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RecensioniNovitàRagazze-mostro e giovani adulti: 'Nimona' di Noelle Stevenson

Ragazze-mostro e giovani adulti: ‘Nimona’ di Noelle Stevenson

Aldilà delle vendite, delle stellette su Goodreads, delle recensioni su Amazon o degli strilli sulla fascetta promozionale, sono sempre stato convinto che uno dei segnali più forti del successo di un’opera sia la quantità di fan art generata dagli appassionati. Per qualche strana alchimia, di tanto in tanto emergono produzioni in grado di intrecciarsi in maniera talmente intima con l’immaginario contemporaneo da spingere chi di solito occupa una posizione passiva a fare propri i personaggi dell’opera e a condividere i risultati dei suoi lavori con il resto del fandom.

Gli esempi sono moltissimi. Senza per forza di cose andare a scandagliare lo sconfinato bacino della nostalgia, pensiamo alla marea di reinterpretazioni a cui si è prestato Adventure Time, da quelle iperrealiste a quelle yaoi, o al fatto che la software-house Ustwo abbia deciso di aprire un tumblr per raccogliere tutti gli omaggi fatti al loro pluripremiato gioco Monument Valley. Sono eventi che dimostrano come spesso si riescano a toccare corde così profonde da spingere il pubblico a voler essere parte – in maniera tanto passionale quanto ossequiosa – di quel processo creativo portatore di risultati tanto significativi.

Leggi l’anteprima di Nimona

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Nimona è stato sicuramente un grande successo, passato dal web alle edizioni cartacee in mezzo mondo e nominato sia all’Eisner che al National Book Award. Eppure non penso ci sia maggiore conferma della sua riuscita che la risposta dei lettori a cui è stato indirizzato. Vi basterà una ricerca di pochi secondi su un qualsiasi motore di ricerca per imbattervi in una quantità folle di contributi – dalle videorecensioni agli omaggi di ogni tipo – realizzati dal nutrito seguito di questa opera.

Ed è curioso scoprire come la storia della stessa autrice Noelle Stevenson abbia preso il via da presupposti simili. Solo cinque anni fa questa talentuosa autrice si firmava ancora Gingerhaze e raggiungeva il suo primo picco di popolarità con una particolare re-interpretazione dei protagonisti de Il Signore degli Anelli. Una serie di disegnetti dove Aragorn e compagnia parevano essersi trasferiti a Williamsburg, preferendo tatuaggi e caffetterie biologiche ad armature e campi di battaglia. Per quanto simili scelte vi possano apparire perlomeno urticanti in realtà contengono una visione del mondo destinata a raccogliere la condivisione compulsiva sui social da parte di una fetta di umanità ben precisa. La ragazza conosce bene il sempreverde materiale di partenza – la battuta «What do you mean you’ve never heard of second breakfast?» messa in bocca a un hobbit ne è un esempio – pur appartenendo però a una fascia demografica cresciuta su di nuova generazione di testi fondamentali. «I tweet about superheroes and TV a lot», ha scritto l’autrice sul suo profilo Twitter, prima di postare una lunga serie di foto dove la si vede gingillarsi con un kit Lego del Millenium Falcon (versione Episodio VII, naturalmente). La Stevenson interpretava perfettamente il bisogno di qualcosa di leggero ma non per questo completamente stupido. Sempre e comunque legato a questi anni, seppure privo di una frivolezza del tutto usa-e-getta.

Partendo da questa spinta nasce il primo webcomic di Noelle, Nimona, appunto. Il successo è praticamente immediato, tanto che la stessa autrice afferma di aver firmato il contratto con la HarperCollins prima ancora di concludere lo script. Basta sfogliare qualche pagina per capire come le cose non potevano non andare diversamente. Il mondo in cui è ambientato è medievaleggiante, eppure ci si chiama via Skype, si ordinano pizze per telefono e si passano le serate a guardare film di zombi sdraiati sul divano. Nonostante la storia abbia un incedere drammatico e cupo, tenere parentesi comiche vengono disseminate con saggezza dall’autrice ogni qualvolta il gioco si fa troppo serio. Alla stessa maniera i dialoghi paiono scritti per somigliare il più possibile a un chiacchiericcio moderno rispetto alle solite, pedanti scelte linguistiche in ambito fantasy. Si parla di battaglie, mostri, magie e cospirazioni ma il fulcro di tutto rimangono, sempre e comunque, i rapporti tra i personaggi.

In questa rapida descrizione ci dovrebbe già essere abbastanza materiale per causare reazioni cutanee – il classico prurito alle mani – in una vasta gamma di lettori e aver spinto ad aprire la home di Amazon tutti gli altri. Perché, pur nella sua carineria così zuccherosa, Nimona è un fumetto che divide e a cui non piace passare inosservato.

NIMONA-stevenson-bao-fumetto

E pensate che non abbiamo ancora parlato della protagonista. «A tutte le ragazze-mostro», scrive Noelle nella prima pagina dell’edizione cartacea. Prima o poi tutti nella vita – mi permetto di allargare il discorso anche a noi maschietti – si ritrovano a vivere un periodo nel quale ci si sente come corpi estranei. E l’etimologia di monstrum – prodigio, cosa straordinaria – ci insegna come ci possano essere anche un sacco di accezioni positive a questa condizione.

Nimona è un’opera young adult che parla davvero a questi giovani desiderosi di essere considerati adulti – torneranno sui loro passi appena lo diventeranno – ma costretti a vivere in una sorta di limbo in sospensione tra le due stagioni della vita. Sono prodigi, anche se spesso difficili da cogliere. La stravagante ragazzina che popola queste pagine si nasconde in vestiti da maschiaccio, cambia continuamente colore e taglio di capelli, ti trascina in sbalzi d’umore repentini. Definirla sfuggente è il minimo, vista anche l’aggressività con cui aggredisce chiunque cerchi di entrare nella sua sfera privata senza il suo permesso. Condivide con Ms. Marvel – uno dei pochi altri personaggi contemporanei in grado di allinearsi in maniera così perfetta con i suoi lettori – il superpotere più ambito dagli adolescenti di mezzo mondo: quello di cambiare a piacimento forma al proprio corpo.

Se ci si pensa bene questo dono ha la caratteristica di poter essere utilizzato in due modi, uno agli antipodi dell’altro. Ci possiamo trasformare in qualcosa a cui vorremmo somigliare, nascondendo la nostra vera natura, oppure potremmo assumere la nostra autentica forma. Privi finalmente dei paletti imposti dal mondo reale. Attraversando una certa età il confine tra le due cose è quantomeno labile, e infatti anche con Nimona succede così. Si arriva in fondo al volume e si ha la percezione di non avere ancora capito a fondo questa ragazza-mostro. Ed è, appunto, una cosa straordinaria.

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Una costruzione del personaggio davvero notevole, che passa anche dalle capacità di character design di Noelle Stevenson. Non parliamo certo di una virtuosa della matita, e neppure di una pioniera in grado di aprire nuove strade. Il suo stile potrebbe essere letto come una sorta di rilettura vintage dell’imperante direzione artistica nata con il movimento dell’urban vinyl ormai più di dieci anni fa e portata successivamente al successo mainstream da serie televisive come Steven Universe. Eppure la sua capacità di tratteggiare personaggi che dicano già tutto di loro senza l’apporto di un singolo baloon è grandiosa. In questo senso il suo capolavoro è il successivo Lumberjanes, ma già in Nimona si percepisce la cura certosina dietro a ogni scelta. Una tale padronanza del disegno permette di poter trasmettere un sacco di informazioni – quelle relative all’emotività dei protagonisti – puntando unicamente sull’aspetto grafico e sulla recitazione, limitando il più possibile i testi. Il che si riassume con una regia semplicissima, fatta per rendere comprensibile la storia anche una tavola alla volta. Proprio come era stata pensata in primo luogo la diffusione di questa storia, dopotutto. Sempre per lo stesso motivo, seppur camuffata con diversi vezzi grafici – vignette leggermente più grosse o scontornate – la griglia rimane piuttosto classica per tutte le 270 pagine del volume. Ogni inutile orpello viene eliminato, puntando unicamente su di un’essenzialità rapida e tagliente, in grado di arrivare dritto dove aveva puntato senza troppi panegirici.

Per una volta questo non accompagna sciatteria e didascalismi, ma semplicemente concentra l’attenzione su di un worldbuilding tanto strampalato – ma neppure troppo, se si pensa a come passato e futuro si fondano in maniera organica in diverse saghe fantasy orientali – quanto suggestivo. E siccome da un mondo interessante non possono che derivare storie altrettanto appassionanti – ce lo spiegava Alan Moore nel suo celebre manuale di scrittura creativa – la trama finisce per aderisce al genere puro in misura maggiore rispetto a quello che ci si aspetterebbe. Insinuando il famoso lavoro sui rapporti tra i personaggi all’interno di una vicenda che potrebbe benissimo stare in piedi anche se fosse stata raccontata in un contesto più tradizionale, fatto di meno intimismo e nessun ammicco al pubblico giovanile. Una cosa alla Dragonero, tanto per intenderci.

Nonostante abbia già speso un sacco di parole per sperticarne le lodi,  il suo pregio più grande di Nimona è proprio questo, rappresentare qualcosa di importante pur non rinunciando a un’essenza di pura evasione. Quello che abbiamo tra le mani è dopotutto un fumetto piuttosto modesto, diventato comunque una parte importante delle prime letture di un sacco di nuovi lettori senza avere, neanche per un istante, la pedanteria di volerlo diventare attraverso messaggi, morali o significati simbolici. Solo raccontando di una semplice ragazza mostro.

Nimona
di Noelle Stevenson
Bao Publishing, 2016
280 pagine, 24,00 €

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