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FocusOpinioniLe linee curve di Roman Muradov

Le linee curve di Roman Muradov

Girando per BilBOlbul arriviamo alla mostra di questo giovane russo americanizzato, Roman Muradov, ed è subito un susseguirsi di “Oh!”, “Guarda!”, “Che bravo!”, “Questa è una copertina per Vogue!”, “Guarda come ha costruito questa prospettiva!”. Compro la sua graphic novel al volo (si vanno esaurendo rapidamente le copie) e mi faccio fare una dedicasse dall’autore diligentemente e felicemente presente. Mi riprometto di tornare a visitarlo il giorno dopo da Teiera, ma il giorno dopo (quarto ininterrotto di festival e altri impegni concomitanti) sono troppo distrutto e non ce la faccio.

Nell’osservarlo mentre disegna c’è qualcosa però che non mi quadra: sembra che tracci dei segni certo non a caso, ma con quella sorta di distratta concentrazione che si ha quando, magari ascoltando una conferenza o una lezione, si tracciano disegnini con la penna su un foglio volante. Linee curve e voluttuose, in apparenza scoordinate.

In realtà, alla fine, l’effetto è coordinatissimo, e decisamente elegante. Al ragazzo non manca la mano né lo stile; su questo è difficile avere dubbi. Ma qualcosa continua a non quadrarmi.

Roman Muradov, (In a Sense) Lost and found
Roman Muradov, ‘(In a Sense) Lost and found’

A casa mi leggo la graphic novel (In a Sense) Lost & Found. E’ stampata troppo scura, un vero peccato! In certe pagine è davvero difficile districarsi nei dettagli dei disegni di Muradov, che spesso ne hanno in abbondanza. La storia non è male, e tuttavia anche qui continuo a provare la sensazione che qualcosa non quadri. Continua a venirmi in mente Craig Thompson, e non capisco perché, visto che non si assomigliano né nel tratto né nel tipo di storie.

Decido di scrivere su Muradov un pezzo per Fumettologica, questo che state leggendo. Raccolgo un po’ di immagini; verifico che già Fumettologica se ne è occupata. Mi ci metto più volte, e lì mi fermo. Il pezzo non mi esce; e non mi esce perché c’è un grosso nodo che continua ad apparirmi poco chiaro, anzi decisamente oscuro.

A forza di guardare e riguardare le figure, ecco che però di colpo mi esce una parola: “pasticceria”. Ed ecco il punto, ecco che cosa non mi quadra! Sulla capacità tecnica di Muradov non ci sono dubbi; in certi casi è davvero stupefacente. Ma quello che poi lui ci fa, con tanta mano e tanto genio grafico, è fondamentalmente pasticceria.

Roman Muradov, npr Calendar
Roman Muradov, ‘npr Calendar’

Pasticceria d’alto bordo, evidentemente. Sto pensando a certe sachertorte austriache, o in generale a quello che si può vedere e assaggiare sedendosi agli eleganti tavolini già solo del nostro Sud Tirolo – ma più in là è ancora meglio. Indubbiamente una libidine, per la vista, l’odorato e il gusto.

Immaginate però di dover vivere di sola pasticceria. O anche solo immaginate che la pasticceria diventi il piatto forte della cucina quotidiana. Persino per me, che sono goloso di dolci, l’idea è decisamente inquietante. La pasticceria soddisfa anche eccellentemente una serie di bisogni ausiliari; ma sfiora appena la soddisfazione di quelli fondamentali, basilari.

Qualcosa di simile sembrano farlo anche il disegno e il fumetto di Muradov. Delicati, sensibili, spesso gustosi, graficamente eccellenti, narrativamente interessanti; ma tutti di superficie, rotondeggianti volute di spumini barocchi. Molto dolci; alla lunga, un po’ troppo; alla lunga forse anche un po’ stucchevoli.

Ecco perché mi veniva in mente Craig Thompson. Forse un po’ meno dotato graficamente; forse un po’ più dotato narrativamente; ma una comune sensazione di eccesso di zucchero. Tutti e due da leggere dopo cena, dopo qualche piatto più forte e più equilibratamente nutriente.

Roman Muradov, disegno per Lost and found
Roman Muradov, disegno per ‘Lost and found’

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