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Da Bob Dylan a Hemingway, da Hendrix ai Freak Brothers. Intervista a Gilbert Shelton

Ho avuto il piacere di intervistare Gilbert Shelton, il padre de I Favolosi Freak Brothers, ospite a Lucca Comics & Games assieme a Robert Crumb presso la Comicon Edizioni. Mi ha accolto con grande disponibilità nella sua camera d’albergo, offrendomi da bere e concedendomi una lunga, divertente chiacchierata. Unica richiesta sottintesa: non parlare solo di fumetti. Per cui ci siamo ritrovati a conversare di tutto: da Janis Joplin a Bob Dylan, da Hemingway a Faulkner, da Charlie Parker a Jimi Hendrix.

E, ovviamente, di Robert Crumb.

gilbert shelton lucca comics

Eccomi qui davanti a uno degli autori grazie ai quali mi sono innamorato dei fumetti da adolescente. Sapeva di essere così seguito in Italia?

La prima traduzione dei Freak Brothers fu proprio quella italiana, della Arcana Editrice di Roma. Due ragazzi della casa editrice mi vennero a trovare in San Francisco con 400 dollari, chiedendomi il permesso di ristampare e tradurre il libro. Un’edizione fantastica, grande. Gli italiani ebbero una splendida reazione. Comunque ho avuto un successo anche maggiore in altri paesi. A un certo punto addirittura circolavano due versioni del libro, quella ufficiale e quella “pirata”.

I Freak Bothers rappresentano un’icona indelebile di un certo periodo storico, di un certo stile di vita. Qual è secondo lei il segno che quest’opera ha lasciato?

Difficile a dirsi. Venivo dalla tradizione dei fumetti umoristici. Nella scena underground a quell’epoca non c’erano fumetti umoristici, i fumetti underground erano fondamentalmente autobiografici e….come definirli? Voglio dire, come si può definire Robert Crumb? Fantasia mescolata a esperienze di vita, il tutto reso con un altissimo livello tecnico di disegno. Una capacità d’immaginazione illimitata. Fu proprio Crumb a incoraggiarmi in un certo senso a scrivere i Freak Brothers.

crumb shelton lucca comics

Come vi siete conosciuti?

Avevo grande familiarità con la sua opera molto tempo prima di conoscerlo. Anche se per un periodo avevamo lavorato per lo stesso editore, ci siamo incontrati molto dopo, nel 1969 circa, quando entrambi collaboravamo con l’East Village Other e The Gothic Blimp Work, le due grandi testate underground di New York di quel periodo.

Fu Spain Rodriguez a presentarci. Vivevo a New York, quel periodo, nella zona italiana di Manhattan, a Mulberry Street. Nessun nero capitava da quelle parti, solo italiani potevano circolare, era una zona molto conservatrice. Ma loro non lo sapevano che non ero italiano per cui andava tutto bene (ride)! Non era lontano dalla sede del giornale, che era un bisettimanale. E così, alla fine, incontrai Crumb. Poco tempo dopo, lui si trasferì a San Francisco, dove diede vita alla Rip Off Press, dove pubblicammo molti dei suoi libri. Quello fu un momento di grande concentrazione di autori underground, quali appunto Crumb, Spain Rodriguez, Bill Griffith, Art Spiegelman, Kim Dietch, Justin Green: quasi tutte le stelle della scena underground stavano a San Francisco nel 1969. Era come una repubblica a parte. Ho vissuto quindici anni a San Francisco ma non penso di aver incontrato nemmeno una dozzina di californiani (ride)! Tutti gli artisti degli altri stati venivano in California. Come Janis Joplin, ad esempio. Eravamo studenti assieme all’Università del Texas.

Puoi raccontarci un episodio con lei?

Beh, ce n’è uno divertente, che racconto spesso. Lei stava studiando recitazione, io studiavo storia dell’arte.  Lei divenne presto la stella assoluta delle hootenanny, le serate dedicate alla musica folk. Un giorno le dissi:”Senti, io amo suonare il pianoforte stile rhythm ‘n’n blues, perché non proviamo a fare della musica rock insieme?”, lei mi rispose  sdegnosa: “Noi artisti folk non facciamo rock!”. A quanto pare, dopo cambiò idea (scoppia a ridere)!!

shelton freak brothers comicon

Beh, dopo il dramma collettivo con la svolta elettrica di Dylan a Newport nel 1965 i seguaci del folk erano divenuti dei fanatici puristi…

Lo sai che quando Bob Dylan venne a suonare ad Austin l’ho intervistato?

Straordinario!

Parlammo proprio del suo essersi allontanato dal folk per esplorare il rock…io pensavo fosse davvero grandioso! La cosa divertente è che Bob Dylan quel periodo aveva tutti i membri dei The Band, tranne Robbie Robertson, come gruppo di supporto, e la batteria di Levon Helm venne smarrita tra il concerto precedente e quello che avrebbero dovuto fare ad Austin. Mi chiesero dunque di rimediarne una per loro. Non solo risolsi il problema, ma portai un bel pò di marijuana per la band e una grossa bottiglia di whisky. Quando l’avevamo praticamente scolata tutta, Dylan mi concesse l’intervista, eravamo entrambi completamente ubriachi, e non ero certo un esperto intervistatore! Non avevo registratori, non presi appunti. Per cui ebbi l’occasione di parlare con Dylan….ma non mi ricordai nulla di quello che ci eravamo detti (scoppia a ridere)!! Per cui, praticamente, mi inventai l’intervista di sana pianta!

Beh, leggendo le sue interviste di quel periodo, qualsiasi cosa avesse scritto sarebbe stata plausibile…

Appunto!

Gilbert Shelton Freak Brothers

Lei che ha vissuto l’atmosfera straordinaria di quegli anni, e l’ha immortalata nei suoi libri, personalmente come vede ora quell’epoca? Con fierezza o con rimpianto?

Per me, come chiunque credo, abbia vissuto quell’epoca a vent’anni, rimane una parte della tua vita, la più bella, interessante e energetica senza dubbio.  Per me fu in quel momento che dovetti prendere la decisione defintiiva tra musica e fumetti. Scelsi i fumetti e abbandonai la mia carriera musicale. Anche se ora, una volta a settimana, suono in un locale vicino casa mia a Parigi, non credo di avere più l’energia per essere un musicista in grado di suonare regolarmente dal vivo.

A Parigi la gente la riconosce per strada?

No, posso camminare indisturbato. Il povero Crumb, invece, lo riconoscono dappertutto, è inconfondibile! Non è certo una cosa che invidio. Johnny Depp non può nemmeno uscire di casa. Dylan ai tempi non ne parliamo. Eppure, Mick Jagger sostiene che riesce a camminare tranquillamente per le strade di  Parigi senza che nessuno lo riconosca…vorrei sapere che occhiali da sole indossa! Forse non lo riconoscono senza i suoi sgargianti costumi di scena…comunque preferisco non essere una star e poter camminare per strada senza dover sempre stare a parlare di fumetti!

Mi spiace, se vuole parliamo d’altro!

Guarda, se ti capita di parlare con Crumb, non chiedergli nulla di fumetti, parlagli di musica!!

freaksborthers

D’accordo, quali sono i suoi scrittori preferiti?

Mi piace molto Norman Mailer. Tra i contemporanei, ho letto di recente William Boyd, non è male. Ho scoperto da poco Blaise Cendrars.

Uno dei padri sconosciuti delle avanguardie..

Si, è molto difficile inserirlo in un categoria vera e propria. E poi Flann O’Brien.

Crumb è un grande ammiratore di Kafka, si direbbe.

Certo. Gli fu in primo luogo commissionato di realizzare il libro Kafka for Beginners. Prima di quell’occasione non lo conosceva. Cominciò dunque ad esplorarlo e se ne innamorò! Poi, ovviamente c’è il grande Dostoevskij. Un autore non a quel livello, ma molto interessante, è Faulkner. Un grandissimo alcolizzato! Non so, forse il più grande scrittore alcolizzato…

Più di Hemingway?! Pare che quest’ultimo abbia addirittura inventato il Bloody Mary!

Si, inventò anche un altro cocktail a Cuba…ma c’è una differenza: Hemingway era un grande bevitore ma non scriveva sotto l’effetto dell’alcool, Faulkner si!

cat fat freddy shelton

Come definirebbe il suo rapporto con Crumb? 

Non siamo esattamente simili. Io costruisco giochi di parole e battute, lui è molto più spontaneo e autobiografico. Indubbiamente, è il mio cartoonist preferito. Pur essendo più giovane di me, è certamente lui che ha influenzato me. Sono affascinato da lui. Come saprai, mia moglie è il suo agente…e ci parla molto più di me!

Vi frequentate ancora?

Si, quando facciamo questi viaggi insieme per premi o presentazioni. Crumb è molto timido, non beve alcool…ci frequentiamo soprattutto in questo genere di viaggi. Non è il tipo che senti spesso al telefono, per intenderci. Lo definirei una sorta di eremita, preferisce stare per conto suo, lavorare ed ascoltare la sua musica.

Che tipo di musica ascolta? Avete gli stessi gusti musicali?

No, lui adora la musica della prima metà degli anni’30!

Riesco a immaginarmi solo le prime cose di Django Reinhardt!

Ma guarda, per lui Django faceva musica troppo moderna (ride)! Io preferisco la musica degli anni’50, il rhythm ‘n’ blues e il bebop.

shelton

Interessante, come voi siete diventati un simbolo della generazione successiva, quella degli anni ’60…

Si, tutti danno per scontato che io ami il rock ‘n’ roll (ride)! Ma francamente poche cose del rock ‘n’ roll mi hanno davvero impressionato: alcune cose di Johnny Winter e Jimi Hendrix. Hendrix, poi, non si può neanche delimitare nel rock, variava dal blues a certe forme quasi jazz. Doug Sahm mi piaceva, un rocker texano, molto talentuoso che riusciva ad allestire grandi band con sezioni di fiati, splendidi arrangiamenti. Poi, negli anni ’60 c’era Horace Silver, che si situa stilisticamente a metà tra il bebop e il rock ‘n’ roll. In quegli anni, tutti i pianisti provavano ad imitare Bud Powell. Ma prima di lui c’era Thelonius Monk, che nessuno poteva imitare! Considero Bud Powell il miglior pianista bebop, colui che ripulito lo stile pianistico del be bop. Questo perché considero Monk  assolutamente unico, non catalogabile. I musicisti bebop erano particolari. Pensiamo a Charlie Parker, l’artista bebop definitivo. Sai, provarono a realizzare delle sessioni di registrazioni tra lui ed Errol Garner, una volta anche con Django Reinhardt, ma non funzionò. Il senso del ritmo era troppo diverso. Esistono però credo delle registrazioni di quelle sessioni. Garner era un altro dei miei preferiti, adoro qualsiasi cosa abbia suonato, si colloca a metà tra lo swing e il bebop.

Mi consenta di tornare ai fumetti. Ci sono autori contemporanei che segue o apprezza?

Leggo molto degli autori francesi, ma più che altro per esercitare il mio francese! Non riesco a pensare a nessun grande umorista in questi giorni. C’era una volta Jean-Marc Reiser che era molto divertente, ma è morto trent’anni fa! In America il mio preferito era Charles Addams, che pubblicava su The New Yorker. Mi piaceva Dick Tracy, era molto strano, e Al Capp anche, prima che diventasse un reazionario arcigno. Almeno Chester Gould lo era sempre stato! Dick Tracy era comunque così strano, pur se l’autore era un conservatore, con dei cattivi mai visti prima, che mi piaceva tantissimo.

gilbert shelton

Per concludere, ci sono altri autori umoristici che la fanno ridere?

Quello che crede è che è difficile essere degli umoristi, spesso la gente non ti comprende. Ho sempre le orecchie aperte per captare qualcosa di comico in giro. Molte cose che scrivo non sono idee mie ma cose che ascolto e che probabilmente fraintendo! C’è una divertente striscia nel New Yorker su un tipo che cammina, origlia fugacemente quello che dicono le persone che camminano nella direzione opposta e immagina l’intera conversazione. Ovviamente, non c’entra nulla con quello che si stanno dicendo davvero! I vecchi cartoonist del New Yorker o di Playboy, come Gahan Wilson, Brett Booth. erano i più arguti e divertenti in assoluto. In generale, le vecchie strisce sui quotidiani. Pensiamo a Calvin & Hobbes! Oppure Beetle Bailey di Mort Walker, a volte anche Garfield mi fa ridere. Ma non credo di avere una panoramica  attuale completa: a Parigi leggo solo il New York Times, dove ci sono solo otto strisce (ride)!

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