Creepshow, il cinefumetto horror di George Romero

di Chicken Broccoli

Salve! Sono ChickenBroccoli. Qualcuno di voi si ricorderà di me per recensioni come quella di Valentina e … e basta. Mi ero ripromesso di scrivere così tante recensioni che Fumettologica avrebbe dovuto cambiare nome in ChickenBroccologica, e invece ho fatto come un columnist qualsiasi: abracadabra per il primo articolo e poi, una volta messa la tacca sul CV, il numero della sparizione: PUF! Funziona un po’ così anche con le ragazze. Ma ho la giustificazione per la mia assenza: calcoli renali. Avete presente? Immaginatevi distesi su di un campo. È il 425 d.C. Ad un certo punto arriva Attila e tutti gli Unni e vi passano sopra senza chiedervi permesso. Ecco, questa è la cosa più vicina al dolore per calcoli renali che riesco a immaginare. E scrivere recensioni interessanti mentre un’orda di barbari vi passa sul rene, beh, non è facile. Ho anche la prova, ovvero la radiografia che mi hanno mostrato:

radiorenecreep

Ma non siamo qui per parlare di me (anche se non riesco ad immaginare argomento più interessante), siamo qui per parlare di TANK GIRL! Allora, Tank Girl è un cinecomics tratto dal capolavoro di Jamie Hew… Ah. Non siamo qui per parlare di Tank Girl? Come? La prossima volta? Evvabbé. E che siamo qui a fare? Ah, già, parliamo di:

Creepshow

1982, George A. Romero

locandinacreep

Trama: I filmetti dell’orrore

L’inizio del film è neorealismo puro; in una tipica casetta americana su due piani si sta consumando l’orrore: un padre ottuso rimprovera il figlio, la cui colpa principale è di leggere fumetti dell’orrore, e al suono di «questa robaccia finisce dritta nella spazzatura» lo schiaffeggia. La madre assiste e cerca di imbonire l’uomo: «Caro, tutti i ragazzi leggono i fumetti…». Il figlio, forte delle sue letture formative, sfida il padre: «Non è peggio dei libri che tieni nascosti in bagno! Quelli sul sesso!». Ma questo non fa che peggiorare le cose, e il primo albo della serie Creepshow viene scaraventato dritto dritto nel cassonetto. Se non è violenza domestica questa. A quel punto il miracolo dei fumetti, la vendetta assume le fattezze rugose del mitico Zio Tibia.

ziotibia

(rinominato nel film Zio Creepy, probabilmente per questioni di diritti), un demone, uno zombi, uno scheletro vivente, un “master of horror” che, proprio come nei fumetti a cui è ispirato il film, ci accompagnerà tra un episodio e un altro in una maratona infernale di gente che diventa pianta, vendette subacquee, feste di compleanno micidiali e tanti tanti scarafaggi. E il padre padrone avrà la sua giusta punizione. Insomma, un po’ quello che succedeva a Macaulay Culkin nel video di Black & White con il padre che gli spegneva la musica rock, solo che a Culkin appariva Michael Jackson, non so a chi è andata peggio.

La festa del papà

Il primo episodio è un ritratto d’inferno con famiglia. Fratelli e cugini – tra cui spicca un giovanissimo, danzereccio e ancora coi capelli Ed Harris

edharris

si ritrovano in una villa di campagna per festeggiare la festa del papà, ma anche la sua morte. Il tizio (un essere di 182 anni, abietto e crudele), sarebbe infatti morto anni prima in circostanze misteriose. Anzi, ben poco misteriose: l’ha ammazzato la figlia, con una posacenerata in testa (posacenere che appare in tutti gli episodi – e voi ancora in fissa con gli easter eggs dei film Marvel?), sempre nel giorno della festa del papà, mentre il vecchio chiedeva la sua torta! VOGLIO LA MIA TORTA, CAGNA SCHIFOSA! Anni dopo, la parricida si ritrova sulla tomba del padre ancora piena di rancore e odio. E sappiamo bene in cosa trasformano rancore e odio i padri uccisi:

papà

Eccolo infatti uscire dalla terra nel più classico dei modi: prima le mani, poi il teschio, i vestiti tutti strappati, pronto a prendersi la sua vendetta… e la sua meritatissima torta. E come ciliegina:

torta

La morte solitaria di Jordy Verrill

Maestro incontra Maestro: il Jordy Verrill protagonista altri non è che il grande Stephen King, in veste di attore:

kingcreep

Diverte molto vedere come la faccia un po’ scema (non me ne vogliano i kinghiani) di Stephen si adatti perfettamente alla non lampante perspicacia del povero Jordy, un contadinotto redneck che si ritrova un meteorite precipitato nel campo. E cosa fai quando un meteorite precipita tra le tue pannocchie? Ovvio: lo tocchi e ti spalmi addosso tutto quello slime schifoso che ne esce. Poi non ti lamentare se iniziano a spuntarti trifogli dalle orecchie. Questa è la storia: il piccolo Jordy andò nel campò e divenne un albero. Il finale è lo stesso del documentario su Kurt Cabain, ma con al posto dell’eroina, l’erba (grandi battute fuori luogo, le fa CB). Un racconto che è un bouquet, amarognolo come un asparago non condito.

Alta Marea

Anche qui vedrete qualcosa che vi farà una paura folle: il Tenente Drebin (quello della Pallottola Spuntata) cattivo come un vero villain da fumetto, peggio di Magneto e Loki messi insieme

leslie

Uno capace di presentarsi a casa dell’amante della moglie (un Ted Danson con capelli anni Ottanta da antologia) e metterlo alle strette con il più perfido dei ricatti: lui ha sepolto la moglie in una spiaggia, corpo nella sabbia e testa di fuori. Ci penserà l’alta marea a fare il resto. Attirati Ted e i suoi capelli sulla spiaggia riserverà la stessa sorte pure a lui. Il tutto reso ancora più spaventoso dal fatto che i due non sono uno accanto all’altra, ma hanno la (s)fortuna di vedersi attraverso televisori messi davanti agli occhi (oggi come oggi ci sarebbero dei bastoni per selfie a rendere tutto più social, e giù like a chi affoga prima.) Intanto il buon Leslie si va a godere a casa – anche quella piena di televisori – i due mentre muoiono male. Che perfido.

marea

Ma qui siamo in un film horror e abbiamo già visto che i cadaveri non ci stanno proprio a starsene sepolti per molto, nella sabbia come nella terra. Ed ecco che alla porta del cattivissimo Leslie bussano delle mani rugose, come quelle che ci vengono quando stiamo a mollo per tanto tempo. E costoro a mollo ci sono stati tanto, tanto tempo:

zombiecreep

La cassa

Questo forse è l’episodio più debole, quello con la dinamica più semplicistica e meramente horror. Ma ce ne fossero di cose così, negli horror di oggi. Harry, un mesto professore vessato dalla moglie greve, petulante e maleducata, si fa la stessa domanda da anni: perché diavolo ho sposato questa strega mefitica? In effetti la domanda che ci facciamo tutti pensando alle nostre “dolci” metà. Il buon Harry ha l’occasione d’oro per liberarsene grazie ad una misteriosa cassa rinvenuta in un sottoscala dell’università. Il contenuto della cassa? Qualche indizio: è peloso, ha i denti affilati, è affamato. La decisione finale è quella che ogni uomo dotato di un briciolo di raziocinio prenderebbe:

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Strisciano su di te

Questo invece è l’episodio migliore. Ma non solo di Creepshow, anche di molti tra i film horror a episodi che negli anni Ottanta andavano fortissimo (vedi anche – nel senso di vedili!  Ai confini della realtà o L’occhio del gatto, quest’ultimo scritto proprio da King). Gli elementi dell’episodio sono topici (anche se i topi non c’entrano nulla):

–  un magnate un po’ suonato, autoritario e paranoico che vive in una
casa bianca, ordinata e asettica. Che tratta le persone che lavorano per le sue società come parassiti di cui liberarsi, fastidiose blatte che inquinano la sua vita perfetta.

–  migliaia di scarafaggi.

L’attore protagonista, E.G. Marshall, realizza un clamoroso one man standing, un ritratto folle che vi riempirà di terrore, terrore che vi uscirà da tutti gli orifizi del corpo:

scarafaggicreep

Insomma, Creepshow è un dannato capolavoro. Un cinecomics imperdibile (mentre perdibili sono i due seguiti apocrifi, in cui Romero e King vennero coinvolti come sceneggiatori, ma non ritrovando la genialità dell’originale; un po’ come Whedon con gli Avengers?). George A. Romero è sempre stato uno che non si faceva parlare dietro, è il vero papà degli zombi quando questi ancora non erano solo una moda deprimente, e Creepshow, da molti considerato minore, è invece un vero gioiello d’inventiva e regia (l’utilizzo smodato di gelatine colorate è da antologia). E soprattutto, è uno splendido gesto di rispetto per il fumetto, quello di carta, quello vero; Romero non è il solito cannibale, ma un maestro che si mette a servizio di un altro media, uno dei rari esempi in cui Settima e Nona arte si fondono, creando la… 7+9radicequadratadi314fratto5eportopigrecomezzi… Sedicesima Arte. Se poi ci metti i trucchi del mitico Tom Savini (non vi dico chi è perché pretendo che lo sappiate) attiviamo alla Centoquattresima arte.

Un film ad episodi che non perde mai un colpo (cosa che succede spesso coi film ad episodi: quando va bene te ne piacciono la metà, basti pensare a quelli contemporanei come la serie V/H/S o The Abc’s of Death). Qui di episodio brutto non ce n’è uno, anzi mi lancio: sono tutti belli quando non bellissimi (e l’ultimo è un vero e proprio trattato di psicologia, capitolo Paranoia e anche un po’ di Entomologia, capitolo Sfamare gli scarafaggi, nostri simpatici amici). E la cosa bella è che lo spirito dei fumetti della EC Comics, ovvero fare paura e divertire al tempo stesso, è assolutamente trasportato nel film. Vedi questi episodi, grotteschi ed esagerati, ti diverti, ma poi ci pensi un attimo e… brrr… i peli si rizzano e le mani sudano. E se vedi una blatta salti sulla sedia.

Il film è pieno di rimandi al fumettoverso, primo fra tutti quella tecnica registica (ormai stra-abusata quando si parla di cinecomics, basti pensare a tutto l’Hulk di Ang Lee) di dividere lo schermo in porzioni (ergo: vignette) e far procedere le scene proprio come si leggessero pagine aperte del nostro fumetto horror preferito, con tanto di onomatopee e linee cinetiche che si sovrappongono alla pellicola. Vederlo fare in un film del 1982 sottolinea la totale mancanza di fantasia di molti registi di oggi.

Infine, informazioni di servizio. Se volete leggere i mitici fumetti del terrore targati EC ci ha pensato 001 Edizioni a riportare il verbo di Zio Creepy in Italia. E se qualcuno vi dirà per la milionesima volta di non leggere quelle “porcherie” e butterà quella “robaccia” nella pattumiera, non prendetevela, perché ci penserà Michael Jackson Zio Tibia a vendicarsi.