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FocusMaghette giapponesi e identità sessuali (1): dalle streghette a Sailor Moon

Maghette giapponesi e identità sessuali (1): dalle streghette a Sailor Moon

Le prime nacquero in Giappone alla fine degli anni Sessanta. Si chiamavano Sally e Akko ed erano ispirate, pensate un po’, a Samantha Stephens, la strega casalinga della sitcom americana Bewitched – Vita da Strega. Poi vennero Bia, Lulù e tutte le altre, compresa quella scostumata di Cutey Honey, sempre sotto la bandiera della Toei Animation. Lo Studio Pierrot risponde con Creamy, Evelyn, Emi e Sandy, che domineranno gli anni Ottanta.

maghette pierrot
Le maghette dello Studio Pierrot

Ovviamente parliamo di mahou shoujo, le cosiddette “maghette” che popolano il genere majokko, reso popolarissimo anche in Italia grazie ai continui passaggi televisivi. Quasi tutte avevano un oggettino magico – uno specchietto, un fiocco, una spilla, un braccialetto – ricevuto in dono da qualche grazioso animaletto, che permetteva loro di fare incantesimi o di trasformarsi. A volte, da ragazzine che erano, potevano diventare grandi. Potevano diventare donne di cui l’immancabile ragazzo dei loro sogni si sarebbe potuto innamorare.

Di solito, le loro gesta erano modeste. Potevano utilizzare la loro magia per aiutare gli amici in difficoltà, ritrovare oggetti smarriti, diventare belle e famose. La magia non accresceva il potere delle sue detentrici, anzi, era un dono che sembrava relegarle a un ruolo femminile molto tradizionale. E così, mentre Oscar veniva nominata comandante dell’esercito di sua maestà e Mila/Yu Hazuki approvada alle Olimpiadi di Seul, le loro controparti magiche erano incastrate a fare giochi di prestigio e curare le ‘bue’ agli uomini-bambini della loro vita. Tutte cose, diciamocelo, fattibilissime anche senza tutti quei pampulu, pimpulu e parimpampum.

sailor moon

Dovranno passare molti anni perché una maghetta, finalmente, combini qualcosa di davvero degno di nota con i suoi poteri. È il 1992 quando Sailor Moon, la bella guerriera che veste alla marinara, salva per la prima volta il mondo dalla distruzione, e lo farà per altre ben quattro volte. Sempre “nel nome della Luna”, naturalmente. Per il genere, Bishoujo Senshi Sailor Moon è una rivoluzione senza precedenti. Non solo siamo di fronte alla prima maghetta con una missione degna di questo nome e dei nemici da affrontare, ma per la prima volta può contare su una vera e propria formazione di ragazze magiche, in un’impostazione che ricalca quella dei super sentai, le super squadre che combattono unite contro il male – un esempio per tutti: i Power Rangers. Ebbene sì, non era mai successo prima nella storia degli anime che un gruppo di ragazze combattesse insieme. Doveva pensarci una mangaka venticinquenne di nome Naoko Takeuchi, che infatti di lì a poco sarebbe diventata molto, molto ricca.

Ma le novità non sono finite. Sailor Moon farà da spartiacque per il genere, caricandolo di una valenza femminista e di una complessità narrativa fino ad allora mai sfiorate. Ora che è diventato grande, il majokko ha anche il permesso di esplorare temi più adulti ed ospitare figure più sfaccettate e controverse. Così, da fucina di popstar e ragazze perfette, il genere apre le porte a eroine che rovesciano gli stereotipi femminili tradizionali, ma anche a riflessioni sull’identità di genere e sulla sessualità. Proprio in Sailor Moon, i personaggi queer muovono i primi passi nel majokko. E ne faranno, di strada.

Tremate! Tremate! Le maghette (lesbiche) sono arrivate!

Che Naoko Takeuchi nutra un interesse per l’omosessualità e l’androginia risulta chiaro già dalla prima serie, in cui tra le schiere nemiche inserisce la coppia gay formata da Kunzite e Zoisite – quest’ultimo prontamente trasformato in una donna nel doppiaggio italiano dell’anime, complice il suo aspetto femmineo.

Sailor Moon
Kunzite e Zoisite

Tra le sue ispirazioni per la creazione dei personaggi e le fonti del suo interesse per questo tipo di figure, Takeuchi cita il Takarazuka, forma di teatro giapponese rivolto a un pubblico prettamente femminile in cui tutti i personaggi, compresi quelli maschili, sono interpretati da attrici donne. Di serie in serie, il cast di Sailor Moon continuerà a crescere e ad arricchirsi di nuove guerriere e nuovi villain. E, nel caratterizzarli, l’autrice terrà sempre conto della moltitudine di sfumature che la sessualità e l’identità di genere possono assumere.

È all’altezza del terzo arco narrativo, Sailor Moon Super, che tra le protagoniste vengono introdotte due nuove guerriere, destinate a diventare una delle coppie lesbiche più celebri e iconiche del mondo degli anime: Haruka/Sailor Uranus e Michiru/Sailor Neptune.

Sailor Moon
Sailor Uranus e Sailor Neptune

Trasformate in “amiche inseparabili” nell’adattamento televisivo italiano, addirittura in cugine in quello statunitense (del resto in alcuni stati il matrimonio tra cugini è legale, no?), Haruka e Michiru sono innamorate in modo così palese che nemmeno tagli e stravolgimenti dei dialoghi sono stati in grado di occultare la vera natura della loro relazione. «Dovrebbero parlarsi come farebbe una coppia sposata», avrebbe suggerito alle loro doppiatrici il regista Kunihiko Ikuhara.

Michiru è una ragazza bella ed elegante, che per grazia e portamento ricorda una principessa, e Haruka è il principe ideale per lei, forte e affascinante, ma con la brutta abitudine di fare il cascamorto. Nell’anime, per tutta la durata della sua prima apparizione, Usagi/Sailor Moon e Minako/Sailor Venus la credono un ragazzo e lei non le smentisce, divertendosi a flirtare con loro. Eppure, se a prima vista la dinamica tra due sembra ricalcare i ruoli di una coppia eterosessuale, con una figura più mascolina e una più femminile, in realtà il loro rapporto è sviluppato in modo accurato e tutt’altro che stereotipato, specialmente nella serie animata, che lo arricchisce di sfumature e dinamiche lontane da quelle tipiche della relazione uomo-donna – ma del resto la stessa coppia formata da Usagi e Mamoru sovverte gli stereotipi di genere in modo plateale, con quest’ultimo che resta a casa a badare alla prole mentre la mamma è fuori a salvare il mondo.

Sul rapporto tra le due, l’autrice ha dimostrato di avere le idee molto chiare, come dichiarò alla nostrana Kappa Magazine, nel 1996:

«la loro amicizia è talmente forte da sfociare nell’amore. L’amore non esiste solo tra sessi diversi, ma può nascere anche un amore omosessuale, in questo caso tra due ragazze»

Più controversa è invece la questione dell’identità di genere di Haruka, tant’è che nella stessa intervista Takeuchi afferma: «Haruka è un maschiaccio, parla e si veste come un uomo, quindi è normale che sia innamorata di Michiru». Ma se questo può essere vero per l’anime, proprio nel manga la vediamo sfoggiare alternativamente sia look maschili che femminili, lasciando intendere che potremmo trovarci di fronte a un personaggio dal genere fluido (la stessa Neptune afferma che in Uranus coesistono il maschile e il femminile), non necessariamente transgender in senso stretto.

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Fisheye

Diverso è il caso di Fisheye, villain della quarta stagione, che è di sesso maschile ma pratica il crossdressing e si identifica chiaramente come donna. Durante le sue incursioni nel mondo degli umani sceglie sempre di attribuirsi un’identità femminile, di solito allo scopo di concupire qualche bel ragazzo. Anche in questo caso, l’adattamente italiano risolve agilmente il problema assegnandogli una voce femminile e cambiandogli sesso.

È tuttavia nella quinta stagione, quando altre tre nuove guerriere fanno il loro ingresso nel cast, che i censori si mettono davvero le mani nei capelli.

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Taiki, Seiya e Yaten

Ecco come vanno le cose nella versione del cartone animato trasmessa da Mediaset: Seiya, Taiki e Yaten sono i Threelights, un popolarissimo gruppo di cantanti (uomini). Ma quando è il momento di combattere, ecco che le loro sorelle gemelle (donne) Sailor Star Fighter, Sailor Star Maker e Sailor Star Healer vengono richiamate dallo spazio e prendono il loro posto sul campo di battaglia. Una volta fatto il lavoro sporco, i ragazzi possono sostituirle di nuovo. Semplice e lineare, vero? Nell’anime originale, ovviamente, le cose sono molto più semplici: le tre guerriere sono donne, ma hanno scelto di cambiare sesso per vivere sulla Terra. Una versione che si discosta da quella del manga, in cui le tre si limitano a vestirsi da uomini, e forse a identificarsi come tali.

In ogni caso, la faccenda si complica ulteriormente quando Seiya s’innamora di Usagi, che non gli/le resta certo indifferente. In realtà, la nostra protagonista non è nuova a certe sbandate, tant’è che si era già presa una cotta per Haruka (nata quando la credeva un maschio, ma sopravvissuta indenne anche alla scoperta del suo vero sesso) e nel manga assistiamo a più di un bacio tra le due.

Sailor Moon

Ricapitolando: maghette omosessuali, maghette transessuali, maghette probabilmente transgender, maghette quanto meno bi-curiose, e tutto questo lasciando da parte villain e comparse (per non parlare di un certo capitolo speciale del manga in cui Mars e Venus si baciano). Sailor Moon ci presenta un ventaglio di questioni legate alla sessualità e all’identità di genere molto ampio, peraltro in un impianto narrativo che valorizza allo stremo il potere e la solidarietà femminile e che con altrettanta decisione celebra l’amore, di qualunque tipo e tra chiunque esso sia. Nel mondo di Sailor Moon, l’amore può salvare il mondo e va sempre accolto.

Nulla di cattivo può nascere dall’amore, dunque. Tant’è che nel corso della serie assistiamo alla nascita di qualcosa di bellissimo: una famiglia, di quelle che oggi chiameremmo “famiglie arcobaleno”. Hotaru/Sailor Saturn, guerriera della distruzione e della rinascita, regredisce allo stato di neonata e viene adottata proprio da Michiru e Haruka, che da quel momento in poi, con l’aiuto di Setsuna/Sailor Pluto, la cresceranno come una figlia.

Cari genitori che avete snobbato i consumi culturali dei vostri figli, eccovi il benservito: mentre non sapevate guardare oltre le gonnelline e le bacchette magiche, ci stavano facendo crescere per davvero. Alla faccia dei vostri timori e tabù.

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