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MangaEureka di Hitoshi Iwaaki: il genio di Archimede e la follia dell’uomo

Eureka di Hitoshi Iwaaki: il genio di Archimede e la follia dell’uomo

Probabilmente (ri)scopro la proverbiale acqua calda. Ma giusto prima di parlare di Eureka, manga di Hitoshi Iwaaki, pubblicato in Italia da Goen, vale la pena ricordare quanto sia importante, anche nel fumetto, avere a disposizione diverse pubblicazioni di un autore. Perché nel caso degli autori più bravi e interessanti, ognuna di esse rappresenta una tappa all’interno di un percorso creativo e umano lungo e complesso.

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La copertina dell’edizione italiana di Eureka di Hitoshi Iwaaki

Pertanto, questa terza pubblicazione in Italia dell’autore nipponico, che giunge a sei mesi dalla ristampa della sua opera più conosciuta, Kiseju (letteralmente, Parassita, ma noto in Italia col titolo de L’ospite indesiderato) e a un anno dalla traduzione del bellissimo Historiē (J-pop), ci sembra innanzi tutto un’ottima occasione per fare un po’ di chiarezza sulla carriera di quello che si sta affermando come uno dei talenti più originali e solidi nel panorama del mangacontemporaneo.

La prima pubblicazione di Iwaaki (nato nel 1960, ed ex assistente del Kazuo Kamimura di Lady Snowblood) risale al 1985: Fuuko no Iru Mise (Fuuko nel Caffè) è una storia in 4 volumi, inedita in Italia, che narra le vicende di una giovane adolescente che prova a superare la propria incredibile timidezza, lavorando come cameriera in un bar. Nel 1989 comincia l’avventura editoriale di Kiseiju, serie in 10 tankoboncon la quale Iwaaki inaugura una fortunatissima adesione al fanta-horror, genere attraverso il quale si sofferma ancora sull’adolescenza e le sue tematiche cardine, come la crescita, il cambiamento, l’assunzione di responsabilità. Sull’onda del successo di Kiseiju, che testimonia altresì una maggiore consapevolezza e una progressiva sicurezza del tratto, Iwaaki pubblica nel 1990 la raccolta di storie brevi Hone no oto (Rumore di ossa) e dal 1997al 1999 Tanabata no kuni (Il paese di Tanabata), entrambe inedite in Italia.

È nel 1999 che assistiamo allo slittamento dal genere fantascientifico a quello di ambientazione storica, con l’apparizione di due storie brevi, Yuki no Touge (Cresta innevata) eTsurugi no Mai (Danza delle spade), ambientate in Giappone durante l’epoca Sengoku (1478-1605). Non sappiamo con certezza cosa abbia spinto Iwaaki a passare dalla Storia del proprio paese a quella dell’Occidente, e alla storia antica in particolare, ma è un dato di fatto che è proprio con Eureka, volume unico uscito nel 2002, che avviene questa transizione. Evidentemente si tratta di un’ambientazione che l’autore ritiene davvero proficua, se sceglie di dedicarvi poco dopo una storia più complessa e dal respiro molto più ampio, e cioè quell’Historiē che, dopo aver esordito in Giappone nel 2003 ed aver fatto incetta di premi e riconoscimenti, è ancora in corso. Eureka, rappresenta dunque un tassello cruciale per comprendere l’evoluzione di Iwaaki, sia perché anticipa e preannuncia il ‘genere’ di Historiē – ma anche, come vedremo, il suo rapporto con le fonti antiche e la caratterizzazione dei personaggi – sia perché ripropone, calati in un nuovo filone, temi e idee cari all’autore sin da Kiseiju. Un’opera che non a caso viene citata, in modo elegante e geniale, all’inizio di Eureka.

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Una tavola da Eureka di Hitoshi Iwaaki

E dunque, di cosa parla Eureka di Hitoshi Iwaaki? Ambientata durante la seconda guerra punica, la vicenda narra dell’assedio da parte dei Romani, guidati dal console Claudio Marcello, della città di Siracusa, ritenuta colpevole di essere passata, sotto la guida degli strateghi Epicide e Ipparco (quest’ultimo non compare nel resoconto di Iwaaki), dalla parte dei Cartaginesi, dopo la vittoria dell’esercito di Annibale nella battaglia di Canne (216 a. C.). Come sappiamo dalle fonti antiche che ce ne parlano, su tutti lo storico latino Livio e quelli greci Polibio e Plutarco, l’assedio della città siciliana durò due anni (214-212) e si rivelò molto più complesso e arduo del previsto, non tanto o non solo perché la polis era dotata di una cinta muraria lunga oltre 30 km., ma soprattutto perché era attrezzata con le terribili macchine da difesa escogitate dal genio di Archimede, leggendario fisico e matematico greco cui il titolo dell’opera fa evidentemente riferimento.

Il protagonista della vicenda è, però, Damippo, un giovane di origini spartane, di cui le fonti antiche parlano molto fugacemente: Livio, in particolare, ci dice che inviato da Siracusa presso Filippo di Macedonia per chiedere aiuto, fu catturato dai Romani e che durante le trattative con Epicide, che voleva riscattarlo, Marcello si accorse di un punto debole nel sistema murario che sarebbe successivamente stato utilizzato dal suo esercito per invadere la città.

Partendo da queste brevi informazioni e dal fatto, storicamente accertato, che (sebbene involontariamente) ‘un certo Damippo’ e la sua cattura furono la causa scatenante della resa della città siciliana, in Eureka Hitoshi Iwaaki si appropria di un personaggio storico realmente esistito per reinventarlo. E così facendo, in modo ancora più evidente rispetto a quanto fatto col protagonista di Historiē Eumene di Cardia, un attore ‘minore’ della Storia diventa un protagonista. La quasi totale assenza di informazioni su Damippo, in particolare, permette all’autore di rappresentarlo non solo come un adolescente ‘comune’, ma come colui che, spinto dal trauma della perdita della donna amata, volontariamente causerà la caduta di Siracusa.

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Una tavola da Eureka di Hitoshi Iwaaki

Un altro dato che accomuna Eureka a Historiē, è senza ombra di dubbio l’interesse per l’intreccio fra la storia militare e politica e quella culturale e letteraria. Nella serie più recente questo mix è rappresentato dalle frequenti citazioni di Omero e Erodoto e soprattutto dalla figura del filosofo Aristotele; in Eureka, invece, dalla rappresentazione di Archimede, che risulta assolutamente originale e per certi versi spiazzante.

Tuttavia, se in Historiē il celebre filosofo che visse alla corte macedone è, per quanto ci è dato leggere finora, una figura in evoluzione e ancora di difficile decifrazione, nel breve respiro della storia autoconclusiva di Eureka è possibile comprendere appieno la visione di Hitoshi Iwaaki. Infatti, ben lontano dai numerosi fumetti didattici per bambini sulle grandi personalità della Storia, corredati magari da illustrazioni esemplificative, Eureka appare un esempio finalmente maturo e problematico di come, attraverso la rilettura della classicità, il fumetto (come tutte le altre forme d’arte) sia capace non solo di illustrare e spiegare, ma anche e soprattutto di porre ai lettori moderni quesiti, dubbi e spunti di riflessione.

Se diamo una rapida scorsa alle fonti antiche, la vita di colui che, citando Mario Geymonat, «fu il più grande matematico dell’antichità e tra i maggiori scienziati di tutti i tempi» ci viene raccontata attraverso una serie di aneddoti che hanno contribuito nel tempo a forgiare una figura leggendaria ed eccezionale. Fra i tanti episodi, certo non può mancare quello riguardante proprio l’assedio di Siracusa. In quell’occasione, Archimede, che Plutarco definisce “posseduto dalle Muse” talmente appariva distante dalla realtà e a volte perso nei suoi calcoli e nelle sue teorie, nonostante il disinteresse per l’applicazione pratica delle proprie idee e l’età avanzata (75 anni!), si impegnò nella difesa di Siracusa, guidando in prima persona i cittadini nell’impiego delle terribili macchine da difesa da lui escogitate.

Ad Iwaaki, tuttavia, questa espressione della straordinarietà di Archimede non sembra interessare molto. Il ritratto che ne fa è piuttosto quello di un anziano innocuo e pacifico, probabilmente anche un po’ svampito – “vecchio demente”, lo definisce Damippo di fronte a Marcello, che lo crede il primo responsabile del fallimento della sua missione – che sembra non solo non capire quasi nulla di quanto stia accadendo fuori da casa sua, ma anzi pare disturbato dagli onori che gli vengono tributati da Epicide per il successo delle armi da lui progettate.

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Una tavola da Eureka di Hitoshi Iwaaki

L’autore nipponico, evidentemente, vuole condurci altrove, riscrivendo le fonti antiche per il proprio scopo. Dove gli storici classici vedevano un atto di estremo eroismo e di attaccamento alla patria, l’autore moderno oggi vede un dilemma angosciante che sembra ruotare attorno al mistero dell’animo umano. Perché, sembra chiedersi Iwaaki, l’essere umano, pur capace di geniali invenzioni e di poesia e bellezza senza eguali, si accanisce, guidato dall’odio e dalla paura, nel volgere il proprio intelletto all’annientamento degli altri esseri viventi?

Ed è questa la domanda che lo stesso Archimede, in un momento che colpisce per la lucidità dello sguardo e del pensiero dell’anziano saggio, sembra porre a se stesso, quando di fronte a Damippo che elogia il suo genio, ammette «Ho costruito molte altre cose, ma in verità non volevo creare dei mostri come quelli… dunque io sono il capo di quei mostri. Ero ben consapevole del loro uso… io sono ugualmente colpevole». Si tratta di una sequenza densa di pathos, dove ad essere inquadrati sono prima il volto, triste e consapevole, quindi le mani rugose di un vecchio, aggrappate al proprio bastone.

Eureka, quindi, è una riflessione amara sulla malvagità e sulla follia di cui può essere capace l’essere umano. In questo senso vanno interpretate le spettacolari rappresentazioni delle macchine di Archimede e dei loro effetti, la citazione di un celebre aforisma di Jean Rostand, (celebre biologo e filosofo francese, pacifista e ateo convinto) e infine la volontà di aprire la narrazione con una distesa di morti (quelli della battaglia di Canne) e di chiuderla con una scarna e laconica didascalia sullo sfondo del Castello Eurialo, un tempo simbolo del genio umano votato alla distruzione, oggi cumulo di macerie erose dai secoli: “Col tempo tutti i testimoni oculari dell’avvenimento morirono. Da allora sono passati duemila anni…”.

In uno scenario tinteggiato a tinte così fosche, che tanto somiglia al nostro mondo di oggi, Iwaaki non ci abbandona alla disperazione, ma alla riflessione e soprattutto alla speranza, che sceglie di affidare agli adolescenti, alle nuove generazioni. Damippo, che all’inizio del racconto appare un giovane felice e spensierato, nel corso della narrazione cresce, soffre, inventa gli specchi ustori (geniale trovata di Iwaaki!) e tradisce la città che lo aveva ospitato. Compie insomma delle scelte, anche discutibili, ma mai senza patirne, e guidato esclusivamente dalla necessità e dall’amore. Così, alla fine del romanzo, dopo aver assistito alla morte, accidentale e inutile di Archimede, alla proposta di Marcello che gli offre di accompagnarlo a Roma e di aiutarlo a sconfiggere Annibale il giovane protagonista, consapevole di sé e dalla realtà che lo circonda, rifiuterà rispondendo: «Voi siete davvero incredibile. Però … non avete altre cose da fare?».

Nelle intenzioni di un autore che da sempre si è rivolto agli adolescenti, affrontando le loro problematiche e le loro potenzialità, Damippo, così come Shinichi in Kiseiju ed Eumene in Historiē, rappresenta un modello di giovane, ordinario e straordinario al tempo stesso, che affronta la propria maturazione. Un ragazzo che grazie al proprio spirito critico e alla propria intelligenza, forse non sarà in grado di salvare il suo mondo, ma riuscirà almeno a non farsi coinvolgere e consumare dalla follia autodistruttrice degli uomini.

Eureka
di Hitoshi Iwaaki
Goen, luglio 2015
brossura, 256 pagine, bianco e nero
6,95 €

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