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La bellezza del sinistro

Narrano le cronache che Primo Carnera utilizzasse solo due colpi: un diretto sinistro perfetto e implacabile, subito seguito da un montante preciso, e mandava al tappeto chiunque. Fu con questi due colpi, in perfetta irripetibile sequenza, che la sera del 29 giugno 1933 compì, sul ring del Madison Square Garden di New York, a Long Island, di fronte a 40.000 spettatori, la più grande impresa mai realizzata, in tre secoli di storia del pugilato moderno, da un pugile italiano: vinse il titolo mondiale di campione dei pesi massimi sbattendo al tappeto, alla sesta ripresa, Jack Sharkey. L’anno dopo, era il primo marzo 1934, mantenne il titolo battendo ai punti Tony Loughran, e utilizzando, per tutto l’incontro, solo il sinistro. All’incontro con Sharkey sono dedicate alcune delle tavole più efficaci (ben giocate a incastri sull’utilizzo di quei due soli colpi), tra tutte le storie a fumetti di boxe, che Davide Toffolo ha dedicato proprio a Primo Carnera nel bel volume che del campione friulano porta il titolo (il suo volume più bello) riedito una decina di anni fa da Coconino.

carnera

Ora. Nel 1906 Wilhelm Fließ, biologo tedesco molto legato a Freud, sosteneva, nel suo Der Ablauf des Lebens, che nell’artista si riscontra una preminenza del lato sinistro. Non so se un pugile può essere considerato artista, lo sospetto ma non lo affermerei con certezza. Anche perché nemmeno so cosa sia un artista. Ma so quanta bellezza c’è in un pugno. Dato o meno con il sinistro.

So quanta bellezza c’è nei pugni di Anton Witkowsky, dati con il sinistro e disegnati da Baru nei due volumi in cui racconta la sua storia (L’arrabbiato vol. 1 e 2, Coconino, 2005). O nei pugni di Said Boudiaf, giovane pugile algerino, raccontando le cui difficili scelte Baru disseziona – come purtroppo nessun autore italiano riesce ancora a fare con la nostra storia recente – uno dei momenti più dolorosi e controversi della storia francese: la guerra d’Algeria (Verso l’America, sempre Coconino, 2002) Intendiamoci. Pochi autori sono più ruffiani e paraculi e sfacciatamente saccheggiatori di storie altrui di Hervé Barulèa. Ma dato che la proprietà intellettuale è una sovrastruttura borghese priva di interesse se non per chi riceve i diritti d’autore, la cosa, a noi lettori, non deve preoccuparci. D’altra parte nessuno disegna e racconta i pugni e la strada bene come lui. Già perché non si può mica separare la strada dai pugni. Allora, abbiamo cominciato dai pugni, arriviamo alla strada. La prospettiva rigorosamente renéclairiana e chapliniana della strada, con la quale chiude la maggior parte delle sue storie, non è mai per Baru gioco retorico ma precisa presa di posizione teorica: una radicale ricerca di possibili vie d’uscita dal paese chiuso (ogni riferimento al capolavoro di Forest e Tardi – malamente reintitolato nel 2003 da Coconino Il Signore di Montetetro – è puramente voluto) dei fumetti verso la libertà del mondo. Se questo è il tema dominante, diretto ed ossessivo in due lavori programmatici già dal titolo: L’autoroute du soleil e in Sur la route encore, diventa molto più mediato e costruito in quello che può essere considerato (per il momento) il suo capolavoro assoluto: Les anneés Spoutnik. In italiano: Gli anni dello Sputnik, un bel volumone Coconino del 2011 che raccoglie i 4 capitoli di questa saga.

versoamerica

In René Clair e in Chaplin la strada non è metafora della libertà (come purtroppo in tanto brutto cinema e brutta letteratura), la strada è direzione per la libertà. Per me, che appartengo all’ultima generazione che in una città come Milano ha avuto la fortuna di poter giocare per strada, i quattro volumi di Baru dedicati alle lotte tra due bande di ragazzini sembrano, più che una personale rilettura di Pergaud, un trattato di pedagogia libertaria (alla Ferrer Guardia per intenderci) dove alla fine si sostiene una cosa sola, fondamentale: che la fantasia e la libertà uccidono (per fortuna) le maestre noiose; e che un fumetto di Tintin (il terzo volume della serie degli anni sputnik: BIP BIP), può essere più deflagrante di un pugno in faccia.

Questo articolo è tratto da Scuola di Fumetto n. 103.

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