Il “credo” anticensura di Neil Gaiman per il New Statesman

Nell’uscita di questa settimana, la rivista inglese New Statesman ha ospitato Neil Gaiman e Amanda Palmer in qualità di guest editor. Il settimanale non è nuovo a questa pratica, essendo stato in passato supervisionato una tantum da personalità come Richard Dawkins e Ai Weiwei.

neil gaiman

Il creatore di Sandman e sua moglie hanno dettato i contenuti del settimanale, con il tema comune della censura, presentando, tra le altre cose, una conversazione tra Gaiman e Kazuo Ishiguro, un articolo sul mondo del porno scritto da Stoya e un’opinione della Palmer sui confini della provocazione. Per l’occasione, Gaiman ha firmato anche un pezzo in cui spiega il proprio “credo” contro la censura delle idee (qui l’originale).

Credo che sia difficile uccidere un’idea, perché le idee sono invisibili e contagiose e si muovono veloci.

Credo che tu possa proiettare le tue idee su idee che non condividi. Che dovresti essere libero di discutere, spiegare, chiarire, dibattere, offendere, insultare, arrabbiarti, schernire, cantare, drammatizzare e negare.

Credo che bruciare, uccidere, far saltare in aria le persone, spappolare le loro teste con delle pietre (per far uscire le cattive idee), annegarle o anche solo sconfiggerle non servirà a limitare le idee che non ti piacciono. Le idee fioriscono dove non ci si aspetta che lo facciano e sono difficili da controllare.

Credo che reprimere delle idee diffonda nuove idee.

Credo che persone, libri e giornali siano contenitori di idee, ma che bruciare le persone abbia lo stesso, scarso, successo di bombardare un archivio giornalistico. È già troppo tardi. È sempre troppo tardi. Le idee sono fuori, nascoste dietro gli occhi delle persone, in attese dei loro pensieri. Possono essere sussurrate. Possono essere scritte sui muri nel cuore della notte. Possono essere disegnate.

Credo che le idee non debbano essere per forza giuste per esistere.

Credo che tu abbia ogni diritto di essere certo che le immagini di dio o del profeta o dell’uomo siano sacre e indefinibili, proprio come io ho il diritto di essere certo della sacralità del libero discorso, della purezza del diritto di prendere in giro, commentare e discutere.

Credo di avere il diritto di pensare e dire cose sbagliate. Credo che tu possa rimediare a questo discutendo con me o ignorandomi e che io dovrei usare le stesse tattiche per le cose sbagliate che pensi tu.

Credo che tu abbia il diritto assoluto di pensare a cose che io trovo offensive, stupide, assurde o pericolose, e che tu abbia il diritto di dire, scrive o diffondere queste cose, e che io non abbia il diritto di ucciderti, mutilarti, danneggiarti o privarti della libertà o dei tuoi averi perché reputo le tue idee una minaccia o un insulto. Probabilmente penserai anche tu che le mie idee siano parecchio abominevoli.

Credo che, nella lotta tra armi e idee, le idee alla fine vinceranno.

Perché le idee sono invisibili e resistenti e, a volte, sono anche vere.

Eppur si muove.

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