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FocusProfiliCome (r)innovare un mito. Valérie Mangin su Alix Senator

Come (r)innovare un mito. Valérie Mangin su Alix Senator [Intervista]

Nel panorama del fumetto franco-belga un posto di tutto rispetto spetta certamente ad Alix, serie pubblicata dal lontano 1948 e creata da Jaques Martin, una delle figure fondatrici della cosiddetta ligne claire, e alfiere del fortunato filone “storico” del fumetto francofono. Attraverso trenta albi, pubblicati nell’arco di più di sessant’anni e tradotti in quindici lingue, le avventure del giovane gallo Alix, ambientate all’epoca di Cesare, sono arrivate senza dubbio a rappresentare per il pubblico d’oltralpe un punto di riferimento culturale, non solo nell’ambito del fumetto, al pari di quelle di Tintin o Astérix.

Proprio per questo motivo, non può che assumere i caratteri di una sfida la realizzazione da parte della sceneggiatrice Valérie Mangin e del disegnatore Thierry Demarez, della miniserie Alix Senator (Casterman), di cui in Italia è da poco uscito il secondo volume per Mondadori Comics. Infatti, introducendo sia sul piano narrativo che su quello grafico alcune importanti – e per certi versi spiazzanti – novità, gli autori si sono presi il rischio non solo di affrontare una vera e propria leggenda della bande dessinée, ma soprattutto quello di provare a rinnovarla.

Abbiamo chiesto a Valérie Mangin di raccontarci tutto il processo creativo e le motivazioni dietro le scelte attuate in Alix Senator, ma anche di illustrarci l’importanza cruciale che la passione per la storia e la cultura dell’Antichità ha avuto nella sua carriera di sceneggiatrice.

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Vuole raccontare al pubblico italiano cosa significa, per un’autrice francese, affrontare la scrittura di una serie classica e popolare come Alix? E qual è il suo rapporto personale con l’eroe di Martin?

Scrivere delle nuove avventure di Alix è una vera sfida per me. È allo stesso tempo molto appassionante e ugualmente stressante. Innanzitutto perché si tratta effettivamente di un personaggio mitico, e non ho alcuna voglia di rovinarlo o distruggerlo realizzando dei pessimi album. Al contrario, sento un dovere di trasmissione nei confronti delle nuove generazioni. Spero che leggere Alix Senator le invoglierà a scoprire le serie classiche e l’intera opera di Jacques Martin, uno dei maggiori autori franco-belgi di sempre. In secondo luogo, io stessa sono una lettrice storica di Alix. L’ho scoperto all’età di 12 anni, e all’epoca fu un vero choc! In questa serie c’è molto del mio gusto per l’antichità e il fantastico. Oggi ho sempre un rapporto di tipo affettivo con il personaggio di Alix: è un vecchio amico che ritrovo sempre con piacere e con il quale conto di vivere ancora numerose avventure.

Alix Senator si svolge nel 12 a.C., all’incirca 40 anni più tardi rispetto alla serie originale, cioè l’età di Cesare. In un intervento nel volume Caesar, Attila und Co., ha affermato che l’idea che un eroe dei fumetti possa invecchiare non è considerata naturale dal pubblico francese. Com’è giunta allora alla scelta di rappresentare un Alix con i capelli grigi e le rughe, non solamente sul suo viso, ma anche nella sua anima? E perché questo anno in particolare e non, per esempio, l’epoca forse più avventurosa delle guerre fra Ottaviano e Marco Antonio?

Sono una grande lettrice di comics, così come mio marito Denis Bajram (autore di Universal War One) con cui ho elaborato il progetto Alix Senator. Ora, nei fumetti, far invecchiare un eroe, dargli una nuova maturità, è relativamente comune. Basta pensare al Batman di Frank Miller, per citare un classico. Partendo da questa considerazione, l’idea di far invecchiare Alix ci è venuta naturalmente. È stato solo in seguito che ci siamo resi conto che si trattava di una novità per il fumetto franco-belga.

In seguito, si è trattato di determinare il periodo storico nel quale situare le nuove avventure di Alix. Volevo collocarle in un’epoca ben lontana da quella in cui era ambientata la serie madre, per potermene liberare veramente anche se, allo stesso tempo, Alix doveva rimanere abbastanza ‘giovane’ per poter continuare a viaggiare e avere una vita attiva.

È vero, avrei potuto ambientare Alix Senator alla fine delle guerre civili. Ma si sarebbero dovute dedicare molte pagine ai combattimenti e alle trattative diplomatiche, mentre io, lo confesso, volevo restare più vicina allo spirito di Jacques Martin e continuare a fare della grande avventura misteriosa. Per questo motivo c’era bisogno di un periodo in cui l’impero godesse di una certa quiete, sotto la quale, però, covasse ancora il fuoco della ribellione, non del tutto estinto. L’anno 12 a.C. era dunque perfetto: Augusto è all’apice del proprio potere, ma tutti i suoi avversarsi non sono ancora sconfitti. La guerra ha lasciato il posto ai complotti.

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Dal punto di vista grafico, la caratteristica più evidente di Alix Senator pare l’abbandono della ligne claire di Martin a favore di un tratto molto più realistico.

Thierry ed io abbiamo voluto allontanarci dalla serie classica per evitare ogni ambiguità con essa e, allo stesso tempo, realizzare una BD degli anni 2010. Il disegno realistico rispondeva pertanto a queste due esigenze.

Alix Senator mostra una grande attenzione nella ricostruzione degli ambienti, della storia e della cultura della Roma imperiale e augustea. Come si è svolto il lavoro di documentazione?

Thierry è stato capo scenografo presso la Comédie Française ed io ho una solida formazione come storica. Entrambi conoscevamo l’Antichità romana prima di cominciare Alix Senator e avevamo già delle buone basi documentarie a nostra disposizione. Il resto lo abbiamo trovato in biblioteca e su Internet, soprattutto per quanto concerne la base fotografica. Ovviamente, io mi occupo maggiormente della documentazione testuale (traendo ispirazione per lo più dagli storici latini) e Thierry di quella visuale. L’anno scorso abbiamo avuto l’occasione di recarci a Roma, su invito dell’Istituto Saint Louis. Com’è ovvio, abbiamo visitato a lungo tutti i principali monumenti e spero che quest’occasione abbia donato ancora più anima al nostro lavoro.

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Pensando alle saghe fantascientifiche L’ira degli Dei, L’ultimo troiano e La guerre des Dieux (inedito in Italia) fino ad arrivare ad Alix Senator, pare che la relazione tra la classicità greco-latina e il fumetto sia un denominatore comune nella sua carriera di sceneggiatrice. Come è accaduto che una studentessa della Sorbona, con un diploma di archivista paleografa, è diventata una sceneggiatrice?

Ho una cultura molto classica e adoro la Storia, in particolare quella dell’Antichità. È la mia principale fonte d’ispirazione ed è effettivamente molto presente nelle mie serie a fumetti. Non ero destinata a divenire una sceneggiatrice di fumetti, ma una conservatrice presso un archivio o un museo. Per mia fortuna (o sfortuna, dipende dai punti di vista) ho letto un gran numero di fumetti negli anni dei miei studi superiori e mi sono recata molte volte a delle sessioni di dédicace. Durante una di queste sessioni ho incontrato Denis Bajram che autografava il suo secondo album. Un anno dopo, eravamo sposati. Denis aveva progettato di adattare la vicenda di Attila in una storia di fantascienza ed io dovevo aiutarlo per quanto riguarda la documentazione. Per ragioni indipendenti dalla nostra volontà, quel progetto non andò in porto e Denis finì per dedicarsi a tempo pieno a UW1. Ma Attila m’interessava sempre. Ho dunque ripreso l’idea dell’adattamento per conto mio, l’ho trasformato e ho realizzato finalmente Le fléau des Dieux. La serie ricevette immediatamente una buona accoglienza di pubblico e di critica. Ero diventata una sceneggiatrice.

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Quali sono secondo lei le possibilità creative inesplorate, ma anche i limiti e le difficoltà di questo rapporto fra Storia antica e fumetto? Come può contribuire il fumetto ad apprezzare la cultura e la storia classiche?

Il fumetto può essere un primo passo verso la Storia antica, che spesso ha sfortunatamente un’immagine austera, in grado di scoraggiare coloro che non la conoscono, in particolare gli adolescenti. Poi, per me, niente può sostituire il confronto diretto con la cultura classica. Per quanto una serie possa essere il più fedele possibile, resta sempre un’opera di fiction, che ‘mente’ ai suoi lettori. Questo, secondo me, è il principale limite. Questa fedeltà è inoltre problematica di per sé. L’Antichità è certamente ben documentata, ma ci sono parecchi aspetti che noi ancora ignoriamo e molti ancora che noi non conosceremo mai, poiché la maggior parte delle testimonianze letterarie e archeologiche di quest’epoca è scomparsa. Ecco perché la ‘menzogna’ inevitabile del fumetto storico è ancora più grande.

Quali sono i suoi progetti attuali? Continuerà a raccontare le avventure di Alix?

Ho appena terminato di scrivere la sceneggiatura del quarto volume di Alix Senator e sto passando al lavoro sul quinto. Spero di farne molti altri. L’universo di Alix è molto ricco e vario e sarebbe un peccato non esplorarlo ancora. Parallelamente, intendo continuare a lavorare alle mie serie di fantascienza: un lavoro che in fondo è molto complementare col quello sul genere peplum.

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