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FocusOpinioniQuel Buontempone alle origini del graphic album italiano

Quel Buontempone alle origini del graphic album italiano

Il fumetto, oggi, è un medium pienamente globalizzato. Tuttavia, se guardiamo alla circolazione internazionale non solo delle sue opere (tradotte) ma anche dei suoi immaginari e stili grafici, si può dire che la storia della globalizzazione del fumetto sia iniziata parecchio tempo fa. Per quanto riguarda il fumetto italiano, già alle sue ‘origini’, a metà Ottocento. Come ben dimostra un caso poco noto: uno dei rari graphic album apparsi in Italia nel corso del XIX secolo, al quale avevamo accennato raccontando la storia di Casimiro Teja e del suo Pasquino all’istmo di Suez.

Vita di Buontempone, studente di medicina appare probabilmente intorno al 1860, stampato dall’editore Perrotta di Catania. O almeno, ciò è quanto ci dicono i pochi testi che parlano del volume, nonostante questo non riporti alcuna informazione a riguardo, e senza che l’editore stesso compaia nel monumentale repertorio sugli editori italiani dell’Ottocento uscito per Franco Angeli.

Colonna, 'Vita di Buontempone, studente di medicina' (ca. 1860)
Colonna, ‘Vita di Buontempone, studente di medicina’ (ca. 1860)

Il volume narra le disavventure del protagonista, seguendolo dalla nascita fino agli anni dell’università. Il titolo completo in verità è ancora più lungo e include anche un Poco studio e faccia franca lo resero l’oracolo del suo paese: la pagina di apertura lo ritrae con una stecca di biliardo in mano, ed è dunque da subito chiaro come si tratti di una presa in giro della vita da studente, dedicata alle tipiche disavventure che si possono immaginare per un “fuorisede”. Dallo spirito non prontissimo, per giunta. Un antenato del protagonista del film My name is Tanino, se vogliamo.

La pubblicazione si compone 25 tavole xilografiche (più frontespizio), stampate su una sola facciata: una vignetta per pagina, accompagnata da una breve didascalia che fa da contrappunto umoristico. Ancora un parente prossimo del picture book, le cui immagini sono firmate da Colonna, indicato come il caricaturista Enrico nel sito CalcoGrafica dell’Istituto Nazionale per la Grafica. Il soggetto del racconto non è esattamente una novità, per l’epoca: storielle disegnate che descrivevano la vita bohemienne di artisti e scapestrati erano apparse spesso su periodici umoristici nel corso degli anni Cinquanta di quel secolo, e ciò che sorprende è semmai la scelta della pubblicazione nel grande formato di questo albo, tra i pochi – insieme al già citato graphic novel di Teja – ad essere apparsi in Italia nell’Ottocento. Una ipotesi ragionevole potrebbe far pensare che le singole tavole siano state messe in commercio sciolte, come era costume diffuso per molte stampe che pure, progettate per essere (eventualmente) raccolte e lette tutte assieme, raccontavano una singola, lunga storia. La copia che possiedo, in particolare, è rilegata fra le pagine de La Ricreazione per Tutti, periodico assai scarso di illustrazioni che esce negli anni 1858-61 per l’editore Perrotti di Napoli.

Di seguito le prime 8 pagine di Vita di Buontempone, studente di medicina:

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Uno scambio Perrotta/Perrotti da parte di chi per primo ha scritto sul “Buontempone” è facile da immaginare, e Enrico Colonna è in effetti attivo a Napoli a metà del secolo: di per se, anche questa potrebbe essere una spigolatura interessante sulla storia del fumetto nel nostro paese. Ma quel che incuriosisce davvero è che il volume sia una riproposizione di  HYPERLINK “http://www2.biusante.parisdescartes.fr/livanc/?cote=09175&do=pages” \t “_blank” Comment on étudie la médecine à Paris. Histoire de Fiascaud, (bien aimé) ex-étudiant, ex-noceur, viveur, polkeur, aujourd’hui père de famille et propriétaire, uscito presso la casa Aubert e realizzato da un artista della scuderia, Lefils. Autore ed editore hanno un loro posto Oltralpe, all’interno della storia delle origini della bande dessinée, anche se l’opera non sembra essere stata un successo: per una introduzione all’edizione francese del volume si rimanda ad un articolo sul sito Topfferiana.

Lefils, 'Comment on étudie la médecine à Paris' (1851)
Lefils, ‘Comment on étudie la médecine à Paris’ (1851)

L’edizione italiana ribalta le tavole: Colonna evidentemente reincide i legni con sottomano l’album originale, ma al tempo stesso cambia fortemente la struttura narrativa. Ognuna delle 20 pagine di Fiascaud, infatti, contiene più vignette – come in un fumetto – mentre in Buontempone queste vengono espanse a pagina intera, con rimozioni ma anche con qualche inserzione. Lo testimonia la sequenza iniziale del volume italiano (le prime 8 pagine), confrontata con le prime due tavole di quello francese, qui sotto. Il risultato è una versione condensata, che tralascia alcuni aspetti della narrazione di Lefils, e ne semplifica la composizione grafica.

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Anche la conclusione è diversa, così come certi dettagli “boccacceschi” della parte centrale. Se in Buontempone il protagonista ottiene infine la laurea, preludio alla sua vita nel villaggio d’origine, in Fiascaud rientra al paese senza, e il suo successo pare essere soprattutto dovuto a semplici questioni di… matrimonio. Una differenza non da poco, insomma.

L’Italia della caricatura e del fumetto ottocenteschi ha importato spesso dai cugini francesi. Il veicolo è stato il Regno di Sardegna, ed è sintomatico che i primi tentativi di narrazione grafica apparsi su periodico compaiano sul torinese Il Mondo Illustrato dell’editore Pomba. Ancora più rivelatore è che il caricaturista autore di questi tentativi si firmi Japhet, con un chiaro riferimento (di origine biblica) a Cham, ovvero Charles Amédée de Noé, caricaturista e cartoonist cruciale dell’Ottocento francese, responsabile della popolarizzazione del formato orizzontale, cosiddetto all’italiana, creato dal ginevrino Rodolphe Töpffer. Quel che sorprende nel caso di Buontempone è che quando si procede a una ristampa “pirata”, e si adotta un formato rischioso come quello del graphic album, non si scelga un’opera di successo, ma si preferisca un autore minore, incaricando comunque un artista italiano di reincidere il tutto. È un bel mistero: uno fra i tanti, in una storia editoriale del fumetto ottocentesco – soprattutto italiana – ancora tutta da scoprire.

Melchiorre Delfico, 'Zingaropoli e Pinto' (1860). L'illustrazione raffigura due violinisti, e sotto il piedistallo dello spartito ci sono due figure: con la giacca verde, l’autore Melchiorre Delfico; quello vestito in blu potrebbe essere Enrico Colonna.
Melchiorre Delfico, ‘Zingaropoli e Pinto’ (1860). L’illustrazione raffigura due violinisti, e sotto il piedistallo dello spartito ci sono due figure: con la giacca verde, l’autore Melchiorre Delfico; quello vestito in blu potrebbe essere Enrico Colonna.

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