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La distorsione Eisner

La storia del graphic novel, oggi, la conoscono in molti. Almeno per sommi capi. La vulgata sostiene infatti che la sua affermazione coincida con A Contract With God, opera del 1978 che aprì una nuova fase – una seconda giovinezza nell’editoria di fumetto, con obiettivi ambiziosi e una formula innovativa – nella carriera del suo autore, Will Eisner. La pagina Wikipedia in italiano *Romanzo grafico*, aperta il 10 luglio 2005, per qualche anno descrisse il fenomeno con queste parole:

romanzo grafico

Con la maturazione commerciale di questa formula, ovvero il boom del graphic novel iniziato a fine anni ’90 e compiutosi circa dieci anni fa (il sorpasso nelle vendite di GN rispetto ai comic books risale, negli USA, al 2006), su quel singolo fumetto sono stati versati fiumi di parole. Nel frattempo, grazie al lavoro di ricostruzione storica condotto da critici e ricercatori – ma anche dagli autori meno smemorati – la sua carica di innovazione editoriale è stata relativizzata. Il concetto, ovvero l’idea di un fumetto longform pubblicato in una veste (forma?) romanzesca, e la stessa parola usata per descriverlo, sono stati riscontrati in numerosi altri casi, per giunta in diversi paesi. Il risultato è che oggi siamo in condizioni di descrivere una genealogia del graphic novel piuttosto ampia, composta di pionieristici antecedenti, inventori inconsapevoli e praticanti semi-dimenticati – dai woodcut novels anni ’20 a certi fumetti sentimentali anni ‘40, da Richard Kyle a George Metzger, o Hugo Pratt, Jean-Claude Forest, Martin Vaughn-James, …  – tale da ritrovarsi attestata persino in numerose (nonostante le lacune) versioni recenti di quella pagina Wikipedia, dall’inglese alla spagnola, dalla portoghese all’italiana.

Tuttavia, la vulgata riaffiora periodicamente. È l’effetto di quella che potremmo chiamare “distorsione Eisner”, ovvero l’attribuzione all’autore americano di una ‘invenzione’ e, deterministicamente, dei suoi effetti ‘sistemici’ – che emerge sia in contesti alterati dalle ragioni del marketing (la scheda autore di RCS), sia nel giornalismo “che-deve-semplificare” (esempio recente: Panorama), sia in sedi tradizionalmente più affidabili come il sito dell’enciclopedia Treccani.

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Distorsione Eisner. Così la chiama giustamente Paul Williams, docente di Letteratura contemporanea presso la University of Exeter, che da qualche mese ha avviato un progetto di ricerca biennale, intitolato ‘Reframing the Graphic Novel’ e dedicato a indagare la “romanzizzazione” del fumetto negli anni Settanta, di cui A Contract With God è (solo) un esempio. Le domande che si pone Williams sono due:

come è stato utilizzato il concetto di romanzo per descrivere narrazioni di lungo respiro, e in quale modo sono stati pubblicati fumetti in forma di libro? I due processi si sono trovati abitualmente a coincidere, questo è certo, ma non sempre

Per relativizzare e mettere in prospettiva il ruolo dell’opera di Eisner, Williams usa due elementi. Il primo è quello crudamente economico: A Contract With God fu un libro di scarso successo, certamente non in grado di generare, da solo, effetti commerciali di particolare rilevanza. Attingendo alla documentazione della Collezione Eisner custodita alla Ohio State University, Williams ha messo in fila i dati sulle vendite di A Contract With God tra fine 1978 e inizio 1980, che parlano da soli:

Immagine3

Il secondo elemento, invece, è terminologico: il lessico usato da editori e autori per presentare o descrivere la nuova natura “romanzesca” di certe opere. L’attenzione del ricercatore non è posta infatti solo al formato materiale, ovvero ai concreti esempi di librarizzazione dei fumetti in quel periodo, ma alla diffusione di una pletora di parole diverse, associate al termine novel (o book): comic novel, picture novel, comic book novel, graphic story novel, graphic album, motion book…

Un esempio di “pictur-novel” italiano (Ventura Editore, 1946)
Un esempio di “pictur-novel” italiano (Ventura Editore, 1946)

In questa direzione, l’approccio di Williams non è nulla di nuovo. Replica infatti il modello praticato dagli storici del cinema delle origini – da Noel Burch a André Gaudreault a Gian Piero Brunetta – intorno agli anni ’90, quando lo sguardo sulle ‘origini’ si spostò chiaramente dalla definizione di un set di invenzioni e regole a un insieme composito di tecniche, prassi e terminologie diverse, attive in parallelo e in competizione tra loro, all’interno di un processo di istituzionalizzazione del medium cinematografico. Così ha lavorato anche chi, come Thierry Smolderen, ha provato a descrivere il fumetto delle origini, tra metà e fine Ottocento. E così sta lavorando Williams intorno a quel passaggio pur cruciale che è stato l’avvento – o meglio, il modellamento sociale – del graphic novel.

A questo punto, immagino una domanda: “volete forse dirci che A Contract With God di Eisner è stato poco rilevante per l’affermazione del graphic novel?”. No. Quel che va capito, però – al di là del fatto che non sia stato né una invenzione né un successo – è che la librarizzazione e la romanzizzazione del fumetto sono stati processi ben più articolati e complessi di quanto non possa spiegare il solo fare riferimento a Eisner.

Mentre mi preparo a partecipare al convegno “Bande a part. Graphic novel, fumetto e letteratura”, che si svolgerà a Bologna il prossimo 7 e 8 maggio, mi pare utile condividere queste riflessioni non solo per “entrare nel clima”, ma anche per evitare che l’antica Distorsione Eisner inquini e appiattisca il dibattito. L’uscita di Contratto con Dio non è stato un momento di creazione, quanto piuttosto di amplificazione. Con l’esempio fornito dalla sua credibilità di autore affermato, Eisner non ha aperto la strada al graphic novel, bensì la ha allargata, asfaltata, illuminata. Quanto basta a disfarsi di certa vulgata agiografica, ma anche quanto serve per sottolineare il ruolo propulsivo di un libro (di un autore) che ha contribuito a condurre il fumetto lungo la strada in cui possiamo incontrarlo oggi.

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