Lo scacco dell’infanzia e il graphic novel d’esordio di Emanuele Racca [Recensione]

La caduta è la prima opera lunga del giovane piemontese Emanuele Racca (classe 1988), già attivo con diverse storie brevi pubblicate sulla rivista Delebile, con “10 lune preistoria” edito da Bae Edizioni (il portale del Goethe Institut di Roma), e vincitore di concorsi importanti, per i fumettisti esordienti, quali “Coop for words 2013” e “Flashfumetto 2012”.

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La storia, ambientata in Italia, in una non meglio precisata cittadina di provincia del Nord, all’inizio degli anni Sessanta, ha per protagonista il giovanissimo Riccardo, un bambino che vive da solo con la madre, fresco di trasloco da un piccolo paese di campagna. Il racconto è innescato da un incidente che occorre a Riccardo durante un solitario giro in bicicletta nel bosco: il bambino cade, si ferisce (rompendosi una gamba) e si ritrova abbandonato a sé stesso in un luogo solitario. È un momento di svolta: appare, a quel punto, una figura maschile – presenza fantasmatica – che lo riporta fino a casa, permettendo alla madre del protagonista di ritrovare il figlio e fornirgli le cure del caso, fra le quali una corsa in ospedale per ingessare la frattura. L’ambiguità resta sulla scena: l’aiuto fornito da questo uomo misterioso sarà stato reale, o si sarà trattato di una proiezione immaginifica del delirio di Riccardo, causato dal trauma?

Intorno a questo nucleo si dipana tutta la narrazione successiva: visitando la soffitta della propria casa, il bambino scopre che l’uomo ha preso dimora lì. La madre non sembra accorgersi di nulla. Tra i due si sviluppa una sorta di amicizia, fatta di confidenze, musica e scacchi. L’uomo non ricorda nulla del proprio passato, e allora, Riccardo gli attribuisce il nome di Bobby Fischer, ai tempi astro nascente del mondo degli scacchi.
cadutaRacca1La vita del piccolo protagonista prosegue: la frattura guarisce, c’è il rientro a scuola e il conflitto con un nuovo compagno di classe manesco e scontroso, i vivaci rapporti con la madre. Ma ci sono anche degli incubi che si fanno sempre più ricorrenti (e che sicuramente dipendono dall’incidente), fino al punto in cui la situazione diventa ingestibile e va affrontata. Senza rivelare troppo, si può dire che la risoluzione del problema degli incubi si intreccerà con un’evoluzione del rapporto tra Riccardo e il misterioso uomo della soffitta.

Quella di Racca è indubbiamente una piccola storia di crescita e formazione. Per il giovane Riccardo, il rapporto con Bobby Fischer sostituisce quello col padre assente, e aggiunge alla vita del ragazzino quel confronto con una figura maschile adulta che sembra mancargli (tanto più che l’uomo ha delle fattezze simili a quelle del padre di Riccardo, per come lo vediamo in una vecchia foto che il bambino trova in soffitta – e non è un caso), permettendo al ragazzino di ambientarsi finalmente nella nuova realtà. Il punto è che, forse, questo sviluppo non è sempre centrato. La risoluzione della vicenda avviene in maniera un po’ meccanica e strumentale, guidata non da una reale evoluzione dei protagonisti quanto da una necessità di avvicinarsi al finale, e la stessa relazione tra il protagonista e l’uomo misterioso rimane un po’ in superficie, evitando di affrontare alcuni nodi essenziali (quanto c’è del padre di Riccardo in Bobby Fischer?). Ci sarebbe stato bisogno di più scavo, sia in questo rapporto che in quello tra madre e figlio, che risulta un po’ stereotipato. Non è poi del tutto chiaro come l’evento traumatico (la caduta in bicicletta) possa causare un’onda lunga di conseguenze così rilevanti per la vita del protagonista, e come possa essere risolto in maniera così naturale (il superamento di un trauma non abbisogna forse di un “contro-trauma” e/o di una sorta di epifania?).
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Dal punto di vista della costruzione visiva, il primo graphic novel di Racca è già maturo e intelligente per essere un’opera d’esordio. La narrazione è cadenzata in brevi capitoli introdotti da belle illustrazioni titolate e soprattutto da tavole che, invece di adottare la gabbia che caratterizza tutto il fumetto (che alterna tavole a tre o a quattro strisce, con un modulo a scacchiera), sono composte da un’unica striscia in tre vignette in cui si adotta sempre un andamento ricorsivo e che spesso anticipano, come dei brevi flashforward, qualcosa che avverrà solo a capitolo già avviato.

Il tratto di Racca risulta forse ancora un po’ acerbo (e se ne riconoscono alcune influenze su tutte: sicuramente David B., ma anche Tuono Pettinato e il Craig Thompson di Addio Chunky Rice nella caratterizzazione dei volti), così come è un po’ legnosa la recitazione dei personaggi, mentre è assai apprezzabile la scelta della colorazione, che al bianco e nero aggiunge in maniera equilibrata ed efficace due tinte piatte (il beige e il rosso), e la rappresentazione inquietante degli incubi di Riccardo e dei mostri che li popolano.

In definitiva un esordio stimolante e promettente, seppur con tutte le naturali incertezze del caso. Promettente soprattutto perché c’è un gran bisogno, ora più che mai, di storie che parlino di infanzia. E che magari si rivolgano anche a essa.

La caduta
di Emanuele Racca
ProGlo Edizioni, 2014
80 pagine, 12 €