Andrea Pazienza, l’istrione del disegno che fu rockstar del fumetto

In occasione dei 60 anni dalla nascita di Andrea Pazienza, che ricorrono il prossimo 23 maggio, Fumettologica dedica al fumettista una settimana di articoli, interviste, ricordi e approfondimenti. L’iniziativa si può seguire sui social tramite l’hashtag #pazweek.

andrea pazienza

Andrea Pazienza rappresenta tante cose, una delle quali mi pare meriti di essere sottolineata: ha fatto parte di un ristretto gruppo di persone capaci di spostare l’attenzione del pubblico fumettistico dai personaggi agli autori. Quantomeno in Italia.

Se prima di lui disegnatori e sceneggiatori (ammesso che se ne conoscessero i nomi: basti pensare a Disney) erano apprezzati nella misura in cui sapevano interpretare i vari eroi/icone dei fumetti, da un certo punto in poi il pubblico cominciò ad interessarsi direttamente agli autori. Merito sicuramente della rivista Linus e dello straordinario catalogo costruito da Milano Libri, che negli anni Sessanta portò in libreria i fumettisti con la stessa dignità degli scrittori. Merito anche delle qualità artistiche e narrative di una matura generazione che fu capace di affrancare il fumetto dall’esclusivo ambito dei consumi culturali per l’infanzia. Guido Crepax, Hugo Pratt, Milo Manara, Bonvi, Rino Albertarelli ed altri diventarono personaggi pubblici, protagonisti di convegni e mostre, opinion leader di un ambito che raramente ne aveva avuti. Di loro presero a parlare i giornali, che spesso ne lodarono l’abilità nel mescolare fantastico e reale.

Tuttavia alla fine degli anni Settanta irrompe sulla scena Andrea Pazienza. Il suo stile divide subito i lettori in fazioni contrapposte. Ma nessuno poteva negare l’attualità dei suoi fumetti. Quel giovane e bel ragazzo meridionale, alto e dai riccioli neri, diventa ben presto una celebrità per cui poteva valere la pena di spostarsi in un’altra città per assistere ad una sua presentazione o performance, mettendosi in fila per un disegnino. Il fatto è che Pazienza racconta con disarmante sincerità e brillante autoironia il vissuto, in quegli anni, di un’importante spezzone della sua generazione. I suoi fumetti sono la sua vita, e viceversa. Lo si vede anche in occasione di prese di posizione pubbliche come la lettera pubblicata su Linus, ma rivolta alla Federazione Giovanile Comunista Italiana, rea di aver utilizzato disegni di Pentothal per illustrare “La Città Futura”. Oppure un’altra lettera rivolta a Miriam Mafai, componente autorevole di quella Commissione parlamentare per l’editoria che aveva deciso di negare i finanziamenti pubblici alla rivista Frigidaire. Pazienza, all’epoca, è anche l’artista cui Roberto Vecchioni commissiona numerose copertine dei suoi dischi; e Federico Fellini lo incarica di realizzare il manifesto del suo film La città delle donne.

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fellini pazienza città delle donne

Poco più che venticinquenne, insomma, Pazienza è già un autore affermato ed espressione di un’avanguardia che sembra avere tutte le carte in regola per imporsi. Il giovane autore è anche incredibilmente attivo su più versanti, dai racconti brevi o a puntate sulle riviste alle vignette sui periodici satirici più in voga del momento, come Il Male (la cui collaborazione gli valse l’invito al Quirinale da parte del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, senza però poterci andare). Pazienza diventa inoltre ospite di non poche trasmissioni televisive, anche in Rai, a rappresentare il migliore fumetto contemporaneo. Era facile, in quel periodo, trovare associati i nomi di Pazienza, Liberatore, Giardino, Manara, Pratt, Staino… Pazienza diventò rapidamente un autorevole rappresentante dell’eccellenza nel fumetto d’autore.

Rispetto agli altri, Pazienza aveva delle ulteriori specificità: un atteggiamento istrionico e affascinante, mai banale, un’ampia preparazione culturale unità ad una costante curiosità intellettuale, una bellezza magnetica, un talento straordinario nel disegno dal vivo, una vita decisamente chiacchierata, tra storie di donne e di droga. Per molti aspetti, il suo profilo assomiglia a quello di una rockstar musicale, status che lo stesso Pazienza vantò, con ironia, in diverse occasioni.

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andrea pazienza fumetti cannibale

Un’artista dunque di cui si parlava molto, la cui vita era raccontata, riportata, discussa e mitizzata frequentemente. Esattamente come accade per alcuni cantanti o attori. Pazienza sembra però non essersi mai fatto influenzare da tutto questo, e ha voluto restituire a tutti qualcosa della sua arte regalando indimenticabili performance dal vivo – che sarebbe bello raccontare in dettaglio, prima o poi – e un numero incalcolabile di schizzi e disegni realizzati generosamente in ogni situazione e sui supporti più disparati.

A sessanta anni dalla sua nascita, nel celebrare il suo ideale compleanno, c’è da chiedersi quale rilevanza pubblica avrebbe raggiunto nella più recente società della comunicazione 2.0. Con la certezza che ci avrebbe stupito ancora una volta, lui che il successo e la fama li aveva già conquistati senza ghost writer, senza agenti, senza uffici stampa, senza algoritmi e video su YouTube.


*Michele Ginevra è direttore del Centro Fumetto Andrea Pazienza di Cremona.