è diventato il pueblo simbolo della resistenza. L’esercito americano lo cerca con ostinazione. Scoperto Churubusco e vinto il Battaglione San Patrizio, il Messico è conquistato, la guerra vinta.

Cosa ci puoi raccontare della trama?

E’ la storia di un italiano, emigrato in America e con una storia dolorosa alle spalle che si ritrova arruolato nell’esercito degli Stati Uniti a combattere in Messico. Una guerra molto importante per gli Stati Uniti, al termine della quale si annettono la California, oggi motore del paese. Su quel nuovo confine, disegnato alla fine delle ostilità, continuano a morire migliaia di sudamericani, molti dei quali messicani, che vanno a cercare fortuna in una terra che, paradossalmente, una volta era la loro.

Seguo, lungo il racconto, il protagonista, le sue convinzioni e la sua determinazione. Poi arriveranno i dubbi e il momento delle scelte.

Recentemente sono riuscito a scovare il nome di un paio di italiani che combattevano nel Battaglione. Uno è siciliano, un messinese, di un altro conosco solo il nome. Scoperte tardive, quello del mio libro è un italiano di fantasia. Un siciliano, non a caso, visto che la storia italiana del protagonista ha a che fare con il tipo di società, d’ancien regime, raccontata da Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo.

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Tu per fare questo libro sei venuto a Parigi..

Sì, ed è stato fondamentale. Ho sentito fin da subito un interesse forte nei confronti di quello che stavo facendo. Una volta, per puro caso, sono entrato all’istituto di cultura del Messico. Cercavo delle indicazioni sulle uniformi dei soldati. Ho conosciuto la direttrice dell’istituto che mi ha dato appuntamento dopo 10 giorni. Mi ha messo in contatto con l’ambasciatore del Messico a Dublino, il quale, curiosissimo, mi ha invitato in Irlanda per parlare del progetto. Dopo aver visto i disegni ha chiamato Paddy Moloney (il leader della folk band irlandese The Chieftains, che nel 2010 ha prodotto un concept album dedicato alle gesta del Battaglione San Patrizio, ndr). E così, dopo qualche giorno, ho incontrato Paddy a Dublino per parlare dei San Patricios. Mi ha promesso una prefazione per il libro.

Quando e per chi uscirà il libro?

Sarà pubblicato nel 2015 da Coconino. Mi mancano una ventina di tavole, in totale saranno 160. Per la versione francese non ho ancora firmato con nessuno, anche se ci sono alcuni editori interessati.

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E’ vero che per alcune tavole avete usato gli acquerelli al caffè?

E’ un idea di mia moglie. Ho usato il caffè, come fosse un acquerello, per il sogno anzi, l’ incubo del protagonista. Un incubo all’aroma di caffè. Non è certo una novità a livello di tecnica, lo faceva già Basquait.

Un folle..

Si, ma forse lo siamo anche noi, se pensi a quello che abbiamo fatto (ride, ndr). Con mia moglie e mia figlia ci siamo spostati, per questo progetto, a Parigi. Una scelta coraggiosa.

Sentivo il bisogno di raccontare qualcosa vicino a me, qualcosa che suscitasse il mio interesse. Quindi ho deciso di prendermi degli spazi, del tempo per poterci lavorare. Alla fine, com’è giusto, saranno altri a giudicare, ma io sono davvero soddisfatto di come è cresciuto il lavoro, della parte relativa alla scrittura e di come il mio disegno stia evolvendo. Sto imparando molto.

andrea ferraris chubrusco caffè

Nel frattempo hai continuato a lavorare per Egmont?

Naturalmente. Questo progetto, per ora, è un’autoproduzione. Ho quindi alternato periodi di lavoro con Egmont a lunghi momenti in cui ero su Churubusco. Fino ad ora le cose hanno funzionato e non ho ancora scontentato nessuno.

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