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DisneyIl metodo del maestro. Intervista a Giorgio Cavazzano

Il metodo del maestro. Intervista a Giorgio Cavazzano

I maestri coltivano allievi. Romano Scarpa ha «coltivato» Giorgio Cavazzano. Ma poi, come succede ed è giusto che sia, gli allievi creano e perfezionano un proprio autonomo stile e diventano a loro volta maestri.

Giorgio Cavazzano, veneziano doc (come Scarpa), classe 1947, ha fatto proprio così. Da allievo (inchiostratore, prima per Luciano Capitanio e, poi per Romano Scarpa) ha esordito con la prima storia disegnata tutta da lui nel 1967. Da allora, tavola dopo tavola, marca la distanza dal maestro e diventa uno dei Disney Italiani più innovativi e riconoscibili.

Crea personaggi nuovi (Reginella, Paperinika, Ok Quack, Umperio Bogarto, Rock Sassi); si lancia in una prolifica e straordinaria produzione extradisneyana, dando vita in collaborazione con fior fiore di sceneggiatori (da Tiziano Sclavi a Bonvi), a serie come Oscar e Tango, Walkie e Talkie, Smalto e Johnny, Altai & Jonson, La città, Maledetta Galassia! Spazia tra generi (avventura, western, horror, fantascienza, ma sempre con una vena ironica e grottesca) e tecniche: fumetti classici, illustrazioni, disegni animati e dipinti (è l’unico, assieme a Carl Barks, che la Disney ha autorizzato a realizzare quadri con i personaggi della ditta).

Ora al suo vastissimo curriculum ha aggiunto anche il manifesto per Cartoons on the Bay, il festival dell’animazione televisiva organizzato da Rai Com (Venezia dal 16 al 18 aprile). Lo abbiamo intervistato ed ecco che cosa ci ha detto.

cavazzano

Cominciamo dal manifesto. Ci sono un Pulcinella-gondoliere, tre gabbiani con cappelli diversi e il Leone di San Marco… Come l’hai pensato e costruito? 

Quando il direttore di Cartoons on the Bay, Roberto Genovesi, mi ha proposto di disegnare il manifesto del festival che ha da sempre come mascotte Pulcinella, ho pensato a un Pulcinella veneziano. Del resto tra Venezia e Napoli c’è più di un legame e la maschera di Pulcinella è stata disegnata e dipinta più volte da Giandomenico Tiepolo, figlio di Giambattista. Ecco il perché di un Pulcinella come un gondoliere di Venezia. I gabbiani, poi, per me sono da sempre i veri veneziani, abitanti e spettatori di quello che succede in questa città.

E come mai i gabbiani hanno tre cappelli diversi?

Sono dei copricapo simbolici: uno è il cosiddetto corno ducale, il berretto del Doge; un altro è il classico cappello di paglia che portano i gondolieri; e il terzo è il berretto da capitano di Corto Maltese, un mio omaggio a Hugo Pratt.

Disney è sinonimo di cartoon, compresi quelli di Topolino e Paperino che sono nati prima dei fumetti omonimi. Ma, a differenza di Romano Scarpa, tuo maestro, mi sembra che tu non ti sei mai cimentato interamente con il cinema d’animazione? 

Ci ho provato, quando Scarpa mi diede da fare qualche passaggio per Ainhoo degli icebergs (un cortometraggio del 1972 mai distribuito nei cinema, ndr). Ma quello dell’animatore è un lavoro che reputo noioso, sono più portato al disegno fisso, allo studio dei personaggi e dei caratteri. Come ho fatto nel caso di Cuccioli, la serie di cartoon prodotta dal Gruppo Alcuni.

Ma almeno sei uno spettatore di cartoon, e quali ti piacciono di più?

Li adoro, sono stupito dalla perfezione e dalla bellezza che oggi hanno raggiunto, anche se, ovviamente, sono legato ai classici disneyani. Tra gli ultimi ci metto Rapunzel, Big Hero 6, Up! Tra i classici La carica dei 101, Lilli e il vagabondo uno dei miei preferiti, Fantasia….

E per il cinema dal vivo?

Mi ha entusiasmato Whiplash che è la storia di un batterista, un film davvero straordinario. E poi mi ricorda il passato, quando suonavo la batteria in gruppo che si chiamava I Randagi.

Romano Scarpa e Giorgio Cavazzano a Cartoons on the bay, Positano, 1999. Dal volume 'Sognando la Calidornia'.
Scarpa e Cavazzano a Cartoons on the Bay, Positano, 1999. Dal volume ‘Sognando la Calidornia‘ (Pavesio)

A proposito di maestri è vero l’aneddoto su come hai conosciuto Scarpa: ce lo vuoi ricordare?

Sì è verissimo.

Ero a Venezia, su un vaporetto – io desideravo molto lavorare per Scarpa e nei mesi precedenti lo avevo cercato in lungo e in largo, chiedendo nei negozi se qualcuno lo conosceva e poteva dirmi dove trovarlo – ebbene quel giorno stavo riportando a mio cugino Luciano Capitanio alcuni disegni che avevo inchiostrato. I fogli cominciarono a girare di mano in mano tra i miei amici e una passeggera li vide e mi si presentò come la fidanzata di Romano Scarpa. Non volevo crederci: il giorno dopo telefonai al maestro e lui mi disse che cercava proprio un inchiostratore, perché chi lo aiutava in precedenza se ne era andato di punto in bianco. Aggiungo che, qualche anno dopo, ricevetti una telefonata dal parroco di Jesolo che mi rivelò di essere lui l’inchiostratore misterioso e che aveva lasciato lo studio di Scarpa per seguire la sua vera vocazione. Direi che è stata una coincidenza diretta dal Padreterno.

A parte il mondo Disney, Romano Scarpa e Luciano Capitanio, quali sono stati i tuoi maestri ispiratori?

In maniera indiretta sicuramente Alex Toth. Più direttamente gli autori di Mad Magazine, Jack Davis e Mort Drucker, più vicini al mio stile che cercava di distinguersi rispetto a quello tradizionale disneyano, come feci con Altai & Jonson (la serie scritta da Tiziano Sclavi) e con La città e Maledetta Galassia (in collaborazione con Bonvi). E, sempre nel campo umoristico, Uderzo, Franquin e la scuola franco-belga.

Maestri e allievi. Che hai formato, ispirato o che ritieni tra i più bravi?

Sivia Ziche che sicuramente non mi ha imitato come altri, ma che sono molto contento di avere aiutato, Stefano Intini, Marco Gervasio, e anche Corrado Mastantuono.

Autoritratto di Giorgio Cavazzano
Autoritratto di Giorgio Cavazzano

Come definiresti il tuo stile?

Il mio stile? Ma vedi, le cose nascono per caso. Inizialmente – erano i primi anni Settanta – avevo voglia di separarmi da Scarpa. Stiracchiavo i personaggi, cercavo inquadrature esagerate… è venuto fuori così il mio stile: personale, diverso, un po’ cinematografico e un po’ televisivo.

Ti ritieni più un artigiano o un artista?

Nessuno dei due: un professionista. Sono un creativo metodico, costruisco, cancello moltissimo se non mi piace quello che ho disegnato; perché ho molto rispetto per il lettore e mi sforzo di dargli il meglio.

Qual è il tuo rapporto con le nuove tecniche digitali?

Ahimè! Il computer l’utilizzo per spedire disegni e fatture, non faccio altro. I miei strumenti sono i soliti: matita, pennelli, tempera, ecoline, acrilico. E per le chine c’è il bravissimo Alessandro Zemolin, il mio braccio destro.

A proposito di nuove tecniche, anche di finanziamento in rete, come il crowfunding, ci racconti a che punto è il documentario su di te La memoria nei segni?

Tutto è nato da mio figlio Gabriele che ha un amico che faceva le riprese. Così, a poco a poco, abbiamo cominciato a girare il documentario, aggiornandolo di volta in volta. Il crowfunding è andato bene e il film è in dirittura di arrivo. La presentazione ufficiale sarà a novembre, a Roma.

Venezia è la tua città, ci sei nato, ci vivi e lavori da sempre. Quanto ha contato nel tuo lavoro? E per te è una fonte di ispirazione?

Certo, come i ricordi, le situazioni che ho vissuto: è la mia vita che entra nei miei fumetti, non c’è separazione tra ciò che vivo e quello che faccio. Persino caratteri e personaggi secondari, gli abbigliamenti, il modo di camminare hanno a che fare con la gente che vedo e che incontro, a Venezia o in giro per il mondo.

Tu sei un autore versatile che si è espresso egregiamente anche al di fuori del mondo Disney. Ma è fuor di dubbio che l’etichetta di disneyano sia quella prevalente. Ti pesa? Non hai mai desiderato di cambiare completamente mondo di riferimento e stile?

No, non mi pesa, i personaggi disneyani sono miei ottimi compagni, non mi stancano mai. Sono attori che sento vicini e capaci di un continuo rinnovamento. Spero di continuare a disegnarli.

Però, ultimamente con la Disney, mi sembra che ci sia stato qualche problema? 

Con Disney Italia ho interrotto i rapporti… diciamo così… per delle incomprensioni con qualcuno che stava in alto. Ora lavoro molto per la Egmont, che pubblica storie disneyane in Finlandia e in Irlanda. Anche Scarpa a un certo punto si mise a lavorare solo per la Egmont… si vede che tra me e Romano c’è ancora un filo….

Copertina di Giorgio Cavazzano per il saggio 'I Disney Italiani'
L’originale di Giorgio Cavazzano per la copertina del saggio ‘I Disney Italiani‘ (NPE)

Progetti, più o meno nel cassetto?

Sono in contatto con Fabio Celoni per realizzare qualcosa per il digitale e successivamente per il cartaceo. Si chiamerà Diners e saranno storie ambientate in un ristorante. Protagonista una gestrice che incontra vari personaggi che vanno nel suo locale a mangiare o a prendere un caffé. E poi collaboro con Rai Com per un progetto di una serie animata dedicata ai bambini dai 4 ai 7 anni.

Ma il maestro del fumetto Giorgio Cavazzano legge fumetti?

Abbastanza, ma non sono un lettore assiduo, un collezionista. Vado spesso in edicola e sfoglio un po’ di tutto. Tra le cose recenti Tex disegnato da Corrado Mastantuono, bellissimo! E tra i nuovi, Zerocalcare, decisamente un passo in avanti. E Gabriele Dell’Otto.

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