di Stefania Nebularina
Questa settimana, per la rubrica #tavolidadisegno, siamo stati ad Arezzo, nello studio di Lorenzo Palloni. Fondatore e membro del collettivo Mammaiuto, ha scritto e disegnato il webcomic Mooned e tra i suoi ultimi lavori come sceneggiatore c’è The Corner, edito in Francia per Editions Sarbacane. Come al solito abbiamo fatto 5 domande e scattato diverse foto.
Quali sono i progetti a cui stai lavorando attualmente?
Sto concludendo L’Île, libro che uscirà in Francia a settembre per Editions Sarbacane; sto disegnando Esatto, una nuova serie per Mammaiuto, e scrivendo una sceneggiatura per Dario Grillotti sotto la supervisione della Nuke, oltre alla storia breve per il primo antologico di Mammaiuto in uscita a Lucca. Nel tempo libero scrivo altre storie, in genere lavoro a cinque o sei progetti contemporaneamente.
Quali sono gli strumenti che usi per disegnare?
Dipende dalla storia. Io sono fra quelli che credono che ogni racconto abbia il suo segno, una sua identità: teoria perdente dal punto di vista del marketing perché, forse, non avrò mai un segno davvero riconoscibile, ma che ci posso fare. Ad esempio: per L’Île ho utilizzato pennelli Windsor & Newton e acquerelli; per Esatto sto usando pennarelli Uni e tratto Marker grossi; per Colpo di Coda (una storia breve scritta da Antonio Solinas che uscirà sul volume di Passenger Press Amazzoni) ho usato un unico penna-pennello. Dipende anche dalla dimensione della tavola, e dal tempo che ho a disposizione. L’unica cosa che non manca mai in post-produzione è Photoshop.
C’è qualche forma di abitudine che ami predisporre prima di metterti a disegnare? Hai degli orari particolari in cui ti metti al lavoro?
Sono molto abitudinario, ho orari rigidi. Sveglia alle 7, al tavolo alle 8, a mezzogiorno a correre, alle 14 riprendo e stacco alle 19 (sembrano orari radiofonici perché lo sono, la radio mi fa molta compagnia, scandisce la mia giornata). Dopo cena di solito scrivo, è meno stancante che disegnare. Cinque anni fa disegnavo fino all’1, alle 2 di notte. Sto invecchiando.
Quali sono i tuoi autori di riferimento? Ci sono testi che devono essere a portata di mano mentre disegni?
Oltre a qualche libro di anatomia e i libri di McCloud, le tre M (Mazzucchelli, Mignola, Miller) mi sono sempre bastate e avanzate; ma accanto al tavolo tengo sempre qualcosa di Tim Sale, Manuele Fior, Paul Grist, Chester Brown, e Darwyn Cooke, e a volte mi riguardo From Hell. Però Città di Vetro, La saga di Elektra e l’ultimo Hellboy sono sempre lì a darmi coraggio, e io ogni tanto li ricambio accarezzandoli con affetto.
Ho notato che tieni particolare riguardo per questo orologio, puoi raccontarci qualcosa?
Ho una vera ossessione per il tempo, e che da quando avevo cinque anni ho sempre portato un orologio al polso. Per sempre intendo letteralmente sempre, anche sotto la doccia. Questo orologio in particolare lo indossavo a venticinque anni, quando mio padre si è sentito male: è entrato in terapia intensiva e non si sapeva come e se ne sarebbe uscito (dopo qualche mese ne è uscito, ora sta meglio). Una sera, di ritorno dall’ospedale, mi sono tolto l’orologio e non me lo sono più messo. Non so perché, giuro. Non è per dare una sfumatura di mistero al racconto: non so proprio perché l’ho fatto, né so perché ho la certezza che non metterò mai più un orologio in vita mia. So che c’entra con il tempo, tutto qui.