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Microstorie del fumetto

paolomatteo

“Paolo, ciao. Dove sei finito? Esaurite le idee per sostenere che il fumetto è resiliente?”

“Ciao Matteo. Com’è che ti fai vivo? E’ già ottobre? Hai bisogno di un compagnuccio di spritz per Lucca? Uno un po’ resiliente, però. Capace di riprendersi rapidamente dalle avversità…”

“Di Lucca parliamo un’altra volta. Ora dimmi di storie da raccontare qua. Ti sono passati i crampi alla mano per il libro linusiano?”

“Io preferisco chiamarlo baby blues. L’ho tenuto in pancia per così tanto tempo che, quando si è palesato al mondo, ho sentito uno scompenso. Gli ormoni impazziti.”

“Mi vuoi uccidere di metafore?”

“E poi l’insonnia. Ti alzi, guardi fuori dalla finestra… Devi solo decidere da quale momento chiamerai la notte mattino…”

“Io invece mi sono sempre coricato di buonora. E qualche volta, appena spenta la luce, gli occhi mi si chiudevano così in fretta che non avevo il tempo di dire a me stesso: ‘Mi addormento’.”

“Tsè, la mia citazione non è mica di quelle facili da googlare come la tua“.

“Touché. E comunque i disturbi del sonno sono una piaga, lo so. Ma Fumettologica è la cura. Per capire quando hai pubblicato l’ultimo Resiliente abbiamo dovuto datare il post con il carbonio-14.”

“Io un’idea per riprendermi quello spazio ce l’avrei… Però ha un titolo diverso.”

“Non se ne parla neanche. La struttura del sito è stata progettata con cura. La rubrica è associata all’autore nel menu, e se le cambiamo titolo e URL perdiamo la ricercabilità dei vecchi contenuti. Soprattutto, se ne apriamo una nuova con lo stesso autore violiamo il principio: sono spazi ad personam, individuali.”

“Seee… Come se  fosse antani.”

“Smettila! Lo sai che ho ragione. E poi ti conosco. Da buon ossessivo compulsivo sarà una storia delle storie che usa uno di quegli slogan che a te sembrano arguzie: le vere storie del fumetto, un altro fumetto è possibile, rivoluzioni nate per gioco…”

“Hai parlato con Boris? Quel bastardo!”

“Macché! Da quanto ci conosciamo? Quindici anni? (Io ero sbarbatello – tu già ipertricotico). Però ho una buona notizia per te…”

“Dài, giovane Stefanelli, dimmi qual è questa buona notizia. Non farti pregare…”

“Indovina un po’? Tutti i tuoi slogan da sessantottino fuori tempo massimo significano… resiliente.”

“Ah…”

“E quindi? Di cosa vorresti scrivere?”

“Di microstorie editoriali del fumetto. Soprattutto, di storie e microstorie delle riviste.”

“Ho capito: con il trasloco hai spostato e riaperto scatole di carta. E il libro Linusiano ti batte ancora in testa.”

“Direi in pancia… Non so bene neanch’io. Figuriamoci tu.”

“Ripeto: e quindi?”

“In questo momento, se non mi monta una pulsione alla retrodatazione, la storia inizia nell’agosto del 1943. Le guglie del Duomo si sono salvate dalle bombe, la Galleria meno. Una fila di milanesi che si allontana lungo strade allagate, spingendo biciclette su cui sono accatastati i ricordi di una vita. La guerra è arrivata in città…”

Continua…

Le Microstorie di Gasoline Alley di sua maestà Frank King

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