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FocusLa vera eredità di Walt Disney? Droga, dolori e denaro

La vera eredità di Walt Disney? Droga, dolori e denaro

Diane Marie Walt Disney Sharon Mae figli
Diane Marie, Walt Disney e Sharon Mae.

Come in tutte le famiglie, le liti vere scaturiscono da una cosa sola: i dané, i sghei, la roba. Insomma, i soldi. E la dinastia Disney non è immune a tale difetto, come testimonia Hollywood Reporter in merito al contenzioso sfociato in battaglia legale tra i nipoti di Walt Disney, impegnati a contendersi l’eredità del nonno.

Prima di addentrarsi nella vicenda è bene dare un’occhiata all’albero genealogico dei Disney. A dispetto delle sue ambizioni e della sua proficua carriera, Walt Disney aveva una famiglia contenuta: lui e la moglie Lillian ebbero soltanto due figlie, una naturale, Diane Marie, nata nel 1933, e una adottata, Sharon Mae (1936-1993). Da adulta, Diane sposò Ron Miller, futuro amministratore delegato della Disney, e insieme ebbero sette figli. Prima di morire nel 2013, Diane mantenne vivo il retaggio del padre fondando il Walt Disney Family Museum.

Sharon Mae, invece, sposò il designer e architetto Robert Brown, con cui adottò la figlia Victoria. Brown morì nel 1967 e due anni dopo Sharon si risposò con William Lund, colui che trovò i 27.000 acri a Orlando dove edificare Disney World e dal quale Sharon avrebbe divorziato poco tempo dopo, non prima di dare alla luce i gemelli Brad e Michelle, nati nel 1970.

Sharon morì di cancro nel 1993; all’apertura del testamento, i tre figli vennero a sapere che avrebbero ricevuto la loro eredità, quasi tutta in azioni della compagnia, parcellizzata negli anni: 20 milioni di dollari (diventati 30 in anni recenti) al compimento dei 35, 40 e 45 anni. Un trust avrebbe provveduto a versare la somma ogni lustro, previa constatazione delle loro capacità mentali e gestionali. Nel testamento di Sharon era infatti richiesta «la maturità e le capacità finanziarie di amministrare i beni in maniera responsabile».

La vicenda nasce dal fatto che Brad, però, non ha ricevuto la quota che gli spetta. Sia Brad che Michelle hanno frequentato scuole private per bambini affetti da disturbi dell’apprendimento. Brad ha sempre avuto lavori precari e vive ancora accanto al padre Bill e alla matrigna Sherry, che Bill sposò nel 1999. Michelle, a cui da piccola avevano diagnosticato la dislessia, non ha mai avuto un lavoro fisso. In compenso, possiede tre case sulle coste della California. Victoria, la terza figlia, ha invece passato anni difficili: una vita in balia dell’eroina e di un carattere turbolento non le hanno comunque impedito di ricevere la propria parte dell’eredità al compiere dei trentacinque anni, nel 2001. Sarebbe morta l’anno dopo, lasciando Brad e Michelle i soli a spartirsi l’eredità materna.

disneyland

La diatriba vede schierati, da una parte, Brad, il padre Bill, la matrigna Sherry e uno stuolo ben nutrito di avvocati; dall’altra, i fiduciari del trust e Michelle (con relativo legale). La parte di Brad contesta il fatto che il trust gli abbia negato l’eredità per presunti ‘ritardi mentali’, concedendo invece a Michelle la propria parte, nonostante il suo passato di droga e un aneurisma cerebrale che l’ha colpita nel 2009, lasciandola in uno stato di salute precario.

I legali di Brad chiedono come sia possibile che il trust abbia concesso i soldi prima a Victoria e poi a Michelle, entrambe ree di aver avuto problemi di dipendenza e stati mentali alterati, ma non a Brad. Durante i precedenti procedimenti legali, i medici che hanno visitato Brad hanno affermato che l’uomo «possiede una disabilità cognitiva cronica e degenerativa, ha un comportamento instabile e una capacità di comprensione limitata».

Secondo gli avvocati, invece, il sì del trust a Michelle è dovuto a interessi personali: «Michelle ha un conto aperto nella stessa banca, la First Republic Trust Co., che gestisce i fondi del trust, ricevendo un compenso annuo». I soldi, quindi, sarebbero tornati in circolo nelle casse dei loro depositi, mentre con Brad non sarebbe stato possibile, non avendo egli alcun conto aperto presso gli sportelli dalla First Republic.

Inoltre, i fiduciari del trust ricevono un compenso annuo che è basato sulla quantità di denaro da loro amministrato. Ne consegue che, al diminuire delle risorse, si abbassano le rendite. Il padre di Brad, che è stato membro del trust, ha dichiarato che la cifra può fluttuare tra i 450.000 dollari e il milione; THR fa notare come, durante la sua tenuta come fiduciario, Bill abbia sempre negato l’eredità al figlio pur reputando la cosa ingiusta solo una volta dimessosi dal ruolo, quando non percepiva più alcun guadagno. L’accusa è stata comunque respinta dal giudice, così come sono stati respinti i reclami di Brad. L’unica vittoria della parte è stata la rimozione della First Republic come banca d’appoggio per il trust; valutando un conflitto di interessi, il giudice ha affidato gli asset alla Mutual of Omaha Bank.

Ma la battaglia legale non è finita. Sherry, che secondo le cronache ha agito nell’ombra per prendere controllo delle finanze di Brad (tentando di adottarlo per poi poter passare i soldi alla sorellastra Rachel), si sta attivando per un ricorso e, a breve, i gemelli compiranno quarantacinque anni: il trust sarà quindi chiamato a distribuire l’eredità di Sharon e a decidere se i due siano meritevoli della stessa. «I preludi per un altro scontro ci sono tutti,» scrive THR. «In qualsiasi tribunale si riuniranno, difficilmente sarà il ‘posto più felice sulla Terra’».

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