di Chicken Brocoli
Non vi starò a dire le mille rocambolesche avventure che mi hanno tenuto lontano dalle amene pagine fumettologiche – e no, non mi hanno investito (lo so non fa ridere, però un pochino sì), ma fatevi bastare questo grande ritorno, che parla di un cinecomic brutto (che però ha anche coinvolto persone belle) e di un serial ancora più brutto (che non ha coinvolto nessuno).
Ma prima, non lasciamoci sfuggire l’occasione di fare una luuunga premessa. Eccola qui: i cinecomics sono diventati una cosa da maneggiare con le pinze. Anzi, con quei guanti di plasticona che ogni tanto si vedono in certi film quando chiudono in una teca di vetro rinforzato qualche materiale pericoloso (o creatura pericolosa, o alieno pericoloso, o robot capace di trasformarsi in cose varie ma sempre pericolose), e allora lo scienziato di turno ci mette dentro tutte le braccia, sperando non ci sia il minimo taglietto. Ne fanno talmente tanti, di cinecomics, che ormai hanno superato lo status di “genere” e sono diventati, direttamente, un’industria a sé stante: c’è il cinema da una parte, e i cinecomics dall’altra.
Non si spiegherebbero altrimenti tutti quei panel in cui ti dicono cosa andrai a vedere da qui al 2020… Capite? DUEMILAVENTI! A parte il fatto che stanno inesorabilmente rovinando una delle cose belle del cinema, e cioè non avere la precisa idea di quello che farà quell’attore o quel regista di lì a qualche anno. Se mi dicessero come cosa certa – e non come “Forse…”, “Mi sa…”, “Oh, dice quel gran genio del mio amico che…”, “Ma vedi mai che davero davero lo fa…” – che, chessò, Spielberg, ha già pronti e impacchettati tutti i suoi prossimi film da oggi al giorno in cui tirerà le cuoia, a me scenderebbe la curiosità. Mi verrebbe da pensare “vabbé, fai tutto quel che devi, intanto io mi cerco qualcun altro che è ancora guidato dall’ispirazione, dai mutamenti del tempo, dalla vita che lo circonda e non dal piano quinquennale di film già scritti e programmati”.
Tutta la pianificazione multifilmica e pluriannuale della Marvel – in primis, ma anche la WB con i fumetti DC, ma anche la Disney con lo strafottìo di fiabe che sta preparando, e ci metto anche tutti i mille spin off di Star Wars – sta un po’ togliendo quel gusto della sorpresa e dell’attesa che, in fondo, rimangono le due spinte primarie dello spettatore.
E poi – finisco, giuro che poi parlo del film e del telefilm in questione, sto solo allungando il brodo perché non vi piacerà per nulla quello che leggerete, a voi appassionati di supereroi – mi sento un po’ trattato come un portafoglio ambulante, se penso che loro SANNO che io li andrò a vedere tutti. Perché non solo lo PENSANO, ma hanno anche RAGIONE: li andrò a vedere. Tutti.
Perché che non lo vai a vedere Sherlock che fa Doc Strange?
Non lo vai a vedere il finalone mega doppio degli Avengers?
Non li vai a vedere Batty e Suppy che si prendono a mazzate e poi magari fanno una cosa a tre con Wonder Woman e poi arriva Aquaman Drogo CIELO MIO MARITO! FAMMI SPARIRE!
Che non le vai a vedere tutte le fiabe? Ecco forse queste no, tipo il film dedicato a Crudelia de Mon, no. Però Ewan McGregor che fa Lumiere ne La Bella e la Bestia…
Insomma, non sono contro la progettualità, ma contro la sicurezza cieca che nulla può andare storto, contro il sapere già oggi ciò che sarà successo tra cinque anni.
Passiamo a noi. Anzi a quello che vorrebbe essere il salvatores dell’italico cinema di genere, colui che, con Nirvana, ha tentato la fantascienza dura quando nessuno la faceva (e ammettiamolo, c’era mezzo riuscito), che poi è passato dai biopic criminali alle brutte copie di Wes Anderson. Ora, è riuscito a produrre il primo cinecomic (ma non tratto da fumetto, anzi: un fumetto è stato fatto per supportare il progetto, pure di gente bravona), che si chiama: Il ragazzo invisibile.
Sarà che il protagonista è invisibile, ma io non l’ho proprio visto, un cinecomic. Ci ho visto invece una missione suicida contro un muro di cosplayer e appassionati incazzati. Un bel botto. Ora, non voglio fare sempre quello incazzato che spara a zero solo perché A) è più divertente B) è più facile che parlare bene di un film, ma qui siamo proprio dalle parti della schifezza.
Nonostante l’impegno (Lodabile? Ma quanto? Se non le sai fare le cose, non le fare…) di fare un cinecomic italiano, e addirittura chiamare professionisti del settore (professionisti davvero, non i soliti “mio nipote disegna benissimo”) a fare operazioni cross-mediali tipo questa:
Il ragazzo invisibile film, al contrario del fumetto, è insieme inguardabile e insopportabile. Inguardabile perché è oggettivamente brutto, svogliato, noioso, mal recitato e mal girato, insicuro. E quando dico insicuro, intendo: in una scena appare un’onomatopea tipo “GASP” che esce dalla bocca del protagonista, proprio come fosse un fumetto (diciamo come in Scott Pilgrim per capirci). Una volta sola, così, buttata lì. Tanto per ricordare il debito col mondo dei fumetti, ma senza farne mai cifra stilistica (per quanto banale e già vista sarebbe stata). Ecco, nel film non c’è stile. Né prettamente saltatoregno (non che ne abbia uno, come abbiamo potuto appurare dai suoi continui cambi di registro), né prettamente fumettoso. I poteri del ragazzo sono gestiti male, quando non malissimo: è invisibile, ma soprattutto un cretino
o meglio, non trasmette nulla di quell’insicurezza adolescenziale che la storia vorrebbe (peraltro Salvatores era stato bravo in questo senso, nel suo Io non ho paura): dai cazzo, è sfigato e sparisce, si scrive da solo! Poi quella sorellina insopportabile che come c’è, sparisce (ma senza diventare invisibile, viene semplicemente scordata dalla sceneggiatura).
La voglia di accontentare anche quelli che di fumetto non ne masticano è troppo lampante; non voglio andare in giro per internet a cercare dichiarazioni tipo “la produzione ha fatto pressione perché il film fosse sì un cinecomic, ma potesse piacere anche a chi non legge i fumetti”, perché è una scusa che non regge più. Prendi Marvel. Voi li leggete TUTTI i fumetti Marvel? Avete piena dimestichezza con TUTTA la continuity Marvel? No. E neanche io. Però i film ce li andiamo a vedere tutti, perché sappiamo che saranno fichissimi, o alla peggio fichi. Prendi The Walking Dead, stessa cosa; prendi tutti gli altri film tratti da fumetti, che magari non hai nemmeno letto ma ti piacciono lo stesso.
Insomma, il fatto è che i cinecomics stanno vivendo la loro età adulta – e se come dice Spilbi moriranno presto, ce ne faremo una ragione – e questo è un dato di fatto che devi tenere a mente quando fai il tuo cinecomic, per quanto Made in Italy sia, perché gli spettatori sono abituati a vedere cose del genere in mille salse diverse. Per renderti un minimo originale e interessante, quindi, non basta la tutina o la telecinesi: devi farmi una storia coi controcazzi, e non scopiazzata a mille altre. Non vale nascondersi con i canoni del genere: sono già stati ribaltati mille volte (vedi Kick Ass, per esempio).
Quindi cosa speri? Che per il solo fatto di aver creato un cinecomic itaGliano io debba per forza perdonarti la bruttezza del film? Lo devo fare perché ci hai messo attori italiani a fare il cattivone, la cattivona, la mamma buona (ma quanto ancora sanno di ridicolo le frasi sbiascicate di Valeria Golino o la cattiveria teatrale di Bentivoglio)? Perché ci hai addirittura messo degli effetti speciali – che peraltro sono veramente inguardabili: gli oggetti volanti in 3D fatti male erano buoni per il 1994, non per il 2015:
o ancora peggio l’invisibilità specchiata
Effetti datati 1933, ed è tutto dire:
Tutte quelle che potrebbero essere frecce all’arco di Salvatores, non lo salvano dal giudizio insindacabile di chi guarda: Il ragazzo invisibile fa veramente schifo. Eppure – giuro! – ero partito con le migliori intenzioni, cercando di tenere bene a mente che non devo essere il solito CB sputa-bile sui film italiani, quello che “in Itaglia non je la famo”, “in Itaglia solo Checco Zalone” e vi dicendo. Ma vi sfido a guardare il film e farvelo piacere: il manto di “non je la famo, ce lo meritiamo Checco Zalone” è talmente opprimente (per il fatto inoltre che che Salvatores sembra prendersi dannatamente sul serio, anche nel finale che lascia intendere ci sarà un seguito… sì. certo. contaci.) che non puoi che unirti al coro dei “Lascia perde! Torna a fa’ i film con Abatantuono e Bisio che giocano a pallone sulla spiaggia greca”. Lascia stare i nostri amati fumetti.
Ci sarà mai, dunque, un cinecomic italiano? Mi pento amaramente di aver “lisciato” alla festa del cinema Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti; tutti – anche gente che ne sa a pacchi – dicono che è il cinecomic italiano che stavamo aspettando (ah, lo stavamo aspettando?). Lo vedrò. Intanto rivediamoci i precedenti corti di Mainetti, roba da superappassionato, vi piaceranno:
In quanto a supereroi – escluse Marvel e DC – stiamo comunque messi maluccio. In televisione sono tornati da poco anche quelli che avevano previsto il successo dei cinecomics con qualche anno d’anticipo, gli Heroes, rinati, quindi: Heroes Reborn.
Credo ricordiate bene come era andata la serie Heroes. Partita benissimo qualche anno fa, come una bomba nucleare di ficaggine, era finita di merda: non ci si capiva più niente, i personaggi erano sempre meno interessanti, i poteri sempre più ridicoli (ehy! riesco a fare dei tatuaggi sulle persone senza usare gli aghi; salverò il mondo, o magari tatuerò la cheerleader senza errori grammaticali?). Infatti, alla fine della 4a stagione, nessuno ricordava più chi fossero.
Ora, in questo periodo in cui sembra che ogni cosa che abbia un supereroe dentro possa avere successo, hanno pensato bene di resuscitare il serial. Mai pensata fu tanto sbagliata. Heroes Reborn – arrivata al 7° episodio – è peggiore della peggiore puntata della serie originale (e ce ne sono state di schifosissime): i personaggi sono veramente brutti, vecchi, antipatici e fastidiosi. Ce ne fosse uno interessante, o quantomeno originale.
I loro poteri poi, davvero imbecilli: oltre ai soliti teletrasportatori, mangiafuochisti, parapsicologi, ce n’è una che entra in un videogioco (e quelle sono le parti più brutte del serial, neanche nel Tagliaerbe c’era una CGI così raffazzonata) e uno che diventa fumo, e manco fosse “quel” fumo… bah. Ogni tanto appaiono anche alcuni personaggi della serie originale:
tanto per accalappiare i vecchi telespettatori, ma sembra più che altro un accanimento terapeutico. Non parliamo degli effetti speciali in generale, peggiori di quelli de Il ragazzo invisibile.
Conclusione? Lasciate perdere questi due poco super film e serial, e chinate anche voi, come me, il capo di fronte alla realtà lapalissiana (e un po’ dittatoriale) che solo la Marvel (e al limite la Warner) fanno le cose per bene. E se possono fare piani quinquennali sapendo che saranno tutti successi, è perché possono permetterselo, perché prendono le cose sul serio, sia i fumetti, sia noi spettatori, nonostante ai loro occhi noi tutti restiamo dei portafogli ambulanti. Ma sempre meglio portafogli ambulanti che idioti privi di gusto, come invece ci vedono Salvatores e quelli di Heroes.
PS: l’immagine di copertina, rubata al sito Shutterstock, è una sorta di sibillina difesa a chi accusò la locandina de Il ragazzo invisibile di essere troppo uguale a non so che cover di Superman. Ok, era molto uguale, ma di gente che apre la camicia e sotto ha la “sorpresa”, ne trovi a centinaia – persino su Shutterstock.