La lunga storia dei fumetti di James Bond

Secondo M, il suo capo, 007 è un «dinosauro misogino e sessista, una reliquia della Guerra Fredda». In effetti è sorprendente pensare che un personaggio così legato al suo tempo sia riuscito a passare (quasi indenne) oltre 60 anni di onorata carriera, superando la caduta del muro di Berlino e la dissoluzione dell’impero sovietico. Tra i migliori prodotti da esportazione inglesi, James Bond è il protagonista di innumerevoli romanzi e della saga cinematografica più longeva della storia, giunta al ventiquattresimo capitolo con Spectre, nelle sale a partire da questa settimana.

Ne approfittiamo per raccontarvi un aspetto decisamente meno conosciuto dell’universo dell’agente 007, almeno nel nostro Paese: la storia dei fumetti ispirati all’eroe di Ian Fleming.

james bond

Tutto iniziò con questo disegno, commissionato dallo stesso Ian Fleming quando gli vennero chiesti i diritti per la realizzazione di una striscia a fumetti dedicata a James Bond. Secondo lui, questo avrebbe dovuto essere l’aspetto della spia, vagamente ispirato alle fattezze del cantante e musicista Hoagy Carmichael.

Ma, riguardo agli adattamenti dei suoi lavori, Fleming era sempre destinato a vedere i propri desideri non avverarsi: al cinema avrebbe voluto Cary Grant o David Niven e gli diedero lo sconosciuto e assai meno costoso Sean Connery; nella versione a fumetti il disegnatore assegnato alla nuova serie, John McLusky, decise che il volto prescelto da Fleming era troppo poco mascolino e vecchio stile, decidendo quindi di infischiarsene quasi subito.

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Lo James Bond secondo McLusky era sorprendentemente simile a Sean Connery, che però avrebbe iniziato a interpretare 007 solo nel 1962. Qui siamo invece nel 1957, sulle pagine del quotidiano Daily Express. McLusky portò egregiamente avanti la serie fino al 1966, dimostrandosi particolarmente efficace nelle sequenze in chiaroscuro, in cui i volumi dei corpi dei personaggi sembravano farsi strada a fatica nell’oscurità che riempiva le vignette.

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Dopo McLusky le redini vennero affidate al disegnatore di origine polacca Yaroslaw “Larry” Horak. Esauriti romanzi e racconti originali di Fleming la serie adattò Colonel Sun, primo romanzo di 007 non scritto da Fleming, poi proseguì con storie inedite, esattamente come sarebbe stata costretta a fare la saga cinematografica molti anni dopo.

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Nel 1962 uscì il primo film della serie, Dr. No, in Italia tradotto come Licenza di uccidere. La collana di adattamenti di romanzi celebri Classics Illustrated, nella sua edizione inglese, messi da parte una tantum Il conte di Montecristo e Robinson Crusoe, pubblicò un adattamento del film assai diverso dall’opera originale di Fleming, nonostante il titolo fuorviante della collana. Bond ebbe così per la prima volta i lineamenti di Connery, mediocremente disegnati da Norman J. Nodel, che per il suo lavoro si basò sulle foto di scena del film e usò un bel po’ di fantasia.

Gli editori della versione americana della collana decisero di saltare l’episodio dedicato a 007, perché la serie era diffusa soprattutto in ambito scolastico: una vicenda di spie, casinò e supercriminali affiliati alla SPECTRE sarebbe risultata un tantino fuori posto. I diritti di pubblicazione vennero acquistati da DC Comics, che pubblicò la storia all’interno della serie antologica Showcase, di norma dedicata ai supereroi.

La parte più divertente è che DC Comics aveva anche un’opzione sui diritti del personaggio. Se avesse voluto, avrebbe potuto creare una serie di James Bond proprio quando tutti ne parlavano e i film della serie riempivano le sale. Ma la storia su Showcase venne pubblicata troppo in anticipo senza avere particolare successo, e alla fine non se ne fece nulla.

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Dopo lo scarso exploit di Dr. No, per vedere nuovi comic book dedicati a 007 negli Stati Uniti bisognò attendere parecchio tempo. Solo negli anni Ottanta Marvel Comics adattò a fumetti i film Solo per i tuoi occhi (1981) e Octopussy (1983), entrambi interpretati da Roger Moore, che sulla carta stampata riusciva a risultare un tantino meno attempato che dal vivo.

L’attore inglese aveva sostituito Connery già nel 1974, dando vita a un James Bond più ironico e talvolta – non sempre volontariamente – ai confini con la parodia.

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Conclusa l’era Moore, ormai poco credibile nei panni di super-spia per raggiunti limiti di età, come nuovo 007 venne scelto Timothy Dalton. A occuparsi dell’adattamento a fumetti del film Vendetta Privata, il suo secondo e ultimo film nei panni di James Bond, fu la casa editrice indipendente Eclipse, che affidò il compito a Mike Grell.

La trasposizione fu molto fedele, a parte un piccolo dettaglio: Dalton non concesse di usare la sua immagine nel fumetto, con il curioso risultato che tutti i personaggi, compresi quelli minori, somigliavano molto alle loro controparti cinematografiche, a parte il protagonista!

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Ancora Grell scrisse e disegnò Permission to Die, prima storia  di 007 uscita su albo non adattata da nessun precedente lavoro di Ian Fleming, in una miniserie pubblicata nell’arco di due anni dalla solita Eclipse.

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Dal 1992 al 1995 il testimone passò alla casa editrice Dark Horse, con una serie di nuove avventure vagamente sopra le righe, anche per gli standard di 007. Abbandonati i soliti miliardari con la fissa per il dominio del mondo, Bond si scontrò perfino con un dinosauro!

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Nel mentre al cinema la saga venne bloccata da problemi legali. Dopo Vendetta privata (1989) ci fu uno stand by che durò diversi anni. Stanco di aspettare, Dalton abdicò, cedendo lo smoking a Pierce Brosnan.

L’esordio del nuovo interprete fu nel 1995 per il film Goldeneye. La Topps aveva grandi progetti per Bond, con l’adattamento del film seguito da una nuova serie a fumetti, ma non fece in tempo a uscire con il numero 2 di Goldeneye che una serie di problemi con la copertina dell’albo bloccò tutto. Il terzo e ultimo numero non uscì mai, e nemmeno l’annunciata nuova serie regolare.

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Dal 1995 ad oggi sono usciti altri tre film con Brosnan e tre con Daniel Craig senza che nessuno abbia pensato di lanciare nuove storie di 007.

Tra poco tempo a colmare la lacuna sarà la Dynamite Entertainment, con una miniserie scritta da Warren Ellis e intitolata VARGR.

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Last but not least, vi avevamo promesso terre esotiche, ma al momento ci siamo limitati solo a Inghilterra e Stati Uniti. Questo perché abbiamo riservato le versioni più curiose per la fine del nostro viaggio.

Qualche esempio? Nel 1964 Takeo Saito, l’autore del manga noir Golgo 13, pubblicò quattro volumi di una serie ispirata al nostro eroe e autorizzata dagli eredi di Fleming.

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Non si può dire lo stesso per alcune curiose storie prodotte in India, come la meravigliosa Super Duper, in cui l’uso fantasioso della lingua inglese raggiungeva vertici inaspettati. La storia si segnalava anche per il crudo realismo, come dimostra la sequenza qui sopra, in cui 007 affronta una piovra gigante di origine sovietica.

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E poi ci sarebbero i fumetti cileni della Zig Zag iniziati nel 1968…

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…e la lunga produzione della Semic, pubblicata in Norvegia, Danimarca e Finlandia. Iniziata traducendo le strip inglesi di McLusky, la serie pubblicò anche avventure appositamente realizzate.