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FocusIntervisteIntervista a Martoz, giovane talento del fumetto italiano

Intervista a Martoz, giovane talento del fumetto italiano

In occasione dell’uscita del suo primo libro, Remi Tot in STUNT (MalEdizioni), e della mostra a lui dedicata a BilBolBul 2015, abbiamo fatto una chiacchierata con Martoz, nome d’arte di Alessandro Martorelli, illustratore e fumettista membro del collettivo Lab.Aquattro, molto attivo nel campo della piccola editoria e delle autoproduzioni (ha collaborato con Inuit, B comics, Squame, Turkey Comix e Lucha Libre).

Leggi l’anteprima di Remi Tot in STUNT

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La prima domanda credo sia la più importante di tutte: stavo curiosando sul tuo profilo FB e ho trovato questa foto. Posso usarla come foto per l’intervista? È molto bella, dove l’hai scattata?

È una foto che testimonia l’Amore. Usala pure, mi pare abbia un’intensa carica emotiva, non ultima – tra gli elementi che menzionerei – la capretta sullo sfondo che sembra dire “aspettate a scattare, arrivo”. Ero in Svizzera, tra i monti, la vista sfocata dello sfondo testimonia l’altitudine.

Quest’estate sono stato due settimane in un’alpe (sineddoche che indica una casa isolata su un monte) in mezzo alle capre. Siamo andati a trovare il fratello della mia ragazza, che è stato lì qualche mese a produrre formaggio. Mi è capitato, tra le poche faccende agricole svolte, di domare un caprone imbizzarrito, tenendolo per corna lunghe metà di me. Superfluo aggiungere che sono diventato il caprone alfa, come testimonia la foto.

Senti, già che ci siamo, questa qua invece? Perché eri all’Olimpico sotto alla curva della Lazio? Li stai benedicendo (!!)?

A me piace molto giocare a calcio, tuttavia non sono un tifoso. Ho sempre avuto problemi col senso di appartenenza. Ho accettato di fare il figurante a una manifestazione della SS Lazio in cambio di birra. C’era questa maxi-festa per qualche… centenario, forse il nonno di Lotito. Io ero nella sezione Lacrosse, sono anche tifoso occasionale di Lacrosse. Tra l’altro, vuoi mettere l’emozione di passeggiare in campo, farti acclamare dalla folla, essere parte di una coreografia? Ho sentito persone gridarci “BRAVI”. Incredibile. Ho fatto la foto con la linea bianca, è davvero gesso.

Va bene, adesso parliamo delle cose serie. Non sapevo chi fossi finché Lorenzo Palloni non è arrivato e mi ha detto ‘Martoz ha in uscita un libro che è una bomba’. Io mi sono fidato e mi sono fatto mandare il file del tuo libro, che è effettivamente una bomba, anche se non dovrei dirlo, visto che dovrei mantenere un supposto distacco professionale mentre ti intervisto ma alla fine YOLO.

Però ancora non so chi sei: cosa fai di bello, qual è il tuo percorso, quanti anni hai, cosa fai nella vita di tutti i giorni (disegni biplani blu da quel che ho capito)? È vero che ti piacciono le bici? Ci verresti a fare un giro con me, Francesco Guarnaccia, il Dr. Pira e Sio?

Io ho 25 anni (ci ho dovuto pensare) e vivo a Roma, la mia occupazione principale è disegnare. Nella vita di tutti i giorni mi capita di fare tante cose. Con degli amici coltivo il luppolo, presso un casale romano. Ma lo sapevate che dentro i fiori del luppolo c’è una polvere gialla che odora di birra? L’ho fumata e mi pareva di avere birra stampata sul palato. Partecipiamo anche a un orto urbano, nello stesso terreno.

È vero che mi piace la bici! Sono stato due volte all’Eroica, una corsa di bici d’epoca. Sto organizzando una mostra collettiva di illustrazione dedicata ai 200 anni della bicicletta che viaggerà su più tappe, tra cui proprio l’Eroica. A Roma mi muovo in bici, che è una bella avventura di morte. Mi sono portato la bici pure a Bologna per il BilBolBul… Insomma giro un sacco, tendenzialmente. Mi piace dipingere sui muri e attaccare poster, perché è un lato del mestiere che porta movimento. Che comporta fatica. Quando invece mi trovo sulla scrivania ritorno illustratore. Mi piace, anche in quel caso, spaziare. I disegni non possono avere un solo destino tipografico. Ultimamente, per esempio, sto lavorando a due progetti: TEATRO e ANIMAZIONE. In un caso sto lavorando alla scenografia di uno spettacolo teatrale, Dèlire di Antonio Sinisi, e nell’altro sto facendo un’animazione per un’azienda. Ci sono molti aereoplanini che svolazzano, in alcuni casi fanno cose buffe. Non posso dire altro.

Sì, ci vengo a fare un giro con voi! Andiamo al TCBF e imbocchiamo a un vernissage sudati e con delle lepri attaccate al portapacchi. Una volta con Pira siamo andati a cercare gli alieni, di notte, in bicicletta, a Roma. Non li abbiamo trovati.

Adesso ti faccio un po’ di domande classiche: come è nato il libro? Quella di un matematico che fa il pazzo con le formule e le equazioni della realtà e sopravvive alle catastrofi è un’idea bella paxa in qulo.

L’idea è nata in metropolitana, tra una fermata e l’altra. Vorrei poter dire che è nata mentre facevo l’amore con David Bowie, durante un bombardamento. Poco prima che la porta del treno si riaprisse, avevo stampata in mente la dicitura stuntman della realtà. Mi piaceva l’idea di un fumetto d’azione. Di solito penso cose più impegnative a livello intellettuale, per questo è stato stimolante. Forse risolutivo.

Magari spiega anche qual è effettivamente il concept del libro, chi è Remi Tot e cosa fa nella vita, perché la descrizione migliore che posso darne io è ‘matematico che fa il pazzo con le formule e le equazioni della realtà, sopravvive alle catastrofi come passatempo e poi ha un piacere perverso nel conteggiare i danni’.

Dunque, Remi Tot è un impiegato. Lavora in una società che svolge calcoli per le grandi aziende. Gli riesce benone, perché è un grande matematico. Quanto grande veramente, non lo sa nessuno. Per quanto il suo capo lo stimi, non immagina che Remi è davvero il RE di tutti i matematici passati, presenti e futuri! La sua capacità di calcolo è talmente raffinata da permettergli di leggere il corso degli eventi, denudando le geometrie della realtà. In soldoni, prevede il futuro. Questa sua capacità, Remi la usa per salvare singole persone coinvolte in incidenti pazzeschi. Egli si sostituisce a una persona e sopravvive al suo posto. Noi lo seguiamo in queste catastrofi, assistendo dalla programmazione del salvamento fino alla sua messa in atto. Assieme a Remi nuotiamo tra gli squali e sciamo tra la lava. Quindi il “come” ci è abbastanza chiaro. Vediamo Remi calcolare sui fogli e saltare tra le esplosioni. Ma non sappiamo perché lo fa. Il fumetto gioca con questo perché.

Parlando con un amico ho concepito questo paragone: se Remi è la Matematica, le persone che sceglie di salvare sono i Numeri Primi. Non è detto, dunque, che per noi sia comprensibile il criterio adottato di Remi, come noi non abbiamo compreso appieno con che regolarità si presentano i Primi tra i numeri.
Il conteggio dei danni è abbastanza importante, in effetti, perché svela che Remi ha un obiettivo, che c’è un crescendo. Più il conteggio dei danni economici dovuti alla catastrofe sono alti e più è eclatante uscirne vivi. Si potrebbe pensare che per Remi si tratti di una sfida.
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Il libro affoga dentro a formule, equazioni, numeri e altre cose che io, povero scemo che neanche ha mai capito cosa sia il momento angolare quando andavo al liceo, non saprei neanche come maneggiare. Tu sì? Ti sei fatto aiutare da qualcuno?
(ci tengo a precisare che a bilanciare le reazioni però ero bravissimo)

Non mi ha aiutato nessuno. Ho solo fatto molte ricerche, del materiale analizzato ne ho usato il 5%. Suppongo sia sempre così. Sono stato per tanto tempo un appassionato di divulgazione scientifica, ho letto molti libri di Fisica e Astronomia. Ho persino una K tatuata sul braccio (una roba fieramente fatta in casa), è una costante fisica, per me significava tante cose. Per il cosmo è un punto di riferimento. Neanche io ci capisco un’H di matematica, però ho comunque grande interesse al riguardo.

Lettering: perché mischi corsivo e stampatello? È una scelta? Scrivi sempre così?

Ebbene sì, è una scelta che difendo. Ho sviluppato nel tempo questo modo di scrivere, a seconda di come mi piaceva vedere le singole lettere assieme alle altre. Scrivo sempre così. Ci sono molti fattori che entrano in campo quando distinguo tra stampatello e corsivo. Il metodo varia di volta in volta.

Hai mai letto Casanova di Matt Fraction? A me Remi Tot in Stunt ha ricordato un po’ quello e un po’ i fumetti della Picture Box. Cosa leggi di solito? C’è qualche artista/opera in particolare – anche extra fumetto – che ti è tornata mentre facevi Remi Tot?

Non ho letto Casanova, lo farei con piacere. Ho visto molte tavole ed è davvero interessante. Anche io ci ho visto un aspetto di Remi Tot. Anche se lo stile di Fraction è più forte e semplificato. Io in questo caso mi sono tenuto morbido per avere la possibilità di cambiare a seconda delle necessità narrative. Non è stato facile, come progetto. In alcuni casi ho utilizzato una certa complessità per sfogare il bisogno di disegnare, tanto mi sono dovuto trattenere per questioni tecniche, nella maggior parte del fumetto.

Hai fatto la domanda delle domande. Il fumetto è pieno di messaggi subliminali (di completa innocenza) che traghettano tra le pagine proprio gli artisti che mi appassionano. Ci sono elementi di Prampolini, opere di Sironi, ma anche reinterpretazioni di illustratori viventi. A un certo punto, sul tavolo di Remi c’è una statuetta di Picasso.

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Sei un videogiocatore? La primissima sequenza – la moto, la diga, i fulmini – sembrano uno di quei giochi difficilissimi che trovi su MAME ogni tanto. Io la scena me la sono immaginata con una colonna sonora 8bit e i lampi che fanno venire le crisi epilettiche. Poi a una certa c’è anche un guscio di tartaruga che sembra uscito da Super Mario (o magari è solo un guscio di tartaruga).

Da piccolo adoravo i videogiochi, li usavo per dimenticare la vita. È lo stesso motivo per cui non gioco più, ora, anche se a quel metodo si è sostituito l’alcol. Tra gli impegni sul taccuino è segnato anche: “impara a prendere la vita di petto”. Mi capita ancora di videogiocare ogni tanto con gli amici. Per il resto, la mia cultura al riguardo si basa su reminescenze dell’infanzia. Adoro le musichette dei videogame, ogni tanto ascolto i vari musicisti che hanno coverizzato i grandi classici. Quello che hai visto era proprio un guscio di Super Mario! Dovevo disegnare il guscio vuoto di una tartaruga, ma non mi andava di utilizzare un segno pesante. Già era pesante il senso di morte che doveva trasmettere… Così ho ripensato all’intramontabile estetica Nintendo.

È divertente disegnare una catastrofe che si abbatte su San Pietro?

È davvero divertente! Ma ti svelo che l’edificio nel fumetto è un sosia. In Costa d’Avorio hanno costruito una basilica gemella – fortemente ispirata a San Pietro diciamo – che è però molto più grande. Difatti, ora, la nuova basilica più grande del mondo è quella: la Basilica di Nostra Signora della Pace.

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L’hai scritta tu la canzone che suonano quelli del treno in Svizzera? Quando ho trovato la citazione shakespeariana (o di Marìas?) pensavo avessi fatto un mash-up di frasi, però poi ne ho googlata qualcuna e non ho trovato riscontri.

Quella canzone l’ho scritta io. Scrivo molti testi, a caso. Indipendentemente dal fumetto. Non c’era contesto migliore per questa poesiuola, che da sola non avrei saputo dove metterla né avrebbe potuto stare in un fumetto senza che il lettore si chiedesse: “ma che cazzo…?” Invece nella bocca di un cantante passa tutto, nessuno si preoccuperà del senso vago. L’ho scritta prima di lavorare a questo fumetto, infatti ammetto di averla cambiata un poco per darle anche un senso all’interno della scena.

Buona parte delle robe che ci sono nel libro ho dovuto cercarle perché davvero non sapevo cosa fossero, tipo il concetto di ‘orizzonte degli eventi’. Non pensi che il lettore possa trovarsi frastornato in tutta quella scienza, io a una certa ho davvero perso di vista cosa stava succedendo dettagliatamente, sapevo soltanto che c’era un ‘MEGADISASTRO MAIUSCOLO’. È una cosa voluta?

Il disagio che si prova nei confronti di tanta scienza è voluto. Ho inserito altre cose nel fumetto, visive per esempio, che non hanno ragion razionale d’essere né sono comprensibili. Nell’ambito dell’azione, un certo senso di sperdimento, la perdita del controllo, una situazione che non riusciamo a registrare appieno, sono tutte cose volute. Ci sono momenti in cui le formule appaiono più come decorazione che come lettura, altre volte compaiono nei baloon, pronunciate da Remi. È chiaro, dunque, che chi non sa niente di Astronomia può risultare disorientato. Tuttavia, mi soffermo su un fatto semplice: non c’era altro modo. Remi Tot in STUNT è un fumetto assurdo, ma non chiama in campo la magia, è tutto sommato verosimile. Remi è un matematico, non c’era credibilità in un testo semplificato. Il più grande matematico della storia non può dire x=y+2. Era necessaria una grande conoscenza per non scivolare nel posticcio. Da questo punto di vista, abbiate pietà di me. Per ogni catastrofe concepita ho dovuto fare molte ricerche per dare a Remi un modo di uscirne fuori! Scherzo, ovviamente, non abbiate pietà. Secondo me, chiunque può leggere questo fumetto, non serve essere matematicamente sapienti. Semplicemente, quando Remi dice qualcosa in matematichese, bisogna prenderlo per buono. Sarà l’azione a colmare il vuoto della nostra ignoranza. Anche della mia, del resto. Remi per me è un personaggio ancora ricolmo di mistero.

Alla fine Remi Tot è una brava persona o no? Secondo me sì, perché tutto quello che ha fatto, l’ha fatto per amore.

Remi è SPIETATO. Salva una sola persona e ne lascia morire migliaia, nonostante conosca il corso degli eventi. Diciamo che, più che spietato, è distaccato. Non è malvagio, in effetti, non causa lui le catastrofi. Ha una sua personale missione del tutto ignota. A voler essere pignoli, anzi geometri, fa comunque del bene: una vita salva è meglio di niente! Sicuramente Remi non è un personaggio in cui ci si può immedesimare in maniera diretta. Questo mi piace. La trama del fumetto porta l’obiettivo di Remi a sdoppiarsi, a un certo punto. Pare che la storia sia conclusa, invece c’è dell’altro. Non voglio svelare troppo, ma in quella discrepanza, c’è un salto. In quel salto c’è l’anima di Remi.

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