Yasuhiro Nightow: dal western apocalittico al soprannaturale, con ironia [Intervista]

Yasuhiro Nightow ha fatto il bis a Lucca Comics & Games. Dopo la sua prima visita nel 2008, l’autore di Trigun è tornato sulla scia del successo della sua ultima fatica, Blood Blockade Battlefront (Kekkai Sensen) pubblicato in Italia da J-Pop. Dagli scenari western post-apocalittici di Trigun, Nightow ci porta con la nuova serie a Hellsalem’s Lot (sembra il titolo di un vecchio racconto di Stephen King, ma è in realtà una trasfigurazione grottesca di New York), una città-portale tra il nostro mondo e quello del soprannaturale. Senza perdere un briciolo dell’umorismo, dello spirito scanzonato e del gusto per le citazioni pop con cui ormai 20 anni fa – il tempo passa, anche per gli anime-fan – si fece conoscere per la saga del pistolero Vash. Se avete trent’anni (o poco meno), difficile che non vi siate imbattuti nel suo manga/anime. E anche per questo, dunque, abbiamo voluto fare una chiacchierata – un po’ nerd – con lui. Scoprendo quali sono le sue ispirazioni, i suoi film preferiti e… che non gli dispiacerebbe abitare a Lucca. Ma tu pensa, questi mangaka.

Nighthow durante le signing session a Lucca Comics 2015 | © J-Pop
Nighthow durante le signing session a Lucca Comics 2015 | © J-Pop

Trigun in Italia è amatissimo, anche perché la serie animata è stata una delle prime trasmesse in versione integrale, senza tagli e censure. Per i fan italiani, in un certo senso, Vash the Stampede non è solo il protagonista di una saga, ma anche il simbolo di una nuova era nella fruizione degli anime. Cosa ne penserebbe Vash?

Davvero, chissà cosa direbbe Vash! Beh, conoscendo la sua indole, credo ne sarebbe molto contento. Vash ha un carattere un po’ “italiano”, quindi si farebbe quattro risate e ne sarebbe felice.

Questa non è la prima volta che viene a Lucca Comics & Games, dove era stato ospite nel 2008 per promuovere Trigun Maximum. Cosa le piace di questa manifestazione? 

Adoro la fiera Lucca Comics! Quando l’ho visitata per la prima volta, nel 2008, ho scoperto quanto Lucca sia una città interessante. Nel corso degli anni, il mio lavoro mi ha portato a visitare molte fiere e convention in giro per il mondo, ma solo Lucca mi ha colpito al punto che mi sono informato sui prezzi del mercato immobiliare! Un’altra cosa che rende Lucca davvero speciale è che, pur essendo la seconda volta che vi partecipo, non sono ancora riuscito ad avere una visione d’insieme di quanto la fiera sia estesa. Ci sono talmente tanti luoghi, eventi e attività che non sono ancora riuscito a visitarla tutta.

Il che, probabilmente, vale anche per i visitatori…

Però forse è proprio questo il suo bello: è impossibile vedere tutto. Per me è un po’ come esplorare un dungeon!

La serializzazione di Trigun è stata particolarmente lunga. Nel suo complesso, la serie è durata oltre dieci anni. Come è stato salutare i personaggi che ha sviluppato per così tanto tempo e ripartire da zero?

Quando un’opera giunge alla sua conclusione, significa che i suoi protagonisti hanno detto tutto ciò che avevano da dire, che il dialogo con quei personaggi ha fatto il suo corso. Certo, un giorno potrebbero ricominciare a parlarmi, e in quel caso potrei decidere di riprendere la conversazione. Però all’epoca sentivo che il discorso era completo, e che era giunto il momento di dedicarmi a un nuovo progetto.

Sappiamo che è un appassionato di fumetto occidentale, e forse proprio per questo Trigun e Kekkai Sensen – Blood Blockade Battlefront hanno in comune un’ambientazione che pesca a piene mani dall’immaginario americano: il western nel primo, la città di New York e le storie di supereroi nel secondo. Quali sono gli autori e le opere che ama di più e che hanno influenzato maggiormente il suo lavoro?

Se c’è un autore che venero quasi come una divinità, è certamente Moebius. Quando guardo le sue tavole non posso fare a meno di sospirare: sento che, anche impegnandomi una vita intera, non riuscirei mai a raggiungere il suo livello. Spesso si dice che mi piacciono i comics americani, ma in realtà non c’è un interesse specifico per il fatto che siano americani – senza contare che oggi, anche all’interno di quel mondo, molti autori provengono dalle Filippine o dal Sud-est asiatico, quindi la nazionalità è ininfluente. Se un autore mi piace e fa risuonare qualcosa dentro di me, non ha alcuna importanza che sia francese, inglese o italiano. Anzi, trovo particolarmente interessante l’incontro di più influenze che poi, in qualche modo, trovano un’armonia all’interno di un’opera.

trigun

I suoi fumetti sono ricchi anche di suggestioni e citazioni cinematografiche. Film e registi preferiti?

Il mio lavoro ha certamente subito l’influenza dei film che più ho amato quando ero un adolescente, verso la metà degli anni Ottanta: non posso non citare tutti i film di George Lucas e di Steven Spielberg. Questo genere di cinema di fantascienza mi ha sicuramente ispirato. In particolare l’Episodio Quattro di Star Wars – il primo che uscì – per me fu un vero shock. Come ricevere una martellata. Un’altra opera che trovo grandiosa è la trilogia di Ritorno al Futuro. Ecco, se riuscissi a creare un manga che potesse essere considerato alla sua altezza, mi riterrei totalmente soddisfatto. A quel punto, potrei anche smettere di disegnare per sempre…

Peraltro, un po’ in tutto il mondo è appena stato celebrato il 21 ottobre 2015, il giorno in cui Marty McFly “arrivò” nel futuro…

Il 2015 è proprio un anno assurdo: abbiamo un nuovo Mad Max e un nuovo Star Wars… Marty crederebbe di aver sbagliato anno e tornerebbe indietro!

Parliamo di disegno. Dal punto di vista grafico, i suoi personaggi sono sempre “stilosi”: il cappotto e gli occhiali da sole di Vash sono diventati iconici, mentre in Blood Blockade Battlefront si sta sbizzarrendo con mostri e citazioni pop. Le basette di Klaus, per esempio, mi fanno pensare a Wolverine. Quanto conta e come crea il design dei suoi personaggi?

Se penso al processo di creazione dei miei personaggi, non saprei dire quali elementi vengono prima e quali dopo. Innanzitutto, cerco sempre di immaginarmeli all’interno della storia e di svilupparli a seconda del loro ruolo e dell’evoluzione che subiranno. Un’altra cosa a cui bisogna fare attenzione è che i personaggi stiano bene insieme, che vi sia armonia fra di loro quando si trovano insieme nella stessa tavola. Per me è molto importante che non ci siano elementi ripetitivi tra un personaggio e l’altro, e questo mi spinge a elaborare dei character design il più possibile diversi e originali.

A proposito di Klaus, non penso di essermi ispirato a Wolverine. Anzi: volevo un personaggio che non fosse il classico eroe figo [“il classico figone” sono state le parole testuali della traduttrice – N.d.C], proprio per questo ho scelto di mettergli le basette. Ho pensato: “un personaggio con le basette non può essere un personaggio figo!”.

Ok, lo ammetto: secondo me Klaus è molto figo. Ha un fascino da uomo d’altri tempi!
Dici davvero? Non sarà che semplicemente ti piacciono gli uomini con le basette?

 

Ehm. Le pagine dei suoi manga, in particolare durante le scene di azione, sono davvero ricche di dinamismo. Qual è il suo metodo di lavoro?

Attualmente utilizzo un software digitale e lavoro sempre su due tavole alla volta: la pagina di destra e quella di sinistra. Innanzitutto posiziono i dialoghi e le parti testuali. In base a quelli suddivido la singola pagina in vignette, che poi vengono riempite dai disegni.

Battlefront

Trigun e Blood Blockade Battlefront sono stati trasposti in anime, ma entrambi gli adattamenti si distaccano di parecchio dalla trama del manga. Nel caso di Blood Blockade Battlefront, il plot orizzontale ruota attorno a Black e White, due personaggi creati appositamente per l’anime, che non esistono nel fumetto. In che misura è stato coinvolto nella realizzazione dell’anime e cosa ne pensa di questi cambiamenti?

Ovviamente, se mi vengono richiesti dei consigli, sono felice di collaborare, ma in generale sono dell’opinione che l’anime sia un prodotto diverso rispetto al manga e che l’ultima parola spetti sempre al regista. Quando l’adattamento anime riguarda un fumetto ancora in corso di pubblicazione, per forza di cose bisogna introdurre delle modifiche. Nel caso di Blood Blockade Battlefront, si sapeva fin dall’inizio che si sarebbe trattato di un anime di tredici episodi e che in qualche modo avrebbe dovuto concludersi, quindi l’inserimento di elementi e personaggi nuovi è stato dettato da questa necessità. D’altra parte penso anche che, quando la versione animata cerca di ricalcare in maniera pedissequa il manga, è più facile che i lettori rimangano delusi non appena un particolare si discosta da come se l’erano immaginato. Dunque è un bene che l’anime segua la sua strada fin dal principio.

Si tratta, insomma, di due prodotti diversi ma in qualche modo complementari.

Già. La cosa buffa è che, ai tempi di Trigun, mi veniva spesso detto che il fumetto era incomprensibile, quindi il pubblico seguiva l’anime per capire meglio la storia. Nel caso di Blood Blockade Battlefront, invece, è stato proprio il contrario! In molti non hanno capito del tutto l’anime e, per questo, hanno iniziato a leggere il manga.

Oltre al lavoro come mangaka, sappiamo che ha lavorato alla progettazione delle action figure Revoltech, prodotte dalla Kaiyodo. Da cosa nasce questo amore per il mondo dei giocattoli e del modellismo? Sta lavorando a qualche altro progetto in questo senso?

Sono abituato a lavorare su disegni bidimensionali, perciò quello che amo del modellismo è proprio la sua tridimensionalità, il fatto che il risultato del mio lavoro si possa toccare con mano. Lo trovo molto eccitante! Al momento non ho altri progetti di questo tipo in cantiere, ma se mi verranno nuove idee non esiterò a proporle.