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RecensioniNovitàPKNE 3: “Il raggio nero” episodio 4

PKNE 3: “Il raggio nero” episodio 4 [Recensione]

QUESTO ARTICOLO CONTIENE SPOILER

Spoileriamo subito: al termine dell’episodio non tornano Everett Ducklair e Uno. Detto questo, possiamo avvicinarci con l’animo sereno al quarto e ultimo episodio di Il raggio nero, uscito su Topolino 3131.

Come già in Potere e potenza, Francesco Artibani chiude la storia con un bel numero di pagine di azione, disegnate da Lorenzo Pastrovicchio con il suo stile potente e massiccio, ideale per le risse tra creature immense e muscolosissime, e rese ancora più spettacolari dai colori di Max Monteduro.

Quale modo migliore per salutare i lettori?

Leggi le recensioni di tutti gli episodi di PK – Il raggio nero

Iniziamo!
Iniziamo!

La trama in due parole

Paperinik e Thala trovano Raksaka privo di sensi nella foresta, minacciato da un predatore dell’universo pentadimensionale. Salvato il gargoyle, rientrano alla Ducklair Tower evitando le pattuglie degli evroniani e vengono aggiornati dal Custode sul piano per ritornare a Paperopoli: poiché Raksaka non è in grado di aprire il portale, bisognerà recuperare le quattro batterie tachioniche dei piloni della torre.

Il compito è assegnato al papero e a Thala, che vengono interrotti sul più bello, ovvero mentre stanno salvando l’ultima batteria, da Moldrock e dai suoi evroniani.

Il Flagello di Corona ha un nuovo asso nella manica per combattere gli eroi: grazie al potere del Raggio nero crea delle creature di pietra che combattano ai suoi ordini. Paperinik e Thala sono circondati, il Custode non può intervenire perché impegnato nel delicato calibramento delle apparecchiature, ma in loro soccorso interviene Raksaka, che interrompe il processo di risanamento per aiutarli.

Autocitazione artibaniana
Autocitazione artibaniana

Il gargoyle dà così il tempo a Pikappa di entrare nella torre per ricaricare il costume e tornare di nuovo alla carica alla guida dell’esoscheletro del Custode. Questa mossa è decisiva per vincere la battaglia, perché nemmeno Moldrock può resistere alla forza bruta del robottone, che lo placca, accende i retrorazzi e lo porta lontano, mentre Paperinik si divincola e torna nella torre portando con sé la batteria.

Purtroppo Raksaka è stato colpito dal Raggio nero ed è diventato di pietra e il Custode sembra intenzionato ad abbandonarlo nell’universo pentadimensionale. Ma Pikappa non può lasciare indietro nessuno, e con una rapida sortita lo recupera e riesce a tornare nella torre prima che questa scompaia.

Il ritorno della Ducklair Tower
Il ritorno della Ducklair Tower

A Paperopoli sono passati solo 45 minuti da quando Paperinik è entrato nel portale dimensionale – tanto che come Paperino può tornare in casa in tempo per il secondo tempo della partita che aveva iniziato a vedere nel primo episodio – e la Ducklair Tower ritorna al suo posto, gargoyle sul tetto compresi. Il Custode decide però di renderla invisibile per non terrorizzare i cittadini.

Qualche giorno dopo una nuova conferenza stampa ha luogo in Ducklair Plaza, alla quale interviene il nuovo amministratore della Fondazione Ducklair, di nome Solomon Hicks, che dichiara che la Fondazione si occuperà della ricostruzione della Ducklair Tower, per poi salire in auto e andarsene. Alla guida troviamo Paperino, che si complimenta con Hicks per il discorso e si rallegra di avere finalmente un nome per chiamarlo diverso da Omega o Custode.

Chi è Solomon Hicks?
Chi è Solomon Hicks?

Epilogo. I gargoyle tornati di pietra vegliano sulla Ducklair Tower, ma a uno compare sul petto il simbolo del Raggio nero. Non è Raksaka né una statua, ma Moldrock che ha abbandonato nell’universo pentadimensionale i suoi guerrieri evroniani e il gargoyle e si è sostituito a lui e che ora è libero dalla sua prigione, nel nostro universo, in cerca di vendetta.

Appunti per i Pkers

Quanti Pkers hanno pensato a Trauma leggendo questo episodio? Saranno i disegni di Pastrovicchio? O sarà piuttosto l’esoscheletro che Pikappa indossa? Noi fan ci commuoviamo e ci esaltiamo facilmente, ma mostrare Paperinik che fa a cazzotti con un nemico gigantesco e cattivissimo con il “vestito bello” fa guadagnare punti a palate a qualsiasi autore.

Cosa mi metto, esoscheletro da Trauma o esoscheletro da Moldrock?
Cosa mi metto, esoscheletro da Trauma o esoscheletro da Moldrock? Da PKNA 10 ‘Trauma’, testi di Tito Faraci, disegni di Lorenzo Pastrovicchio

Dopo la lacrimuccia per l’esoscheletro, non abbandoniamo la tecnologia Ducklair e per analizzare due personaggi importanti per la storia che abbiamo sempre un po’ ignorato: i due gargoyle Raksaka e Thala. In questa ultima puntata viene mostrato in maniera più approfondita la loro natura.

Sapevamo già che si tratta di due esseri artificiali. Sono alimentati da qualche energia – probabilmente sempre l’energia ergogeodinamica che alimenta la torre – e quando la esauriscono diventano inattivi, tornando così a essere le statue di pietra che i paperopolesi conoscono.

Questo non spiega però come sia possibile che in PKNA 38 nella nebbia siano stati danneggiati o addirittura sostituiti con delle nuove statue. In teoria non dovrebbero essere integri e combattivi.

Al ritorno della Ducklair Tower nella sua dimensione originale esauriscono il loro compito per tornare pietra e riprendere la loro guardia. O meglio, Thala torna al suo posto, visto che il vero Raksaka è rimasto nell’universo pentadimensionale.

Il sonno del gargoyle
Il sonno del gargoyle

In chiusura dell’episodio compare il nuovo personaggio di Solomon Hicks. È l’incarnazione del Custode – o Omega o Sergio – che si è costruito un corpo androide per poter vivere tra gli umani, così come Uno, la sua intelligenza artificiale “madre”, nel futuro è diventato Odin Eidolon.

Ma la similitudine tra le incarnazioni delle due IA non si ferma all’esteriorità. Per poter diventare Odin, o meglio, per poter controllare il sofisticatissimo androide costruito insieme a Everett Ducklair in PKNA 48 Le parti e il tutto, a Uno non basta essere Uno. «Una personalità autentica non può non contenere in sé il germe del proprio contrario» dichiara Ducklair quando trovano la soluzione: Uno deve assorbire ciò che resta della personalità di Due, il suo gemello impazzito, per diventare una vera persona, fatta «di moralità e di malvagità, di bene e male». Un’evoluzione, quindi, per l’intelligenza artificiale, che non ottiene solo un corpo ma lo status di essere umano artificiale.

Un percorso simile lo compie Omega per diventare Hicks. La vicinanza con Pikappa sembra avergli insegnato i valori umanissimi della compassione e della solidarietà. Più volte nelle avventure di PKNE il Custode ha ripreso Paperinik per le sue scelte, come aver risparmiato la vita a Grodon e ai vari evroniani in Potere e potenza o aver rischiato la vita per cercare di salvare Thala, ma, goccia dopo goccia, l’umanità del papero ha scavato la roccia della fredda razionalità dell’intelligenza artificiale. Il suo nuovo corpo, infatti, non è tanto un modo per amministrare gli interessi di Everett Ducklair e proteggere la torre, tornata segretamente al suo posto, quanto per impegnare le sue capacità sovraumanee, le ricchezze e la tecnologia che ha a disposizione per aiutare il prossimo.

«Abbiamo un talento da condividere con il prossimo...»
«Abbiamo un talento da condividere con il prossimo…»

Aspettando il ventennale…

La Ducklair Tower è tornata, portandosi dietro Moldrock, un nuovo cattivo così carismatico da aver monopolizzato un intero episodio del Raggio nero. Everett Ducklair, e con lui Uno, era atteso come deus ex machina a chiudere la storia, ma Artibani ha preferito lasciare che Pikappa se la cavasse (quasi) da solo. Restano in sospeso molte questioni, che forse presto troveranno una soluzione.

A aprile si celebrerà il ventennale di PKNA ed è già stata annunciata una nuova avventura del Vecchio Mantello. I Pkers sperano come sempre nel ritorno di Uno (penso che sia il concetto più ripetuto in queste recensioni…), anche se la seria sembra avere la solidità per camminare sulle sue nuove gambe.

La sensazione che rimane alla fine dell’ultima puntata del Raggio nero, infatti, è che ormai gli autori non abbiano più bisogno di andare a ripescare trame lasciate in sospeso in PKNA o in PK². A ben pensarci, già Gli argini del tempo non chiudeva nessuna trama che era rimasta aperta quindici anni fa, ma proponeva un’avventura completamente nuova di PK. Questa terza storia procede ancora più in questa direzione, partendo sempre dalle prime due serie, ma andando oltre, senza voltarsi indietro a raccogliere le briciole cadute. Indica con sicurezza la strada verso un nuovo futuro per PK.

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