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FocusProfiliIl club delle caverne: scene di vita quotidiana

Il club delle caverne: scene di vita quotidiana

Cominciamo con un’audace affermazione apodittica: Frederick Burr Opper è stato uno dei giganti che hanno fondato il fumetto moderno nei decenni a cavallo fra Otto e Novecento, e uno degli autori più importanti per lo sviluppo del medium in Italia. La frase è impegnativa, e può suonare al lettore quanto meno bizzarra. In fin dei conti, le ultime narrazioni per immagini di Opper in lingua italiana risalgono a mezzo secolo fa. Eppure, è assolutamente veritiera, come cercheremo di dimostrare.

Autore prolifico, Opper debutta nell’ultimo decennio del Secolo Lungo e rimane attivo fino agli inizi degli anni Trenta. La varietà di serie alla quale lavora è ampia, superiore anche a quella di un altro dei padri fondatori di quel periodo pionieristico, Richard Felton Outcault, il creatore di Yellow Kid e Buster Brown. Opper è ben presto attirato nella sfera dei quotidiani posseduti dal magnate della carta stampata William Randolph Hearst (quello del Quarto potere diretto da Orson Welles), per il quale crea due personaggi che hanno fatto la storia della comic strip, Happy Hooligan e Maud, che da noi sono noti rispettivamente come il vagabondo Fortunello e la mula Checca.

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Sfoglia l’anteprima di Il club delle caverne.

Già la situazione comincia a delinearsi, perché Fortunello è un nome ancora evocativo, nel nostro Paese. Anzitutto, lo è per la sua presenza costante nei primi decenni del «Corriere dei Piccoli», tale da non essere mai mancato nelle diverse raccolte del settimanale di Via Solferino che si sono succedute negli anni. Ettore Petrolini, uno degli interpreti più amati del teatro di varietà, gli dedica negli anni Dieci un celebre monologo. Ma l’attore romano è solo la punta di un iceberg, così che oggi è difficile comprendere le proporzioni della diffusione dell’icona Fortunello in Italia, dai giocattoli alla stampa periodica, alla pubblicità (ancora negli anni Cinquanta il personaggio è testimonial per i gelati Alemagna). Un successo che travalica il testo, completamente riscritto per il mercato italiano e depotenziato nelle sue idiosincrasie per adattarlo a un pubblico infantile, e si affida dunque al character design e alla suggestione grafica del segno.

Il legame di Opper con i lettori italiani risale a un’epoca precedente il «Corriere dei Piccoli». Il cartoonist dell’Ohio è probabilmente il primo d’oltreoceano ad essere pubblicato con una certa regolarità nel nostro Paese, grazie al benemerito settimanale «il Mondo Umoristico» dell’editore milanese Verri, che per alcuni decenni raccoglierà il meglio dello humour mondiale. L’artista è una presenza costante nel nostro mercato editoriale, nel quale ha certo lasciato una traccia, ma la cui influenza è ancora tutta da studiare. Sgombrato, speriamo, il campo da ogni dubbio sull’importanza storica dell’autore, veniamo nello specifico dell’opera qui proposta. Fra le tante serie e personaggi ai quali Opper ha lavorato, Il club delle caverne (in originale Our Antediluvian Ancestors) ha una storia editoriale particolarmente complessa. Procediamo con ordine, guidati dai tomi di Alfredo Castelli (Here We Are Again, 2007) e Allan Holtz (American Newspaper Comics, 2012). La serie comincia ad apparire sul settimanale «Puck» negli anni Novanta dell’Ottocento, ed emigra sul «New York Evening Journal» quando l’autore approda al gruppo Hearst. Benché impegnato con Fortunello, Opper dedica almeno due periodi diversi alla striscia, uno agli inizi del secolo e un altro, più breve, a metà anni Venti. Ma in realtà la striscia sembra essere stata distribuita anche in altri anni, attraverso l’International News Syndicate dello stesso Hearst.
ClubDelleCaverneQuesto volume riproduce integralmente l’unico dedicato alla serie, apparso nel 1903, non negli Stati Uniti ma a cura della casa editrice londinese C. Arthur Pearson Ltd., legata a un altro personaggio di spicco dell’editoria, il futuro baronetto Cyril. Il club delle caverne presenta cinquanta vignette nelle quali la gag, sempre dialogata, appare in calce, mentre tralascia completamente le tavole domenicali, che pure Opper ha utilizzato spesso per la serie: forse perché ritenute poco «letterarie» per un libro, o semplicemente troppo difficili da riprodurre. L’impostazione delle singole pagine risulta dunque molto classica: l’immagine e il balloon servono a delineare la scena, mentre il succo della battuta è lasciato al dialogo esterno, per rinforzare l’identificazione con il lettore. Come ogni storia di uomini primitivi che si rispetti, le vignette raccontano episodi mondani che rispecchiano le quotidiane tribolazioni della vita moderna, oggi come un secolo fa: dalle pulizie di primavera ai pescatori vanagloriosi, dai bisticci coniugali alle passioni sportive. Un parallelo che è sottolineato dallo stesso autore nella sua presentazione: «Per quanto nel mondo tutto cambi continuamente, la natura umana non è cambiata, non sta cambiando e non cambierà mai». Anche questa un’affermazione apodittica, parzialmente confermata dallo stesso humour di queste vignette, che ancora oggi possono strappare un sorriso.

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Ma il rilievo dell’opera è altrove. Anzitutto, è la prima serie di un certo successo ad avere come protagonisti degli uomini primitivi, e in particolare a utilizzare la preistoria per una rappresentazione satirica della vita moderna, inaugurando una lunga tradizione che avrà negli Antenati della Hanna-Barbera i suoi esponenti più noti. Tuttavia è soprattutto la potenza espressiva del segno di Opper che sorprende, la grazia nella realizzazione della figura umana e l’attenzione nella costruzione della vignetta, qualità che rimangono nascoste nell’apparente naïveté delle opere maggiori, Fortunello in testa. Cavernicoli che ricordano gli hillbilly di Al Capp, dinosauri più caricaturali del Gertie di Winsor McCay: una dicotomia che testi- monia il ruolo di giunzione svolto da Opper fra la tradizione ottocentesca e il fu- metto contemporaneo. Un ruolo che lo ha portato di nuovo alla ribalta, in questi ultimi anni, nei quali si assiste a un ripensamento negli studi sul nostro medium, che evidenzia il contributo legato agli antecedenti del XIX secolo (e precedenti). Siti di tendenza e di riconosciuto valore come Coconino world hanno dedicato intere sezioni al cartoonist dell’Ohio, e la copertina di un fondamentale saggio di Thierry Smolderen (Naissances de la bande dessinée, 2009), è illustrata con la tavola 5 di Our Antediluvian Ancestors: una testimonianza chiara del fascino che queste vignette sanno ancora evocare.

*Questo testo appare come Introduzione al volume Il club delle caverne della nuova collana “Il Segno”, di Castelvecchi editore.

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