Questa settimana, per la rubrica #tavolidadisegno, siamo entrati nello studio di Walter Baiamonte, autore di L Tiers (Shockdom), qui recensito da Evil Monkey.

A che progetti stai lavorando attualmente?
Dal punto di vista lavorativo, questo è indubbiamente uno dei periodi più intensi della mia vita.
Dopo l’autoproduzione Lucchese di L Tiers e la successiva pubblicazione con Shockdom, spingere il primo volume nelle varie fiere e festival di settore è diventata una priorità. Vivere per la prima volta l’esperienza della fiera vista dall’altra parte dello stand è decisamente elettrizzante, ma sta logicamente rallentando il processo lavorativo del numero #2 (di cui prefissai l’uscita per Lucca C&G 2016). Tuttavia confido in un rush post-layout che mi permetterà il comeback finale e la vittoria.
Oltre quello, il mio lavoro come colorista al momento mi vede impegnato su Terminal Town di Titan Comics (disegnato dal bel Daniele Di Nicuolo e sceneggiato da Victor Gischler), altre collaborazioni con BOOM Studios e la progettazione del secondo volume di Factoids con gli amici Claretti e Cirincione.

Che strumenti e tecniche usi per disegnare?
Parlando di L Tiers, il procedimento è stratificato, metodico e prevede l’utilizzo di tecniche analogiche e digitali: partendo dalla stesura layout su Photoshop, passo alle “matite” realizzate su Manga Studio e successivamente stampate in ciano su fogli A3 a grammatura alta e inchiostrate con una Drawing Pen (strumento della vita scoperto giusto in tempo per essere subito ritirato dal commercio dalla Copic e sostituito da una G Pen della School). Le tavole vengono poi scansionate, ripulite dal ciano e colorate su Photoshop, per poi tornare su Manga Studio per il lettering.

Hai delle abitudini da rispettare prima di metterti al lavoro?
Non ho delle vere e proprie abitudini, in quanto faccio fatica a mantenere dei ritmi regolari in generale.
La cosa più vicina a un abitudine pre-lavoro è il cercare di sciogliere i nervi e le mani su Street Fighter quando mi sento troppo teso, con la terribile consapevolezza che un set di partite sbagliate potrebbe costarmi l’effetto opposto.

Quali sono per te gli autori e le opere di riferimento?
Per quel che riguarda il disegno, qualche anno fa mi sono lasciato indietro il concetto dell’autore di riferimento inteso come una figura su cui fare affidamento per costruire il proprio stile (generalmente come viene insegnato nelle scuole di fumetto) e ho ripreso a disegnare più spontaneamente possibile.
Per quelle volte in cui mi capita di risentirne il bisogno mi butto più che altro sui concept dei videogiochi (generalmente le produzioni di Capcom, Clover Studios e Grasshopper Manufacture) e sull’animazione (specialmente Kon, Otomo, Watanabe e studio Trigger) per destabilizzarmi e spronarmi.
Ammiro parecchio disegnatori come Atsuya Uki e Hiroaki Samura, mentre per la narrazione e lo stile è scontato dire che ritengo Hirohiko Araki la figura artistica più importante per me.

E questo… mini-arcade?
Questo Arcade cabinet in miniatura, magistralmente craftato dall’amico Alfonso Massaro (illustratore, tatuatore, colorista e mastro artigiano), è la seconda versione del prototipo portato precedentemente a Lucca C&G 2015 (nella versione realizzata dalla mia compagna Valeria Favoccia) e nasce con lo scopo di riprodurre in loop il trailer di L Tiers realizzato da me (con l’aiuto di LRNZ nella post produzione) e con la musica di Fabio “Kenobit” Bortolotti.
In pratica è una reliquia sul quale hanno lavorato tanti amici, e a costo di risultare scontato, collaborare con gli amici è uno degli aspetti più belli in assoluto di L Tiers. L’unico problema è che è talmente ben fatto che la gente che passa in stand rimane inevitabilmente delusa scoprendo (dopo svariati tentativi di picchiaggio sui tasti) che in realtà è un prop non-interattivo.