Fuego, la rivista in bianco e nero della “linea latina”

Fuego ha rappresentato la scommessa artistica di un gruppo di fumettisti innovatori che, a cavallo tra anni ‘80 e ‘90,  diedero vita ad una classica rivista-meteora, di notevole qualità artistica e cura editoriale. Uscì tra i mesi di febbraio e luglio del 1990, per sei numeri, di cui l’ultimo con doppia numerazione.

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La linea editoriale

Il fertile ambiente bolognese, che già aveva favorito la nascita di progetti di riviste d’autore come Orient Express e Dolce Vita, rende possibile ancora una volta l’incontro tra le personalità emergenti del (allora) nuovo fumetto italiano. Igort, in precedenza membro fondatore del gruppo Valvoline, riunisce attorno a sé autori interessati a rinnovare stili e formule narrative. Il comune denominatore è costituito dalla valorizzazione di una presunta “linea latina” rigorosamente in bianco e nero, da applicare come laboratorio di ricerca per nuove forme espressive. I temi annunciati nel primo numero sono: “supereroi”, “fantascienza”, “avventura” e “melodramma”.

Gli autori pubblicati sono tra i più interessanti e promettenti del momento: oltre allo stesso Igort, troviamo Onofrio Catacchio, Ottavio Gibertini, Massimo Semerano, Sebastiano Vilella, Otto Gabos e Giorgio Carpinteri. Dal quarto numero, inoltre, il gruppo accoglie l’americano Charles Burns e decide di fare una piccola concessione al colore: una sola tavola, posta in terza di copertina. Il tono di tutta la rivista rimane sempre ironico, talvolta sardonico, esplicitamente autocompiaciuto della missione rinnovatrice in atto. Lo dimostra anche l’apparato redazionale, che occupa poche pagine, ma significative: l’editoriale e lo spazio “Lucha Libre”, che raccoglie lettere e interventi. La polemica è un elemento costante, tuttavia senza strepiti eccessivi, sviluppata com’è in toni divertiti, grazie anche alla sintonia generale tra le voci pubblicate.

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Indice

Solo dal terzo numero è presente un canonico indice che riassume i contenuti della rivista. Ad ogni uscita, invece, cambia la grafica – senza tuttavia che l’equilibrio complessivo ne risenta. L’intento non è infatti solo informare e intrattenere i lettori, ma ribadire una visione estetica.

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Le firme

Il Direttore Responsabile è Franco Serra, noto per l’attività editoriale intrapresa con la cooperativa di autori Storiestrisce. Il Direttore Editoriale è Igort. In redazione ci sono altri autori emergenti come Ottavio Gibertini, Leila Marzocchi e Mario Rivelli (ovvero Otto Gabos). Le firme della rivista dimostrano la netta priorità data agli obiettivi artistici: coniugare la sperimentazione e l’innovazione stilistica con una diffusione massiccia della pubblicazione attraverso il circuito delle edicole. L’atteggiamento rivolto energicamente a raccordare fumetto e contemporaneità, attraverso la contaminazione con altri linguaggi, come la moda e la musica, è espresso nell’editoriale del primo numero, non firmato ma attribuibile a Igort.

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Gli autori

Ottavio Gibertini, con Hei, chiquita!

Otto Gabos, con Apartments

Otto Gabos, con Waiting for the doctor

Onofrio Catacchio, con Stella Rossa

Igort, con L’inferno dei desideri

Leila Marzocchi, con Pasion

Giorgio Carpinteri, con L’uomo non visibile

Ottavio Gibertini, con El Fuego

Ottavio Gibertini, con Do not disturb

Charles Burns, con Big Baby

Giorgio Carpinteri, con I diritti del Jazz

Massimo Semerano, con Dottor Cifra

Gibertini, Menotti, Granata, Colucci, Gabos, Marzocchi e Igort, con !Periodista!

Sebastiano Vilella, con L’anacronistico Thor

Il logo

Il logo della testata di Fuego è disegnato per colpire. Occupa tutta la larghezza della copertina, per un altezza di 7 cm. Le lettere sono reinventate in modo quasi onomatopeico, con una “f” dal tronco inclinato in modo da sembrare l’impugnatura di una pistola, la cui canna è formata dalle lettere successive, con la “o” finale rotonda come una pastiglia, ad esprimere una sua vocalità. Una soluzione elegante, arricchita dal motto “LINEA LATINA” collocato in una didascalia che prolunga idealmente l’asta superiore della “effe”. Fanno parte del logo anche alcuni ideogrammi giapponesi, senza alcuni significato particolare. Contattato Igort in merito, ha risposto essere un uso dadaista dei segni, in puro stile Valvoline.

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Il fumetto che non ti aspetti

Diversi fumetti pubblicati su Fuego sono stati poi riproposti e sviluppati successivamente, come Apartments di Otto Gabos. Il lavoro maggiormente apprezzato si è rivelato essere Stella Rossa di Onofrio Catacchio, proseguito in anni successivi sulla rivista Nova Express pubblicata da Granata Press, e poi raccolto interamente da Kappa Edizioni. Il protagonista è l’eroe futurosovietico Gregory Vostok, impegnato nella “terra-formazione” del pianeta Marte. Dotato di parti bioniche, le sue qualità non sembrano sufficienti per districarsi tra i continui imprevisti che incidono drammaticamente sull’esito della missione.

Stella Rossa colpisce per uno stile sintetico e virtuoso, fatto di forme tondeggianti, ma precise nel rappresentare il contesto spaziale e tecnologico. Inoltre Stella Rossa contribuisce ad allineare il nuovo fumetto di fantascienza italiano alle tendenze letterarie più fresche all’interno del genere. Lo spettacolo della tecnologia del futuro, gli scenari cosmici, le speranze per il domani, ma anche i toni retrofuturistici, fanno i conti con le problematiche della condizione umana.

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Inchieste, 45 giri e Violet!

“Fuego” è un progetto che non si ferma alla pubblicazione di fumetti. Spiccano così alcune iniziative speciali allestite in occasione delle prime due uscite.

Il primo numero della rivista offre una vera sorpresa. In allegato presenta un 45 giri in vinile firmato dal fantomatico gruppo dei “Los 3 caballeros”. Sul lato A, ma visualizzato sul retro di copertina, “Fuego”. Sul lato B, ma viceversa annunciato in copertina, “Nueva nueva Tijuana”. La produzione del disco è stata resa possibile dalla collaborazione del Comune di Salerno e si inserisce nel filone musicale elettronico della new wave del periodo.

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Insieme al secondo numero c’è invece l’allegato “Violet”, una miscela di contenuti vari in formato tabloid. Otto facciate coloratissime che parlano di immaginario collettivo, moda e appuntamenti pubblici con gli autori della rivista. Nelle pagine centrali il lancio del “grandeconcorso” WP Story per disegnare le migliori cinque t-shirt, in collaborazione con la catena di negozi WP Stores. Infine, da segnalare dal terzo numero, l’inchiesta “La violenza nei fumetti”, in cui autori, scrittori ed esperti intervengono assecondando (non sempre…) un questionario di quattro domande.

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Fuego non prosegue

Fuego si congeda dai suoi lettori annunciando un secondo ciclo di uscite dedicate ai “NUOVI MITI”, che però non vedrà mai la luce. La “linea latina” non convince, così come i tentativi di contaminazione e dialogo con altri mondi e linguaggi.

In quegli anni sono tanti gli esperimenti con la formula della rivista, e il loro frequente insuccesso commerciale alimenta un dibattito molto duro, che coinvolge autori e lettori. Eppure, anche questa pubblicazione si dimostra ricca di idee valide e spunti in grado di meritare altri destini editoriali. Alcuni dei nomi coinvolti dimostreranno anche negli anni seguenti il valore e la forza delle visioni espresse in Fuego, a cominciare da Igort, protagonista negli anni Duemila dell’avventura di Coconino Press.

*Rivisteria è una column che esplora il panorama delle grandi (e piccole) riviste del fumetto italiano. In ciascuna puntata ci concentreremo su una testata, attingendo agli archivi della biblioteca del Centro Fumetto “ Andrea Pazienza”.