Il punto sulla situazione di Spider-Man al cinema

In principio fu Sam Raimi, con Tobey Maguire e Kirsten Dunst: tre film, oltre 2.5 miliardi di dollari di incasso totale e un finale decisamente terribile, pieno di personaggi, effetti speciali, grandi ritorni e cattivi non tanto cattivi (ricordiamo tutti il Goblin di James Franco, non è vero?).

Quindi è stato il turno di Marc Webb, Andrew Garfield ed Emma Stone: questa volta solo due film, incassi oltre la soglia del miliardo e mezzo di dollari (decisamente meno di quanto incassarono i primi due Spider-Man diretti da Raimi); un cast che – purtroppo – non ha convinto del tutto e una trama che ha provato a scimmiottare il fumetto con scarsi risultati. E ora la Sony è di nuovo punto e a capo, con le spalle al muro e il fiato dei Marvel Studios (quelli dei Vendicatori, di Iron Man, Thor, Captain America ecc.) sul collo.

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Guardando al futuro cinematografico devono essere fatte delle scelte: o si trova un nuovo protagonista e un nuovo regista o si prepara a dire addio ai sogni di gloria e di successo. Perché Webb non funziona e a quanto pare – per il pubblico e parte della critica – non funziona nemmeno Andrew Garfield.

Nelle ultime mail dello “scandalo” Sonyleaks – un hackeraggio con fuga di notizie, subito da Sony in questi giorni – è emerso che i Marvel Studios sarebbero interessati a comprare (parte dei) diritti di Spider-Man, in una divisione 60/40 con Sony. Ancora non sono stati discussi i dettagli come la distribuzione, né si è capito chi sarà il regista (c’è una voce che vuole al timone del prossimo Spider-Man i fratelli Russo, quelli di Captain America: The Winter Soldier). L’unica cosa chiara è che Marvel non vuole Garfield nei panni di Spider-Man. Insomma, dovesse passare sotto la bandiera della Disney, l’Uomo Ragno dovrebbe prepararsi all’ennesimo recast (ancora nessun nome all’orizzonte ma c’è già chi parla di un cameo in Civil War, il terzo film di Captain America).

Tutto questo ci fa capire che lo Spider-Man cinematografico non gode di buona salute. E ciò nonostante il successo dello Spider-Man fumetto, che rimane uno degli albi più redditizi, fortunati e amati di sempre. Lo ha dimostrato anche l’ultimo rilancio di The Amazing Spider-Man che ha preso il posto della serie Superior: il numero uno ha segnato l’ennesimo record di copie vendute. Ma allora qual è il problema dello Spider-Man cinematografico? Perché non si riesce a dargli continuità?

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Probabilmente, tutto è cominciato con la saga di Raimi, che è sì iniziata bene ma che si è subito persa tra citazionismi sfrenati e modifiche eccessive della trama e dei personaggi. Ecco, forse Sony avrebbe dovuto fare meglio i conti, rallentare: Spider-Man 1 è stato, dopotutto, uno dei primi esperimenti di cinecomic e passare subito ad un sequel, senza una giusta riflessione, è stato un azzardo. Per non parlare del terzo capitolo, eccessivo sotto tutti i punti di vista, una forzatura non dovuta. Affidare poi la regia a Marc Webb, che fino a quel momento si era occupato solo della commedia romantica 500 giorni insieme, è stato altro salto nel vuoto. Anzi, ancora meglio: è stato un salto nel vuoto con gli occhi chiusi e le mani legate dietro la schiena.

La cosa migliore che ora Sony potrebbe fare è affidarsi ai Marvel Studios – sì, così, su due piedi, senza troppi giri di parole, tira-e-molla e inutili moine da orgoglio ferito («Spider-Man è mio, mio!»). Magari dividendo diversamente i diritti (50 e 50?), provando, nonostante tutto, a difendere Garfield come volto dell’Uomo Ragno (il ragazzo è perfetto sia fisicamente che come carattere, ed è anche un fan: elemento assolutamente da non sottovalutare) e sbrigandosi a rilanciare la franchise. Perché all’orizzonte, prima ancora di un Amazing Spider-Man 3, ci sono i Sinister Six: un film incentrato sui villain del mondo dell’Uomo Ragno. Ecco, quella sì che sarà la prova del nove: Sony riuscirà a gestire i personaggi che ci ha presentato alla fine di The Amazing Spider-Man 2 e soprattutto: richiamerà Garfield per interpretare Spider-Man e con quale regista al timone?